Vaccini, quanto prevengono il rischio di infezione, di morte e quanto cala l’efficacia

Nuovo studio britannico, il 99% dei vaccinati non muore, il 70% non si ammala neanche di fronte alla variante Delta

In base agli ultimi studi ed elaborazioni britanniche, l’effetto della campagna vaccinale anti Covid si è fatto sentire anche nella prevenzione stimata di almeno 82.100 ricoveri ospedalieri potenziali in più di over 65 anni nella sola Inghilterra. In generale i due vaccini usati in larga prevalenza finora nel Regno Unito, Pfizer/BioNTech e AstraZeneca/Oxford, confermano poi livelli di efficacia elevati e analoghi fra loro, stando a questi dati aggiornati e ampliati.

QUANTO PREVENGONO IL RISCHIO MORTE
Sulla prevenzione dei rischio di morte, il successo è indicato ora al 75-80% dei casi già dopo la prima dose; e fino addirittura al 99% (sempre per entrambi, seppure con qualche oscillazione in più fra stime minime e massime) dopo il ciclo completo.

QUANTO I VACCINI PREVENGONO L’INFEZIONE DA COVID 19
Più basso, ma pure significativo, appare l’impatto della prevenzione dall’infezione in se’: con un calo del pericolo di contagio calcolato fra il 55 e il 70% per Pfizer e un po’ meglio, fra il 60 e il 70%, per AstraZeneca. Il servizio sanitario britannico osserva d’altronde come il vaccino sia soprattutto in questa fase un’arma cruciale contro le forme più gravemente sintomatiche del Covid-19.

Quanto alla riduzione di efficacia degli antidoti attualmente disponibili contro l’aggressiva variante Delta (detto anche indiana) del coronavirus, oggi dominante in Europa e in buona parte del mondo, l’indagine in questione la indica attorno al 15% rispetto alla variante Alfa (detta inglese) dopo una singola dose sia di AstraZeneca sia di Pfizer; e a non oltre il 10% dopo la doppia dose.

QUANTO CALANO DI EFFICACIA I VACCINI
Il vaccino di Pfizer/BioNtech è più efficace di quello di Astrazeneca contro la variante Delta del coronavirus, ma la sua efficacia declina più velocemente: lo ha rilevato uno studio di Oxford, università che ha partecipato allo sviluppo di Astrazeneca. Lo studio, riporta l’Afp, ha preso in esame tra dicembre e agosto 700mila persone, e ha registrato che una persona che un mese prima ha ricevuto la seconda dose di Pfizer/BioNtech è più protetta al 90% contro la variante Delta di una persona non vaccinata, percentuale che cala all’85% dopo due mesi e al 78% dopo tre mesi.

Chi ha invece ricevuto il vaccino Oxford/Astrazeneca è più protetto al 67% dopo un mese, al 65% dopo due mesi e al 61% dopo tre mesi. Dopo quattro o cinque mesi la percentuale di protezione dei due vaccini è simile. Lo studio non ha ancora ricevuto la revisione “peer review”.

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