Si tratta dei restanti 200 container partiti da un’azienda di Polla e finiti in uno scandalo tunisino. Ma molti sono i dubbi sull’intera questa strana storia
La Regione Campania ha approvato lo schema di accordo con la Provincia di Salerno e l’Ente d’ambito per il ciclo dei rifiuti in provincia di Salerno, volto a regolare le attività per il rientro dei rifiuti attualmente depositati nel porto di Susa (Sousse) in Tunisia. L’accordo prevede che i 200 container saranno prelevati dal porto di Salerno e trasportati nell’area militare di Persano, nel comune di Serre. I contenitori saranno allocati “sito di stoccaggio provvisorio” che dal 2008 ospitava 78mila tonnellate d’ecoballe e di cui è in corso di completamento lo svuotamento.
I TEMPI DELLO STOCCAGGIO E PER FARE COSA
Rifiuti sono destinati al trattamento finale in un impianto fuori regione, ma rimarranno per il periodo necessario per fare la caratterizzazione. La procura di Salerno e l’Arpac con la presenza della Sra di Polla (che aveva spedito i box) svuoterà i container e controllerà che effettivamente all’interno ci siano un determinato tipo di rifiuti e non quelli speciali, visto che dalla Tunisia sembra che non ci sia corrispondenza tra quanto dichiarato dai documenti di trasporto e quanto effettivamente trasportato. Non sono previsti altri siti di stoccaggio e di analisi, oltre quello di Persano. L’accordo fa seguito alle intese intercorse con le autorità tunisine, oltre che agli approfondimenti tecnici con le autorità militari che hanno fornito piena e fattiva collaborazione.
LO SCANDALO
Le 7.893 tonnellate di spazzatura erano partite dalla Sra di Polla su 282 container verso la “Soreplast” in Tunisia tra maggio e luglio 2020, con l’ok della Regione Campania che fidava sul via libera dell’Anged, l’Agence National de Gestion des Déchets di Sousse.
Una spedizione autorizzata da un’agenzia a tutela dell’ambiente in Tunisia, ma autorizzazione sconfessata dal Ministero dell’Ambiente dello stato nordafricano, che l’ha dichiarata non competente per i trasporti internazionali di rifiuti. Un no arrivato dopo che era stato rimosso il ministro dell’ambiente tunisino rientrando in un’inchiesta di cui in Italia le autorità del paese del Nord Africa ancora non hanno dato notizie concrete.
Ora ci si chiede, se in quei container non ci sono rifiuti speciali ma ordinari chi pagherà per questo rientro in Italia non dovuto? Perché la caratterizzazione non è stata fatta in Tunisia che lamentava l’illecito e li abbiamo ripresi senza sapere nulla del contenuto reale dei container? Anche su questo andrebbe fatta luce.
Foto copertina i container poco prima della partenza dal porto di Susa in Tunisia
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