Il ruolo del medico a seguito del giuramento d’Ippocrate non può essere surrogato. A chiarirlo l’associazione medico-scientifica Anardi
“I medici hanno un compito fondamentale in questa emergenza sanitaria, per la quale non possono essere solo collaboratori delle scelte istituzionali bensì devono poter concorrere ad esse, con il loro contributo fattivo, specializzato, qualificato e che risponda, in primis, al giuramento fatto nel momento stesso in cui abbiamo sposato la nostra professione e indossato il camice bianco, come tutelare sempre la salute e curare le persone”.
È l’appello del medico di medicina generale e Presidente dell’Associazione Medica Società Scientifica Anardi dottor Vincenzo Santonicola che continua:
“Il rispetto della vita e della dignità del malato, è un dovere che ogni medico deve rispettare”, così come “esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento; perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza; curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l’eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario”. Quanto “giurato” e in cui profondamente crediamo, non può che essere l’orientamento imprescindibile che guida il nostro agire nella professione.
Ma quanto sta accadendo negli ultimi tempi rende necessaria una riflessione da parte di noi tutti, seria e condivisa, tanto sulla deontologia professionale quanto su ciò che incarna il nostro ruolo che ci vede protagonisti in prima linea accanto alla gente, ai nostri pazienti, per i quali siamo un fondamentale riferimento, oltre le stanze istituzionali. Siamo noi infatti, e nessun altra istituzione, che abbiamo il compito di fare il nostro dovere, di rispettare la nostra professione, l’etica che la guida, la deontologia che le appartiene per essere protagonisti responsabili, e non collaboratori secondari, nell’attuazione dei provvedimenti sanitari. Negli ultimi tempi, invece, ho la sensazione che i medici non siano chiamati ad adempiere appieno al ruolo che gli compete.
A guidarci nella nostra professione c’è un giuramento che ci orienta e che va difeso, contro qualsivoglia posizione che lo contrasti, e va contro così con il nostro stesso dovere etico, deontologico, morale, professionale e “umano”. Noi siamo chiamati a curare le persone e a tutelare la vita e la salute “senza alcuna discriminazione” e a tal proposito mi chiedo semmai possa essere ammissibile il vincolo dettato da qualsivoglia certificazione per fare il nostro dovere e consentire l’accesso alle cure. Al tempo stesso vorrei richiamare l’attenzione sull’importanza di mantenere vivo il dibattito scientifico che ha sempre animato la comunità medica e che si avvale di metodo empirico, aperto al confronto, alle osservazioni, e che non si ferma dinanzi alle domande o alle posizioni ma non smette di cercare e trovare risposte con prove e verifiche sul campo” conclude il dottore Santonicola.