Al teatro Diana “Verso il mito”… di Édith Piaf, lo spettacolo “bloccato” dalla pandemia sarà ammirabile venerdì 22 ottobre al massimo di Nocera Inferiore
Édith Piaf, innovatrice della canzone a cavallo tra gli anni Trenta e degli anni Sessanta, con una vice graffiante, autrice delle parole di brani come La vie en rose e grand talent scout di artisti, è stata una delle artiste più importanti del Novecento. La sia voce incantava il pubblico ne avvolgeva il cuore, commuoveva gli spettatori che avrebbero voluto volare verso il palcoscenico dove si esibiva il “piccolo usignolo”.
Sul palco del Teatro Diana a Nocera Inferiore venerdì 22 alle ore 20,45 sarà protagonista il ricordo dell’artista francese, così come tratteggiato dalla penna di Cesario e Mocciola, e reso sul palco da Francesca Marini e Massimo Masiello diretti da Gaetano Liguori.
Ripercorrere la storia e la carriera di un’artista di fama internazionale come Édith Piaf, il cui nome e le cui canzoni non conoscono l’usura del tempo, è sempre sfida difficile sia per chi è chiamato a raccontarne la vita, costellata di avvenimenti, con la necessaria sintesi, sia per chi ha il compito di vestirne i panni e – soprattutto – la voce senza presunzioni di imitazione.
Ancor di più, poi, la sfida si acuisce se a dover accogliere l’omaggio è un teatro, e una drammaturgia è il canovaccio attraverso cui legare insieme episodi privati e successi pubblici, realtà e fantasia, dati cronachistici e leggende divenute intoccabili nell’immaginario collettivo.
Ma vincerla, senza emulazioni che sappiano di sintetica finzione, conservando inalterato il valore emotivo che la narrazione esige, diventa possibile se ad avvicinarsi all’artista francese sono due autori – come Gianmarco Cesario e Antonio Mocciola – che hanno dimostrato una particolare attitudine alla scrittura per la scena di “esistenze d’autore”, come lo è stato precedentemente per Umberto Bindi, e poi ancora per Charles Aznavour, toccate dalla fortuna e dall’indubbio successo, ma, allo stesso modo, da profonde sofferenze che ne hanno condizionato inevitabilmente anche la professione.
Misurata e potente, l’interpretazione vocale e scenica dell’attore napoletano ancora una volta, come nei precedenti lavori, assicura credibilità a ciascuno dei ruoli ricoperti, in un crescente coinvolgimento emotivo che – sebbene possa sembrare di facile conquista – è al superamento del confronto con il mito, quello vero, che è chiamato, e che, con naturalezza, mette in opera con efficacia brillante, non mancando di conferire anche personali caratterizzazioni di unicità.
L’Amministrazione comunale pensa al futuro e sono già al lavoro con il “Teatro Pubblico Campano” per programmare la prossima stagione teatrale, sempre nel rispetto della normativa anti-covid19. Per restare aggiornati seguite la pagina Facebook del Teatro Comunale Diana.
Quella di Édith Piaff è stata una figura che più volte è stata richiamata attraverso il teatro, il cinema, la tv ed ovviamente la musica. Molto è stato detto di questa straordinaria artista, soprattutto sul lato professionale: un’ugola d’oro che ha fatto emozionare tutti e che ancora oggi fa da sottofondo alla storia di molti, ma poco è stata trattata, invece, la vita privata della cantante. Gianmarco Cesario ed Antonio Mocciola hanno deciso di andare a fondo e riscoprire, in una nuova chiave, questa grande voce con “Verso il mito”, in scena a Napoli al Teatro Totò per la regia di Gaetano Liguori.
Sul palco Francesca Marini e Massimo Masiello: la prima nei panni della grande etoile, pronta a far sognare il pubblico con la sua bellissima voce, il secondo nelle vesti degli uomini che la donna ha incontrato nella sua vita, ricordando anche quelli di Marcel Cardan, un asso dello sport che probabilmente può fregiarsi di essere stato l’unico amore della Piaf a non averla “sfruttata” per correre verso il successo. Tra le note delle più magiche canzoni della piccola grande diva e dei suoi illustri amori, musicate da Lino Cannavacciuolo, e un racconto interessante e ben costruito, “Verso il mito” offre la possibilità di osservare sotto un’inedita luce un’artista che scopriamo donna.
Le stesse che ritroviamo nella meravigliosa Francesca Marini, nel ruolo della Piaf, il cui talento onora con tragica bellezza quello della cantante parigina, a tangibile segno del plus valore che un artista è in grado di regalare ad un altro artista quando ad esso si avvicina con devozione ma senza soccombere, preservando le reciproche, forti, personalità ma, allo stesso tempo, restituendo l’intensità propria e inequivocabile, come in questo caso, di colei che ha rappresentato una indiscussa stella del panorama musicale. Le cui canzoni – come forse poche – sanno attraversare “l’amore, l’arte, la gioia e il dolore”, ovvero quelle mille sfumature che appartengono a chiunque e che questa messinscena sa esaltare al meglio, ma che raramente sono racchiuse tutte in un piccolo “usignolo”.
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