Le ipotesi di indagini e la difesa degli indagati a confronto, la decisione dei giudici cautelari
L’inchiesta sui rapporti tra alcune cooperative sociali affidatarie dei servizi di manutenzione del verde pubblico a Salerno, Comune ed esponenti politici è arrivata alla prima verifica, quella del Tribunale del Riesame, sulle misure cautelari, decise dal Gip (Giudice delle indagini preliminari) dove le tesi della procura e quella dei difensori si affrontano per decidere se ci siano i gravi indizi (se cioè sussistano gli elementi che possano diventare in futuro delle prove a carico del singolo indagato) e se rimangono inalterate le esigenze cautelari, ossia se c’è bisogno di limitare la libertà della persona sottoposta ad indagini con quella misura o la si possa affievolire (ad esempio dagli arresti domiciliari all’obbligo di firma) o possa essere rimessa in piena libertà. In caso di ricorso del pm la misura può essere aggravata (ad esempio dai domiciliari al carcere), ma in questo caso c’è stato solo il ricorso al Riesame. Avverso la decisione del Riesame si può ricorrere per Cassazione.
GLI INDAGATI
Nell’indagine del procuratore Giuseppe Borrelli e della Squadra Mobile di Salerno diretta dal vicequestore Marcello Castello, ieri mattina, sono 29 gli indagati, dieci dei quali attinti da misura cautelare.
IN CARCERE
Il 62enne Fiorenzo Zoccola di Salerno, amministratore di fatto della Società Cooperativa sociale “Terza Dimensione” messo ai domiciliari dopo gli interrogatori davanti al Gip e poi al Pm
ARRESTI DOMICILIARI
– Il 62enne consigliere regionale Giovanni Savastano di Salerno
– Il 63enne Luca Caselli, dirigente del settore Ambiente del Comune di Salerno (dal Riesame liberato ma sottoposto alla sospensione per 12 mesi dall’esercizio da un pubblico ufficio o servizio)
DIVIETO DI DIMORA NEL COMUNE DI SALERNO
– Il 44enne Davide Francese di Salerno, presidente della cooperativa sociale San Matteo
– Il 57enne Dario Renato Citro di Salerno presidente della cooperativa sociale Eolo
– Il 49enne Vincenzo Landi di Salerno, presidente della cooperativa Lavoro vero
– Il 56enne Davide Minelli di Salerno presidente della cooperativa Il Leccio
– La 31enne Maria Grazia Mosca, rappresentante legale della Società Cooperativa sociale “Terza Dimensione, di Salerno
– Il 58enne Patrizio Stompanato di Giffoni Sei Casali presidente della cooperativa Alba Nova
– La 55enne Lucia Giorgio di Salerno, presidente della società cooperativa 3 S.S.S, Servizi sociali Salernitani.
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IL RICORSO AL RIESAME
Dopo le misure cautelari emesse dal Gip l’11 ottobre scorso, tutti gli indagati, tranne Zoccola, hanno presentato il ricorso al tribunale del Riesame. Dagli elementi noti del Riesame già si intravedono i pilastri di accusa e difesa in un eventuale processo.
LE IPOTESI DI INDAGINE
La procura ritiene che le cooperative sociali (tali se ci sono persone svantaggiate tra i soci, delle categorie protette) alle quali sono stati affidati i lavori non siano tali ma di fatto ditte individuali o poco più. Che questi affidamenti siano stati ripetuti per anni, con proroghe su proroghe illegittime. In più, i lavori da affidare siano stati suddivisi volutamente in otto lotti per poterli affidare alle cooperative sociali in maniera diretta o prorogate. Per questo sono indagati gli otto presidenti delle cooperative e il dirigente comunale Caselli, per i quali sono scattate le misure cautelari.
Gli otto presidenti (e non anche Caselli) sono anche indagati associazione per delinquere finalizzata a turbare libertà degli incanti e quella del procedimento di scelta del contraente nonché di corruzione per l’esercizio delle funzioni e di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, attraverso una collaudata e stabile organizzazione interna e una precisa ripartizione di ruoli in virtù delle quali: Fiorenzo Zoccola sarebbe stato capo ed organizzatore e Davide Francese, Dario Renato Citro, Vincenzo Landi, Davide Minelli, Maria Grazia Mosca, Patrizio Stompanato e Lucia Giorgio quali partecipi che concordavano, agendo con consapevole adesione a! programma criminoso, le condotte da tenere in relazione alle procedure di affidamento dei servizi del Comune di Salerno, onde garantire al sodalizio un regime di sostanziale monopolio nel settore.
I presidenti in uno con il dirigente Caselli sono indagati per l’affidamento biennale dei servizi di manutenzione ordinaria e conservativa del patrimonio cittadino, gara riservata alle cooperative sociali e altri operatori con clausola di esecuzione. Ci sarebbero stati accordi tra i presidenti delle coop per la partecipazione alla gara e il dirigente Caselli avrebbe anticipato ai legali rappresentati delle cooperative i requisisti di idoneità professionale di partecipazione che sarebbero stati inseriti nel disciplinare di gara. Gli otto presidenti avrebbero concordato le offerte di gara in modo tale che fosse garantita alle loro cooperative l’assegnazione degli otto lotti, costituendo un unico centro decisionale di offerte la cui esistenza era nota alla stazione appaltante. Di mezzo proroghe (non giustificate dall’urgenza) dei precedenti appalti per gli stessi lotti.
LE TESI DEI DIFENSORI
Le cooperative sono realmente sociali ed hanno presentato consulenze per provarlo. In più, la suddivisione in otto lotti va nella scia di quanto previsto dal codice degli appalti per favorire l’ingresso nel mercato del lavoro di piccole imprese. Inoltre non ci sarebbe stato alcun accordo tra i presidenti, alcuni dei quali non si conoscevano tra loro né ci sono elementi di prova (intercettazioni telefoniche, video o altro) che possa provare i rapporti tra tutti questi o accordi stabiliti tra loro. Insomma mancherebbero gli elementi fondamentali dell’intera inchiesta.
Il dirigente Caselli ha poi respinto ha evidenziato di aver operato nella massima trasparenza e di non aver alcun rapporto con la politica né di averne avuti con il consigliere regionale e allora assessore comunale i servizi sociali, Nino Savastano, né con altri indagati di questa inchiesta. I rapporti con Fiorenzo Zoccola, si sarebbero limitati solo all’interlocuzione funzionale. Il ruolo del dirigente sarebbe rimasto quello di un tecnico, sarebbe stato il primo a predisporre gare aperte già al suo arrivo e avrebbe chiarito con l’Anac anche i dubbi segnalati sugli affidamenti.
I RAPPORTI ZOCCOLA-SAVASTANO
Nino Savastano, per la procura avrebbe stabilito, un patto per ricevere voti da Fiorenzo Zoccola in occasione delle elezioni regionali nelle quali era candidato garantendo al cosiddetto Ras delle cooperative l’affidamento degli appalti banditi dal Comune di Salerno alle cooperative sociali, nella fattispecie le proroghe degli affidamenti già in corso. Da qui l’accusa di corruzione elettorale solo per Zoccola e Savastano che sono (in questo caso assieme ad altri presidenti delle cooperative) indagati per un’ipotesi relativa alle proroghe degli affidamenti.
Per il difensore di Savastano questo accordo corruttivo non esiste, in quanto, come riferisce lo stesso Zoccola nei suoi interrogatori, l’indicazione di votare Savastano sarebbe arrivato dai vertici del partito (il famoso 70% a Nino e 30% dei voti a Franco Picarone). Zoccola avrebbe sostenuto, ancora, di avere circa 1000 voti per le elezioni regionali per la coppia di candidati Savastano – Virginia Fogliame: l’ex assessore comunale ai servizi sociali ha ricevuto 6.000 consensi a Salerno, ma l’altra candidata ne ha racimolati solo 146, da qui il non riscontro alle parole di Fiorenzo Zoccola.
Per la difesa del consigliere regionale il dirigente comunale Luca Caselli decideva in piena autonomia sugli affidamenti degli appalti e le proroghe per la manutenzione del verde pubblico e la manutenzione e Savastano non avrebbe mai fatto pressioni sul dirigente. L’unico interesse di Savastano sarebbe arrivato per le sorti dei lavoratori e non delle cooperative. Il presunto incontro tra Zoccola e Savastano non ci sarebbe stato, visto anche che le indagini non lo hanno provato, nonostante le intercettazioni e altre attività d’indagine.
IL CASO DEI MILLE EURO
Luca Caselli, per la procura, avrebbe anticipato a un consulente esterno del Comune, prospettando possibili lungaggini burocratiche nella acquisizione di atti e documenti strumentali all’espletamento dell’incarico, inducendo il professionista (che accettava) a promettere la corresponsione di mille a un funzionario del Comune di Salerno. Caselli ha respinto anche queste accuse, sostenendo che, visto l’imminente pensionamento del dipendente, il suo era stato un consiglio al consulente per ricevere un aiuto dal funzionario comunale quando questi avrebbe lasciato il Comune. Non ci sarebbe mai stata alcuna forma di pressione, del resto nessuna corruzione o concussione è stata ipotizzata a suo carico in oltre un anno di intercettazioni di ogni genere.
LA DECISIONE DEL RIESAME
Il tribunale del Riesame ha respinto tutti i ricorsi delle difesa, affievolendo solo la misura cautelare di Caselli, passato dagli arresti domiciliari alla sospensione per 12 mesi dall’esercizio di un ufficio pubblico o di un servizio. In pratica, i giudici hanno confermato l’impianto accusatorio della procura e le esigenze cautelari.
Entro 45 giorni il deposito delle motivazioni della decisione del Tribunale del Riesame
A BREVE
In preparazione un resoconto dei nuovi filoni di inchiesta.