Commerciavano cocaina, hashish e marijuana
Dalle prime ore di questa mattina, nella provincia di Salerno, Napoli e Varese, i Carabinieri del Comando Provinciale di Salerno con il supporto di militari territorialmente competenti, stanno eseguendo un provvedimento cautelare, emesso dal GIP del locale Tribunale, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 31 soggetti (29 in carcere, 2 agli arresti domiciliari), gravemente indiziati, a vario titolo, di “associazione per delinquere finalizzata all’acquisto, detenzione, messa in vendita, trasporto, offerta, consegna, distribuzione e commercializzazione di rilevanti quantità di sostanze stupefacenti, in particolare di cocaina, marijuana ed hashish”.
L’attività investigativa ha consentito di individuare due distinti gruppi criminali, di cui uno facente capo alla famiglia D’alterio di Campagna (SA) ed uno al Dianese Cosimo di Eboli (SA), che avevano autonomamente organizzato una fittissima rete delittuosa operante nei Comuni della Piana del Sele. Di seguito i particolari dell’operazione, denominata “FINAL CLEANING”.
In data odierna, ufficiali di PG in servizio presso il Comando Provinciale CC di Salerno, con l’ausilio dai reparti Carabinieri operanti nelle Province di Napoli e Varese, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale, su conforme richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, nei confronti di 31 indagati (27 in carcere, 4 agli arresti domiciliaci), gravemente indiziati dei reati di “associazione per delinquere finalizzata all’acquisto, detenzione, messa in vendita, trasporto, offerta, consegna, distribuzione e commercializzazione di rilevanti quantità di sostanze stupefacenti, in particolare di cocaina, marijuana ed hashish”.
La complessa e articolata attività, nata da uno spunto investigativo di personale di PG della Compagnia CC di Eboli nell’ambito dei servizi di controllo del territorio, integrata da intercettazioni nonché da copiosi riscontri a seguito di osservazione e pedinamento degli indagati, ha consentito di individuare due distinti gruppi criminali, di cui uno facente capo alla famiglia D’ALTERI, operante prevalentemente in Campagna, ed un altro al DIANESE Cosimo, operante prevalentemente in Eboli, che avevano autonomamente organizzato una fittissima rete delittuosa operante in tutti i Comuni della Piana del Sele.
Nel corso delle indagini, è stato inoltre accertato che il DIANESE, pur di assicurarsi il controllo delle piazze di spaccio, non esitava a porre in essere azioni intimidatorie nei confronti dei possibili concorrenti o coloro ritenuti tali; in particolare, nel marzo del 2019, si rendeva responsabile, in concorso con Foglia Attilio, Paradiso Gerarda e Perna Cristian, dell’incendio doloso di quattro autovetture all’interno dell’auto rivendita “Mayo’s Car”, con sede ad Eboli, in quanto il DIANESE riteneva che il proprietario del citato esercizio commerciale potesse essere un possibile concorrente nella gestione dello “spaccio” sulla piazza di Eboli.
Ed ancora, nel maggio 2019, lo stesso DIANESE rimaneva vittima di un’azione estorsiva posta in essere nei suoi confronti dal MORELLO Giuseppe, quale mandante, e COPPOLA Vito e SIRICA Domenico, quali esecutori, per il recupero di un credito di una fornitura di cocaina non pagata, il cui valore ammontava a circa € 3500. Nel corso dell’attività investigativa, i militari operanti hanno proceduto all’arresto in flagranza di reato di 14 soggetti nonché hanno proceduto in 15 occasioni al sequestro di sostanza stupefacente per un peso complessivo di circa 320 grammi di cocaina e 350 grammi di hashish dal valore di circa 20.000 euro.
Dalle intercettazioni telefoniche è emerso altresì come gli indagati utilizzassero il consueto “linguaggio criptico”; ne sono esempio le frasi “bomba a mano”, ad indicare le dosi di cocaina già confezionate, un “kg di pasta”, ad indicare la quantità di stupefacente che doveva essere approvvigionata nonché le parole “birra, donne o scarpe”, ad indicare lo stupefacente che doveva essere consegnato.
Gli assuntori di sostanze stupefacenti, tutti maggiorenni, utilizzavano le piattaforme di messaggistica Facebook, Whatsapp ed Instagram per contattare gli spacciatori e concordare il luogo, la quantità e l’orario per concretizzare la cessione.