Elezioni Salerno, spunta il secondo audio minatorio, il perché dei due arresti

Ai domiciliari, ma per 20 giorni, Gianluca Izzo e Umberto Coscia

Due audio, il primo quasi peggio del primo e poi le chat cancellate. Insomma, nelle indagini sui messaggi minatori per far votare i dipendenti di una cooperativa sociale Alessandra Francese, la moglie dell’amministratore di fatto della “San Matteo”, sarebbero stati commessi una serie di passi falsi.

Operazioni per rendere ancora più nebulose i fatti, tant’è che per poter assicurare un’acquisizione degli elementi di prova necessarie alle indagini ed evitare che l’inchiesta potesse essere inquinata, il Gip ha ordinato l’arresto ai domiciliari del 48enne Gianluca Izzo, amministratore di fatto della cooperativa sociale San Matteo e marito della Francese, e il 42enne Umberto Coscia, suo dipendente. Va ricordata che la candidata al consiglio comunale, prima dei non eletti della lista Progressisti per Salerno, a supporto del sindaco Vincenzo Napoli, non è indagata nell’inchiesta della procura e della Squadra Mobile di Salerno.

IL PRIMO AUDIO
Risale al giovedì 30 settembre e viene realizzato da Izzo e condiviso da Coscia, dipendente della cooperativa San Matteo, nel gruppo Whatsapp Coop Fatebenefratelli. Domenica 3 ottobre e il giorno dopo si vota per le elezioni.

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Audio whatsapp del 30 settembre 2021 attribuito a Gianluca Izzo

Questo il messaggio:
«Allora ragazzi buonasera. Vi volevo solo ricordare che domenica e lunedì si vota punto per noi è una cosa importante. Ci stiamo giocando quasi tutto quindi io non vi sto dicendo che voi siete obbligati a votarci…. Naturalmente io mi aspetto che voi ci andate a votare, che voi ci siete per noi, come noi ci siamo sempre stati per voi… Ve lo dico perché stavolta mi sono scervellato sezione per sezione so dove votate, dove non votate, quindi io personalmente me li vado a controllare. Questo non vuol dire niente, vuol dire solo una cosa che da martedì mattina noi facciamo come fate voi, cioè nel senso se voi ci siete per noi, noi ci siamo per voi come ci siamo sempre stati… Se poi avete difficoltà non vi volete votare, vi stiamo sulle palle ditecelo prima perché altrimenti io mi aspetto i voti che mi sono contato; quindi, se vuoi ci siete , noi ci saremo sempre, ma penso che ve lo abbiamo già dimostrato… A tutti… quindi… senza nessun tipo di polemica… È vero che non avete un obbligo però esiste il rispetto reciproco e la correttezza… Noi ci siamo, ci siamo stati e aspettiamo che voi domenica e lunedì ci state per noi. Un abbraccio e buon lavoro ragazzi».

IL SECONDO AUDIO
Il primo audio diventa di pubblico dominio, dopo la denuncia del consigliere comunale candidato del centrodestra Roberto Celano. M.G., anche egli indagato e dipendente della cooperativa San Matteo, invia un audio su whastapp dove dice: «Buon giorno, allora vi faccio una comunicazione. Vi dovrei chiamare uno alla volta perché Gianluca mi ha chiamato perché dice che è stato inoltrato il messaggio che lui ha fatto inviare da Umberto su questo gruppo, lui ha detto che siccome già sta vedendo chi è stato il responsabile di questo, di questa cosa che ha inoltrato questo messaggio qua terra ì vari gruppi WhatsApp, appena verrà a capo di che è stato a inoltrare il messaggio si prende le conseguenze. Io vi dovrei chiamare una alla volta mi devi chiamo più tardi perché mò sto mangiando».

LE INDAGINI
A scoprire il secondo audio sono state le perquisizioni e gli interrogatori dei due principali indagati. A casa di M.G.. la Squadra mobile ha sequestrato un elenco manoscritto con nomi di votanti per la candidata Francese e un suo bigliettino di propaganda elettorale.

[leggianche]

Coscia ai poliziotti dirà di aver cancellato dalla chat il primo messaggio inviato da Izzo. Un modo, secondo i magistrati, messa in campo per impedire qualsiasi accertamento. Quel secondo audio comunque sarebbe stato di fatto sollecitato da Izzo che, pur consapevole dell’esistenza di un procedimento penale, per aggirare gli ostacoli delle indagini in corso non avrebbe esitato utilizzare M.G. per inviare ulteriori intimidazione ai suoi lavoratori.

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