La candidata sindaca di Semplice Salerno chiede spiegazioni sulla nomina degli assessori
Dura polemica di Elisabetta Barone contro la nomina della giunta comunale del sindaco Vincenzo Napoli a Salerno. La candidata sindaca di Semplice Salerno scrive: «Salerno, 16 ottobre 2021 – La nomina della giunta da parte del sindaco Napoli mostra un quadro politico deprimente in cui la politica esce completamente sconfitta. Ci aspettiamo che il sindaco ci spieghi perché nomina una giunta con tre assessori apparentemente tecnici, ma di fatto legati a una certa parte politica.
Ammessa una scelta del tutto fuori pista, ci chiediamo perché allora non una giunta interamente tecnica? Dobbiamo interpretare questa volontà come il riconoscimento dell’inadeguatezza dei consiglieri eletti in qualche lista della sua coalizione? Ci sono lotte interne che è difficile dirimere? O ci sono questioni più imbarazzanti da nascondere? E, come estremo caso, la nomina di una giunta di questo tipo non è comunque indice di una situazione critica tale da richiedere la presenza di tecnici per fronteggiare un dissesto finanziario prodotto proprio da chi ha amministrato questa città?
Chiediamo al sindaco Napoli, nell’interesse della città, un atto di responsabilità politica. Abbia il coraggio di nominare una giunta realmente politica e non un paravento semi-tecnico per coprire difficoltà politiche in un momento in cui stanno emergendo fatti che dimostrano un sistema di governo della città non propriamente efficiente e trasparente. Crediamo che mai come in questo frangente vada sollevata una più ampia riflessione di carattere politico, per chiedersi a quale progetto di città si intenda lavorare. Il sistema di potere oligarchico e pressoché totalitario che emerge dalle indagini della magistratura è espressione di un contesto socio-politico che ha completamente perso i legami di comunità, di uno stile di amministrazione in cui prevale l’interesse privato e familistico, in cui è scomparso ogni riferimento al bene collettivo e non si considerano più le esigenze reali dei cittadini.
Quello che la magistratura sta svelando è tuttavia drammaticamente arcinoto ormai da tempo. Lo abbiamo denunciato in tutta la campagna elettorale, ma non è bastato a intercettare quella percentuale di cittadini che ha preferito astenersi dal voto, quelle persone stanche e deluse che non sanno più immaginare possibili prospettive diverse dal degrado urbano, quei concittadini che si relegano con indifferenza nelle proprie periferie esistenziali rinunciando a qualsiasi istanza di impegno civile.
Un’azione politica che voglia cambiare lo statu quo ha bisogno innanzitutto di un rinnovamento culturale che anteponga il noi all’io, di una ritrovata democrazia, di una rinnovata partecipazione, tutte cose che evidentemente non appartengono più al vocabolario della vita politica locale. Siamo pronti ed interessati a questa rivoluzione? Noi intendiamo metterci in gioco su questa lunghezza d’onda, sapendo di dover percorrere un cammino lungo e faticoso, ma sicuramente orientato a costruire una città a misura d’uomo, nella quale ognuno possa sentirsi a casa propria».