La squadra granata rispecchia pienamente lo spirito del suo allenatore, ma non basta. L’AmmazzaCalcio di Fabio Falcone
Si potrebbe pensare che il Milan all’Arechi abbia sbagliato l’approccio alla gara a favore della Salernitana, apparsa spavalda e più determinata in quell’occasione. I limiti tecnici contro il Milan sembravano obbiettivamente colmati dalla grinta e dalla ferocia agonistica dei granata. Tornando ad oggi, invece, contro il Bologna, si potrebbe pensare che con una squadra più ordinata che non sbaglia l’approccio alla partita, la Salernitana esca effettivamente ridimensionata e invece non è così.
Il campionato italiano nell’ultimo decennio ha subito un’involuzione, livellandosi sempre di più e sempre più verso il basso, al punto che ogni squadra (o quasi) può vincere o perdere con chiunque, ovviamente in una partita secca, perché alla lunga i valori tecnici emergono sempre. Quindi se è stato il Milan da primato ad andare in difficoltà allo Stadio Arechi, oggi è stata la Salernitana, al cospetto di un Bologna decisamente più abbordabile dei Diavoli Rossoneri, a non riuscire a bissare quanto fatto una partita fa.
Qual è davvero il problema che non permette alla squadra granata di raggiungere l’intera posta in palio, ovvero i tre punti? Parafrasando una celebre affermazione dell’amato Fulvietto De Maio in cui asseriva che gli allenatori contassero il 20/30% ai fini del risultato perché in campo vanno i calciatori, ci troviamo pienamente concordi e aggiungiamo che il 20/30% dell’allenatore granata è stato espresso a pieno e forse anche oltre questa percentuale ma i problemi della Salernitana ad oggi sono due: la difesa e l’attacco.
È vero che Federico Fazio ha accettato una piazza ultima in classifica mettendo in secondo piano lo score della sua brillante carriera ma è anche vero che grazie a svariati errori o se vogliamo leggerezze, è costato già quattro punti alla sua squadra. Se la difesa fa questi errori (Federico Fazio non è il solo ovviamente), fa anche il suo dovere in più di un occasione trasmettendo carattere ed esperienza a tutto il reparto. Ma l’attacco è stato il vero problema di oggi.
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La Salernitana segna con estrema fatica e arriva al tiro con una frequenza molto bassa e preoccupante. Non ci si lasci ingannare dai quattro goal nelle ultime tre partite: la Salernitana, per la mole di gioco e di grinta offerta, non può prescindere da un attaccante in doppia cifra se vuole davvero salvarsi. Questa è stata la differenza tra il Bologna e la Salernitana oggi, tra Mirko Arnautovic e Milan Djuric.
Nell’era di Davide Nicola, la compagine granata è in netta crescita ed esprime per tenacia e cinismo un calcio nettamente superiore alle formazioni affrontate, ma ha le polveri bagnate o comunque canalizzate solo su Federico Bonazzoli, per ora. Magari fosse arrivato Diego Costa qualora la riuscita della trattativa sia stata veramente pilotata dal DS Walter Sabatini e non dal campione stesso. Se all’Arechi ci fosse stato Mirko Arnautovic oggi, si parlerebbe di una altra partita.
Non resta che sperare il Lys Mousset e in Filipe Mikael per provare davvero a portare a termine l’impresa e gli sprazzi di oggi del francese lasciano ben sperare, ma non c’è più tempo. Adesso si va a Milano contro l’Inter. Ha vinto il Sassuolo ed a Genova la corazzata neroazzurra ha pareggiato. È una squadra stanca che dopo la Salernitana avrà un impegno ravvicinato e arduo di Champions League contro il Liverpool e di sicuro le energie mentali andranno per loro amministrate.
La Salernitana non ha nulla da perdere e come tale deve affrontare le prossime sfide. Il punto non basta più, il momento in cui pareggiare è sempre meglio che perdere è stato superato da un pezzo. Proprio per non perdere, il Napoli di qualche anno fa, in vantaggio sulla Juve in campionato, andò a Torino a difendere il pareggio ed è noto come andò a finire. La Salernitana non è il Napoli, quindi bisogna osare e rischiare il massimo possibile. Alla fine si tireranno le somme ma i proverbi non sbagliano mai: meglio non avere rimorsi che rimpianti.
Fabio Falcone