Mentre il nipote di un boss di Salerno è stato condannato a oltre 4 anni di reclusione, per gli altri minorenni coinvolti bisognerà attendere anche più di due anni per mettere la parola fine alle conseguenze della lite
In queste ore circolano diverse notizie su quanto deciso dal tribunale per i minorenni di Salerno sulla esito del giudizio abbreviato a carico dei 15 minorenni, tra i 15 e i 17 anni (all’epoca dei fatti), che parteciparono alla rissa del 15 maggio scorso e che li ha visti finire in arresto (in effetti affidati a comunità o ad istituti penitenziari) nei mesi successivi, con un’ordinanza di custodia cautelare. La vicenda non è affatto chiusa. Una sintesi di alcuni siti fatto copiando male il corretto articolo de La Città di oggi.
I FATTI
Il 15 maggio del 2021 si ritrovarono a lungomare Trieste, all’altezza della spiaggia di Santa Teresa a Salerno, un gruppo di minorenni del centro storico (identificati in 10) e uno della zona Orientale della città (sotto processo in cinque) che se le diedero di santa ragione, per il puro sfizio di predominare sul territorio. La lite si trasferì verso via Roma e in un noto locale di via Roma, i cinque della zona orientale furono raggiunti da quelli del centro storico. Due ragazzi del centro storico accoltellarono altrettanti della zona orientale. Per questo motivo sono stati fermato 10 minorenni del centro storico per tentato omicidio e rissa aggravata, due esecutori materiali ed otto per concorso anomalo nel tentativo di assassinio; e i cinque della zona orientale solo per rissa aggravata.
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COSA HA DECISO REALMENTE IL TRIBUNALE PER I MINORI
Il collegio Gup presieduto dal giudice Giovan Francesco Fiore del tribunale per i minorenni di Salerno, visti i fatti e il comportamento dei 15 giovani dopo il loro fermo, ha deciso per la loro messa alla prova da 10 mesi a 26 mesi: i più alti sono stati riservati ai due accoltellatori. Dieci di questi trascorreranno il periodo in una comunità, ognuna diversa dagli altri, quattro presso le loro famiglie.
Uno solo degli imputati, nipote di un boss del centro storico, è stato condannato a una pena di quattro anni e due mesi di reclusione, avendo dato di sé prova di non affidabilità e di mancata adesione ai percorsi di recupero, essendosi allontanato da una comunità dove si trovava ed avendo rifiutato di tornarvi nonostante le sollecitazioni ricevute in tal senso. Il giovane, va ricordato, aveva mantenuto una condotta più marginale.
CHE COMPORTA LA MESSA ALLA PROVA
Il minore, seguito da personale specializzato, sia in una comunità di accoglienza sia presso le loro famiglie, se avrà dato prova di un pieno recupero, all’udienza finale sarà dichiarato estinto il suo reato, sennò si procederà oltre. Ecco perché la vicenda ancora non è chiusa.
COSA SIGNIFICA CONCORSO ANOMALO
L’articolo 116 del codice penale prevede che “Qualora il reato commesso sia diverso da quello voluto da taluno dei concorrenti, anche questi ne risponde, se l’evento è conseguenza della sua azione od omissione. Se il reato commesso è più grave di quello voluto, la pena è diminuita riguardo a chi volle il reato meno grave”. In pratica otto dei 10 giovani che facevano parte del gruppo dei due accoltellatori non hanno partecipato materialmente all’accoltellamento ma all’azione di rissa nella quale erano consapevoli che i due ragazzi armati di coltello potevano colpire ed uccidere qualcuno.
LE RICHIESTE DI DIFESA E ACCUSA
Il collegio ha sostanzialmente accolto le richieste dell’accusa, sostenuta in aula direttamente dal procuratore capo per i minorenni, Patrizia Imperato. La difesa dei minori aveva aderito alla messa alla prova e per il minore condannato aveva chiesto l’assoluzione.