Carabinieri in azione anche a Cava de’ Tirreni per portare in carcere un gruppo di persone che agiva per favorire il clan Mazzarella di Napoli . Contestate ipotesi anche di riciclaggio, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato e lesioni personali
Dalle prime ore di questa mattina, a Nocera Inferiore, Cava de’ Tirreni, Salerno, e nelle province di Napoli e Caserta, i carabinieri del comando Provinciale di Salerno supportati da quelli dei reparti territorialmente competenti, stanno eseguendo due distinte ordinanze di applicazione di misure cautelari personali, emesse dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Salerno su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di questa Procura, che hanno disposto l’arresto di complessivi 10 persone, tutti sottoposti alla custodia in carcere poiché a vario titolo indagati dei reati di estorsione, danneggiamento, detenzione e porto abusivi di materiale esplodente, riciclaggio, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato e lesioni personali, tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.
I FATTI
I Carabinieri del Comando Provinciale di Salerno hanno dato esecuzione a due distinte ordinanze di custodia cautelare personale emesse dal GIP del Tribunale di Salerno su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di questa Procura, nei confronti complessivamente di 10 indagati, tutti sottoposti a custodia cautelare in carcere e gravemente indiziati, a vario titolo, di estorsione, danneggiamento, detenzione e porto abusivi di materiale esplodente, riciclaggio, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato e lesioni personali, tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. I provvedimenti eseguiti si basano sulle risultanze di due articolate attività investigative condotte su delega di questa Procura Distrettuale dalla Sezione Operativa del Reparto Territoriale dì Nocera Inferiore, l’una a partire dal mese di gennaio 2020, l’altra a partire da agosto dello stesso anno.
L’INCHIESTA
Le indagini, sviluppate mediante intercettazioni telefoniche e ambientali, attività di osservazione video, analisi di tabulati telefonici, servizi di pedinamento, accertamenti bancari ed altro, pur riguardando attività delittuose distinte, sono state condotte nei confronti di soggetti che hanno in entrambi i casi attinenza (in varia misura) al contesto della criminalità organizzata nocerina e, segnatamente, al sodalizio criminale facente capo a Cuomo Michele, soggetto già condannato in via definitiva per appartenenza ad associazione di tipo mafioso quale membro del clan Contaldo di Pagani e, più recentemente, figura centrale negli assetti camorristici locali, come emerso nel corso di svariati procedimenti penali tuttora in corso di svolgimento.
L’ATTENTATO AL TEKA BAR A VIA MATTEOTTI A NOCERA INFERIORE
La prima indagine è stata originata dall’esplosione di un ordigno del tipo “bomba carta”, che la notte del 21/01/2020 ha gravemente danneggiato l’esercizio commerciale “Teca Bar” sito nella centrale via Matteotti di Nocera Inferiore. L’attentato dinamitardo, secondo il circostanziato impianto accusatorio, rientrava all’interno di un disegno estorsivo finalizzato ad impedire alla medesima società titolare di aprire un ulteriore punto vendita lungo il Corso Vittorio Emanuele della stessa città, che proprio in quel periodo era in fase di allestimento.
Il proposito delittuoso, attuato sotto la regia del predetto Cuomo e con la personale esposizione dello stesso nelle condotte intimidatorie che hanno preceduto l’atto violento sopra descritto, si prefiggeva il preciso scopo di preservare dalla concorrenza un altro esercizio commerciale, anch’esso ubicato in Corso Vittorio Emanuele, luogo di ritrovo abituale dei componenti del gruppo Cuomo e il cui titolare è risultato in contatto con il vertice del sodalizio stesso. La condotta intimidatoria e violenta degli odierni indagati (risultano colpiti dalla misura cautelare 3 soggetti, essendo un quarto indagato frattanto deceduto per complicanze da Covid-19) ha effettivamente conseguito l’obiettivo, data la decisione dei soci, per effetto delle minacce subite, di soprassedere alla realizzazione del secondo punto vendita (oltretutto sobbarcandosi conseguenti perdite economiche considerati gli investimenti sostenuti), e, dopo qualche mese e proprio a seguito di quanto accaduto, di provocare l’abbandono della medesima società da parte di due dei suoi tre componenti.
IL RICICLAGGIO CON IL CLAN MAZZARELLA
La seconda indagine ha riguardato una serie di condotte delittuose riguardanti un’operazione di riciclaggio di liquidità per un ammontare pari a 25.000 Euro circa che, a causa dell’improvvisa e inattesa impossibilità per gli interessati di riappropriarsi del valore dopo aver compiuto le operazioni volte ad ostacolarne l’identificazione della provenienza delittuosa, sfociava in vere e proprie dinamiche estorsive caratterizzate da atti di violenza fìsica e vessazioni psicologiche a fini coercitivi. La vicenda emergeva nell’agosto 2020, allorquando la titolare di una rivendita di abbigliamento da cerimonia sita a Cava de’ Tirreni, per il tramite di una sua conoscente, veniva coinvolta da un gruppo di soggetti tra i quali Cioffi Leontino (personaggio a sua volta in comprovati rapporti con il gruppo Cuomo) a convogliare mediante bonifico su un conto corrente estero riconducibile al Cioffi, dietro promessa di un compenso pari al 15 % della somma, liquidità cedutale attraverso pagamenti a mezzo P.O.S. con carte di credito superflash.
Senonché, l’entità delle transazioni – a suo dire esorbitante rispetto alle proprie iniziali intenzioni – e il carattere seriale delle stesse inducevano l’istituto di credito a bloccare momentaneamente l’accredito, vanificando il tentativo dei cedenti di giustificare l’operazione con fatture false attestanti rapporti commerciali effettivamente inesistenti. Il congelamento della somma determinava una crescente fibrillazione del gruppo, i cui membri, al fine di coartare la volontà della donna, esercitavano vessazioni e minacce all’incolumità della persona e all’integrità della sua attività commerciale, prospettando in particolare sia gravi ripercussioni fisiche (in un caso effettivamente estrinsecatesi in percosse e conseguenti lesioni personali), sia la distruzione del negozio, il tutto corroborato dall’asserita riconducibilità del denaro ed interessamento all’operazione al clan camorristico Mazzarella di Napoli.
Gli approfondimenti investigativi effettuati nel senso hanno consentito di accertare che l’organizzatore dell’operazione era il detenuto Iacomino Simone, che agiva dal carcere per il tramite di Ascione Giovanni da Portici (ambedue destinatari dall’odierno provvedimento cautelare), e che l’estrazione criminale dei due, cosi come desumibile dai precedenti a carico, è caratterizzata da concreti e documentati collegamenti con il contesto relazionale e associativo del clan Mazzarella.