Le lancette indietro di un’ora dalle 3 di domenica alle due, dormiremo un’ora di più. Quanto abbiamo risparmiato in questi mesi di ora legale
Stanotte si torna all’ora solare. Le lancette alle tre di questa notte torneranno indietro di un’ora. Dormiremo un’ora in più, ma il nostro organismo potrebbe avere dei contraccolpi. Con cambi di umore, alterazione del metabolismo, della fame, del sonno e perfino del sistema immunitario. Problemi che potrebbero durare alcune ore ore o, addirittura, fino a tre settimane. Ingente i benefici economici.
QUANTO ABBIAMO GUADAGNATO CON L’ORA LEGALE
Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, nei sette mesi di ora legale abbiamo risparmiato 450 milioni di kWh (Chilowattora) pare a circa 105 milioni di euro (dal 2004 al 2021, 10,5 miliardi di kWh pari ad oltre 1,8 miliardi di euro).
LE RIPERCUSSIONI SULL’ORGANISMO NEL RITORNO ALL’ORA SOLARE
Perdere un’ora di luce naturale e trascorrere più tempo con la luce artificiale, infatti, comporta una minore disponibilità di serotonina (ormone della serenità e dell’attività mentale) e di vitamina D che, oltre ad incidere sulla salute delle ossa, stimola la risposta immunitaria innata e il tono dell’umore in senso positivo, e allontana la produzione di melatonina, l’ormone che regola la qualità del sonno, dalla durata alla profondità. E dal dormire male derivano, inevitabilmente, vari problemi: astenia, mancanza di concentrazione, irritabilità, calo dell’umore, alterazione della resilienza dello stress.
“E non solo. A seconda della sensibilità del soggetto e delle condizioni che già manifestava prima del cambiamento” – spiega Monica Bossi, medico chirurgo specialista in medicina interna, medicina integrata e funzionale, nutrizione biologica e nutraceutica, membro del Comitato Medico di Pure Encapsulations – questo difficoltoso riallineamento tra orologio biologico e ambiente potrebbe portare a soffrire maggiormente di depressione, di emicrania, avere conseguenze sulla salute metabolica, immunitaria ed epatica coinvolgendo in alcuni casi il miocardio o la tiroide. Spostare un’ora indietro l’orologio significa accelerare, forzando, il naturale assestamento del nostro organismo al cambiamento di disponibilità di luce progressivo tipico dell’autunno e al conseguente cambio dei ritmi fisiologici”. “Il difetto del sonno – aggiunge Bossi – oltre a non favorire la pulsatilità adeguata della leptina, l’ormone che regola la sazietà, porta anche ad un incremento della grelina, l’ormone diurno che stimola la fame, soprattutto di cose dolci”.
Come affrontare, quindi, e superare nel migliore dei modi questo periodo di passaggio? Ecco 5 consigli utili. La sera prima del ritorno all’ora solare, quindi la notte tra sabato 30 e domenica 31 ottobre, è consigliata una cena a base di carboidrati semplici non raffinati (ad esempio un piatto di riso o altri chicchi) con le verdure, oppure carne bianca, altrimenti frutta come prugne e banane o eventualmente un bicchiere di latte. Da evitare assolutamente carni rosse e primi con altre proteine animali. Sempre la notte tra il 30 e il 31 è opportuno andare a letto un’ora prima in modo da dormire lo stesso numero di ore al quale si è abituati e non un’ora in più. Prima di andare a letto può aiutare una doccia calda che predispone al sonno. Bisogna invece evitare di svolgere attività fisica nelle ore serali.
Può essere opportuno, infine, per una durata che dipende dalle situazioni individuali di disequilibrio, l’utilizzo di supporti come gli adattogeni e i nutraceutici. Ad esempio: la rodhiola che assieme al magnesio eleva la soglia di resistenza a qualsiasi tipo di stress (su umore, energia, fame e tendenza ad ingrassare); la vitamina D che, soprattutto se presa prima di dormire, stimola la risposta immunitaria innata e il tono dell’umore in senso positivo, come si evince da studi sulla depressione nei paesi nordici per poca esposizione alla luce (fonte di normale attivazione di questa vitamina); le vitamine del gruppo B che attivano la funzionalità cerebrale e l’energia generale e metabolica, agendo quindi anch’essi sulla soglia di fragilità dello stress; l’ashwaganda che, associata a selenio e zinco, aiuta a contrastare la fragilità tiroidea e quella depressiva nei soggetti predisposti; gli omega 3 (DHA/EPA) che sono utili a favorire la plasticità cerebrale; alcuni sintomatici del sonno oltre che della modulazione dell’astenia nervosa correlata anche a suscettibilità del sistema nervoso, in generale con il gaba, il luppolo, la camomilla, la valeriana e la melatonina.