Piano di Zona Nocera, al via le costituzioni in mora dei Comuni che non pagano
La maglia nera degli enti maggiormente indebitati è andata a Roccapiemonte che risulta essere, con i suoi 400 mila euro di debiti, tra i Comuni più morosi verso il Piano di Zona Ambito S01-1 costituito dai Comuni di Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Roccapiemonte e Castel San Giorgio.
E così dopo una serie di solleciti ed inviti per iscritto a regolarizzare la propria posizione debitoria, è arrivata la costituzione in mora per circa 400mila euro. A tanto ammonta il debito accumulato nei confronti dell’ente d’Ambito guidato dal Comune di Nocera Inferiore che, suo malgrado, ha dovuto avviare l’azione risarcitoria nei confronti di un altro ente. Mail mancato trasferimento delle risorse nel Fua, il fondo unico d’ambito, rischia di paralizzare l’erogazione dei servizi sociali essenziali, di qui la linea dura adottata dall’Ente capofila, Nocera Inferiore, nei confronti dei comuni morosi.
La criticità si inserisce nel braccio di ferro, in atto ormai da sei anni, dallo spacchettamento del vecchio ambito S1avvenuto con delibera regionale n. 144 del 12 aprile 2016 in 3 sub Ambiti, sulla possibilità di costituirsi in azienda speciale per i servizi sociali. Da sempre il sindaco di Nocera Inferiore Manlio Torquato si è detto favorevole alla creazione della società consortile, nel 2016 anche i sindaci di Roccapiemonte e il commissario prefettizio di Castel San Giorgio erano pronti alla costituzione dell’azienda, ma all’epoca il veto del sindaco di Nocera Superiore, Giovanni Maria Cuofano, bloccò tutto.
Con le nuove amministrazioni, subentrate a giugno 2017, a prevalere è sempre stata la linea Cuofano, che, confermato sindaco, ha continuato a tenere in ostaggio anche gli altri comuni, impedendo di fatto la nascita dell’azienda. E così l’ Ambito S01-1 costituito da Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Roccapiemonte e Castel San Giorgio, è rimasto tra gli unici in Campania a non essersi dotato ancora della forma associativa dell’azienda, rimanendo con il vecchio regime della Convenzione, ex art. 30 del Tuel, con tutti i limiti operativi che tale forma comporta, in primis l’impossibilità di stabilizzazione del personale come invece avvenuto altrove.
Edora che la mancanza di personale, i servizi fermi e l’impossibilità di dare continuità e risposte al disagio ed al bisogno hanno preso il sopravvento, creando malumori e difficoltà, si torna a parlare di Azienda per il welfare locale, ma ormai il danno è stato fatto. Certo non sarebbe mai troppo tardi, Cuofano permettendo, visto che anche la volontà di tre Comuni su quattro non basterebbe.
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