La procedura rischia di rimanere un mero atto senza seguito. Intanto aumentano i favorevoli alla chiusura
Il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha annunciato che è allo studio (significa che si farà) la chiusura fino a fine gennaio delle scuole elementari e medie, per contrastare la diffusione della Covid 19. Il Governo, che si è speso con determinazione, per riaprire le scuole dal giorno 10 gennaio, è intenzionato a impugnare la decisione del De Luca. Per l’impugnativa, viene spiegato, è necessario un passaggio in Consiglio dei ministri. In più, i tempi per la decisione su un eventuale ricorso da parte del Governo o di comitati No Dad rischiano di essere più lunghi di quella della chiusura campana. Il prossimo Consiglio dei ministri è previsto per il 13 gennaio in pratica giovedì prossimo.
IL PARERE DEL MINISTRO DELLA SALUTE
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha dichiarato: “Non vogliamo che siano i più piccoli a pagare il prezzo di questa fase epidemica”. L’obbligo vaccinale per gli over 50 “è stata una scelta forte e giusta”. E c’è chi sottolinea, a queste parole, che l’obbligo vaccinale va in vigore fa più di un mese, quindi, un provvedimento che, con questi ritmi, rischia di non produrre gli effetti sperati
I PUNTI DEBOLI DELLA DECISIONE DI DE LUCA
Nel decreto legge approvato il 24 dicembre è stata prorogata la norma che limita “esclusivamente” alla zona rossa la possibilità agli enti locali di “derogare alle disposizioni” dell’esecutivo in tema di focolai ed elevata diffusione del virus. “Essendo in zona bianca non ci sarebbero i presupposti giuridici per una eventuale ordinanza sulla riapertura delle scuole”, conferma l’assessore all’Istruzione della Regione Puglia, Sebastiano Leo.
IL VENTO SPIRA A FAVORE DELLA CHIUSURA
In alcuni comuni della Calabria e della Puglia la ripresa delle lezioni è stata, comunque, rinviata al 15 gennaio alla luce dell’elevato numero di contagiati. Decisioni arrivate a poche ore dalle dichiarazioni del numero uno del dicastero di viale Trastevere che aveva tagliato corto: “nessun ripensamento sul ritorno a scuola in presenza”. Una linea che “non è sicuramente quella delle Regioni” come affermato dall’assessore alla Salute dell’Emilia Romagna, Raffaele Donini. Sul campo resta un quadro epidemiologico in forte e rapidissimo peggioramento che causa difficoltà di tracciamento e di screening.
Il governatore del Veneto, Zaia parlando di scuola ha utilizzato il termine “caos” così come il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci che ha scritto al presidente Draghi per “rappresentare la gravità della situazione delle ultime ore”. Una anticipazione di quanto potrebbe accadere da lunedì arriva dalla Lombardia dove oggi è suonata la campanella in alcuni istituti. Moltissime le assenze tra gli alluni e il corpo insegnate (239 prof hanno presentato certificato per malattia nella sola provincia di Sondrio) a causa delle quarantene. Per i presidi della regione quando riapriranno il resto delle scuole “sarà come andare alle Termopili: non si è passati alla dad per scelta, ci arriveremo per necessità”.
LA NORMATIVA ATTUALE PER LE SCUOLE
Il Dl approvato il 5 gennaio introduce, infatti, nuove regole per la gestione delle quarantene: alla materna, in presenza di un positivo in classe, scatta la sospensione delle attività per 10 giorni mentre alle elementari con un solo caso si applica la sorveglianza, che prevede un tampone al primo e al quinto giorno dalla scoperta del caso, e con due si va in dad per 10 giorni.
Per medie e superiori la norma prevede invece tre diversi step: con un caso di positività si continua ad andare a scuola in presenza e si applica l’autosorveglianza e l’obbligo di mascherine Ffp2; con due casi chi è vaccinato con il booster o guarito da meno di 4 mesi resta in classe, i non vaccinati e i vaccinati e guariti da più di 120 giorni vanno invece in dad; con 3 positivi, tutta la classe resta a casa e segue le lezioni da remoto per un tempo massimo di 10 giorni.
Con queste nuove regole, secondo una proiezione fatta da Tuttoscuola, tra dieci giorni circa 200 mila classi (più di una su due sulle 296 mila statali), rischiano di dover interrompere la didattica in presenza.
LA POSIZIONE DI GIMBE CHE NON VA GIÙ A CHI VUOLE AVERE LE SCUOLE APERTE
Per la Fondazione Gimbe è “evidente che con questa circolazione virale sarà molto difficile mantenere gli alunni nelle classi”. “Ora si è puntato tutto sulle vaccinazioni, ma per esempio per ciò che riguarda la fascia 5-11 anni abbiamo fatto in tre settimane circa 400mila vaccinazioni che per qualcuno sono tante ma in realtà ci sono ancora 3 milioni e 200mila bambini da vaccinare”, afferma il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta.