Un cambio di passo di quello che viene ritenuto il punto di riferimento delle cooperative sociali per la manutenzione del verde che affronterà, assieme al consigliere regionale Nino Savastano, il giudizio immediato
«Trovi un solo punto dove Fiorenzo Zoccola ammette le turbativa d’asta, la gestione illegale delle cooperative, accordi di diverso genere, specie quelli corruttivi». Questa la motivazione che l’avvocato Giuseppe Della Monica pone alla base della scelta di Fiorenzo Zoccola, il re delle cooperative sociali, di scegliere di essere giudicato con il rito ordinario e non l’abbreviato.
In sintesi, il professor Della Monica sottolinea: «Il nostro assistito respinge tutte le accuse mosse dalla procura». Una presa di posizione del tutto inattesa. Vittorio, come viene chiamato normalmente Zoccola è uno dei punti centrali dell’inchiesta che in questi mesi ha fatto tremare la politica salernitana, che ha visto 10 presidenti di coop essere indagati, assieme a un dirigente comunale (oggi in pensione), all’assessore ai servizi sociali del comune fino al 2020 (oggi consigliere regionale) Nino Savastano e che vede seppur per un unico episodio anche il sindaco Enzo Napoli ed altri nomi di peso della macchina comunale.
Per Zoccola e Savastano, entrambi arrestati ad ottobre scorso, il primo finito addirittura in carcere il secondo ai domiciliari, ed oggi a processo con il giudizio immediato, a partire dal 28 febbraio prossimo. Zoccola è l’indagato, oggi imputato, per le turbative d’asta organizzate per garantire a un gruppo di coop gli affidamenti della manutenzione del verde pubblico. Sempre lui che poco dopo il suo arresto ha reso pagine e pagine di dichiarazioni secretate e così uscendo dal carcere.
I risultati delle indagini della procura, guidata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, è stata confermata dal tribunale del Riesame. Il precedente difensore di Zoccola, l’avvocato Michele Sarno, aveva sottolineato l’importanza delle dichiarazioni alla magistratura di “Vittorio”. Un quadro che lasciava presagire un ricorso al rito abbreviato, per avere lo sconto di pena di un terzo. E invece la scelta di essere giudicato con il rito ordinario per dimostrare le infondatezza delle accuse della procura. Un cambio di passo non da poco. Perché?
SAVASTANO
Anche il consigliere regionale Nino Savastano, secondo quanto racconta La Città oggi, potrebbe scegliere di rispondere alle accuse di corruzione e turbativa d’asta nell’ambito di un processo ordinario. L’imputato, difeso dall’avvocato Giovanni Annunziata, dovrà scegliere a giorni se optare tra rito ordinario e rito abbreviato.
LE ACCUSE
Zoccola viene accusato di sette turbative d’asta o della scelta del contraente. La prima è relativa al noleggio di una lavastrada a Salerno pulita, che avrebbe visto favorita una cooperativa nell’orbita di Zoccola, vicenda nella quale sono stati indagati anche l’allora presidente di Salerno Pulita, Antonio Ferrara, Felice Marotta, il sindaco Vincenzo Napoli e Maria Grazia Mosca, presidente della cooperativa Terza Dimensione.
Altre sei turbative riguardano l’affidamento di lotti di manutenzione a cooperative sociali. In una di questi capi è coinvolto anche Savastano. Il presidente della coop è sotto inchiesta pure per l’assunzione del figlio di un funzionario comunale in una delle cooperative.
Zoccola e Savastano sono accusati anche di corruzione in cambio di voti. Zoccola, secondo l’accusa, a fronte della promessa di procurare a Savastano sostegno politico e voti in vista delle elezioni regionali del settembre 2020, avrebbe ottenuto per la sua e altre cooperative dall’allora assessore comunale ai servizi sociali la promessa dell’aggiudica e della proroga degli affidamenti degli appalti di servizi pubblici banditi dal Comune di Salerno.
Savastano, avrebbe concorso nella commissione di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente predisponendo e sostenendo le delibere di Giunta comunale con la proroga dell’affidamento dei servizi relativi alla manutenzione del patrimonio cittadino.