50mila euro proposti a un consigliere comunale per “punire” il primo cittadino (fino al 2018), sottufficiale dei carabinieri, che non lo aveva favorito in un appalto per la riqualificazione di un villaggio turistico
La promessa di soldi in cambio del voto di sfiducia al sindaco che non lo aveva favorito nell’aggiudicazione di un appalto. Questa l’accusa nei confronti di Roberto D’Angelo, imprenditore e politico raggiunto oggi da un’ordinanza di applicazione della misura degli arresti domiciliari eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Salerno. D’Angelo è ritenuto responsabile di istigazione alla corruzione e turbata libertà degli incanti.
Nell’ambito di una più ampia contestazione relativa ai rapporti tra l’imprenditore e l’Amministrazione comunale di Capaccio il gip ha ritenuto gravemente indiziato D’Angelo per i reati di istigazione alla corruzione e turbativa d’asta. Secondo l’ipotesi accusatoria, D’Angelo avrebbe promesso 50mila euro a un consigliere comunale di maggioranza dell’epoca, al fine di indurlo a votare la sfiducia al sindaco allora in carica, Francesco Palumbo (sottufficiale dei carabinieri, sindaco di Capaccio dal giugno 2017 al 24 dicembre 2018 quando fu sfiduciato e deceduto l’anno successivo), responsabile di non averlo favorito nella aggiudicazione di un appalto finalizzato ai lavori di riqualificazione e ripristino di un asse viario.
D’Angelo avrebbe inoltre promesso allo stesso consigliere altri 150mila euro quale compenso per il suo impegno ad aiutarlo nell’aggiudicazione della gara, e avrebbe offerto a un dirigente comunale, peraltro senza esito, la somma di 50mila euro per essere favorito in una gara relativa alla locazione e valorizzazione di un villaggio turistico in zona Laura a Paestum.