La miopia di pensare solo a rafforzare l’azienda ospedaliera di Salerno alla fine rischia di affossarlo. La carenza di medici e specialisti, le responsabilità e le possibili soluzioni
Fino a nove ambulanze in attesa davanti al pronto soccorso del Ruggi. E’ quello a cui hanno dovuto assistere i pazienti, in attesa anche per ore, davanti al pronto soccorso del più grande ospedale della provincia di Salerno. Non si vedevano scene simili dai tempi dell’emergenza Covid che causava continui ricoveri ospedalieri.
LE CAUSE
La mancanza di medici di famiglia spinge i pazienti a ricorrere sempre più agli ospedali e le carenze di personale sanitario negli ospedali di Nocera e negli altri dell’Agro, come pure nel Napoletano, costringono le persone ad arrivare fino a Salerno ed Alcuni, per garantirsi una visita celere, si fanno trasportare con ambulanze private, non del 118. C’è anche chi, ricoverato in altri ospedali si fa dimettere per poi ricoverarsi a Salerno per interventi ortopedici, non attendendo così tempi lunghi. E così il Ruggi si affolla. «Un buon 90% di queste ambulanze in fila ha trasportato pazienti poi classificati in codice bianco – aveva affermato nei giorni scorsi Enzo De Paola, direttore sanitario di presidio Ruggi -. Un arrivo in massa che si sta registrando da alcuni giorni con file di attesa per essere curati». Il direttore di presidio ha poi scoperto che «Si tratta quasi tutti di ambulanze private e non del servizio 118. Ci sono persone che anche per una semplice mialgia chiamano un’ambulanza privata e si fanno trasportare in ospedale per farsi visitare». I pazienti arrivano da Solofra, Mercato San Severino, Baronissi, tantissimi dall’Agro nocerino, dai comuni attorno a Salerno e da Torre Annunziata, Castellammare di Stabia, come dal versante interno del Vesuviano. «È capitato che una paziente con il femore rotto ricoverata in un ospedale dell’area nord della provincia si è fatta dimettere ed è arrivata qui al Ruggi – ha affermato Francesco Bruno, delegato della Cgil medici -. Analoghi trasferimenti sono avvenuti nei giorni scorsi».
IL PROBLEMA DEA DI II LIVELLO NELL’AGRO NOCERINO
Non assumendo medici negli ospedali dell’Agro nocerino, in particolare a quello di Nocera, pensando prioritariamente da sempre al Ruggi, a pagare le conseguenze è pure lo stesso ospedale di Salerno. Assunzioni di nuovi camici bianchi e la creazione di un Dea di II livello tra gli ospedali di Nocera, Pagani, Scafati e Sarno, sono le uniche soluzioni per garantire una assistenza a 700mila residenti nell’Agro e nel Vesuviano, senza contare i turisti dei grossi attrattori turistici come Pompei ma anche per salvaguardare la stessa struttura sanitaria di Salerno.
VERSO IL PEGGIORAMENTO
Anni di commissariamento della sanità dopo gli sperperi delle giunte di centrodestra e centrosinistra di fine anni Novanta e degli anni Duemila, che hanno creato un buco finanziario enorme (da qui il commissariamento), la gestione sanitaria della giunta regionale Caldoro fatta di tagli lineari e di chiusure ospedaliere, ha portato la sanità Campana ad una situazione difficile. Il commissariamento ha evitato tra l’altro il ricambio generazionale dei sanitari e molti medici e infermieri sono emigrati in altre regioni e all’estero e molti difficilmente rientreranno. Intanto i pensionamenti aumentano, il numero dei neo laureati e degli specializzati non riescono nemmeno a colmare le vecchie carenze. La giunta regionale guidata Da De Luca ha il merito storico di aver fatto uscire la Campania dal commissariamento della sanità ma deve velocizzare le procedure concorsuali: a Nord si riescono a fare anche in 15 giorni-in un mese. E’ vero anche che molti bandi per assunzioni di medici vanno deserti, ma bisogna comunque fare di più.
IL NUMERO CHIUSO A MEDICINA E I POCHI POSTI NELLE SPECIALIZZAZIONI
Bisogna assicurarsi prioritariamente che i nuovi medici specializzati (quelli che usciranno tra novembre e dicembre), non vadano via. Un grande sforzo anche culturale e di richiamo al dovere di servire i propri concittadini che hanno pagato per la loro formazione. Visto che l’abolizione del numero legale a Medicina e la liberazione dell’accesso alle specializzazioni sembra una chimera al momento, per motivi di protezione lobbistica, c’è bisogno in tutta Italia almeno del raddoppio del numero di studenti. Saranno sempre meno delle esigenze ma almeno eviteremo che in Italia nei prossimi anni manchino tra i 30 e i 50 mila medici, con una popolazione più anziana che dovrà affrontare pure gli sconosciuti effetti della Covid nel lungo periodo.
SERVIZIO MINIMO IN ITALIA
Le specializzazioni a Medicina costano tantissimo allo Stato e alle Regioni, sarebbe giusto, come si fa per molti giovani che frequentano altri istituti di formazione pubblica, la sottoscrizione degli specializzandi dell’obbligo di impiego in Italia per almeno 8 anni (differibili di un analogo periodo ma solo per formazione all’estero), evitando di pagare noi la formazione dei medici che poi lavorano in altri Stati che nulla hanno speso per prepararli.
ITALIANI LAUREATI ALL’ESTERO
Dopo un percorso rapido di verifica (uno o due anni), si potrebbero inserire subito i tantissimi italiani (i campani sono oltre un centinaio) che si sono laureati all’estero e che poi continuano a lavorare fuori per problemi di valutazione di titoli.