I camici bianchi saranno a sostegno del pronto soccorso nocerino. La comunità medica scafatese dice “no” al ridimensionamento e scende in campo per difendere i reparti e chiedere il potenziamento del nosocomio
Se la buona notizia è sicuramente quella del basso numero di ricoveri per i pazienti Covid (meno di 10) nel reparto di malattie infettive a Scafati, l’altra faccia della medaglia accende i riflettori sull’ennesimo ridimensionamento del nosocomio che, un tempo, rappresentava un fondamentale punto di riferimento sanitario per un bacino di utenza molto ampio, dai paesi vesuviani all’Agro nocerino sarnese.
Utenti che ora si riversano per lo più sull’ospedale nocerino. Lo smantellamento poi del reparto di malattie infettive dello Scarlato, toglie la possibilità per gli utenti di rivolgersi alla struttura per tutte le patologie infettive, oltre il Covid. Perché se è da circa un anno e mezzo che il Covid ha monopolizzato l’attenzione, non dobbiamo dimenticare che, oltre l’emergenza innescata dalla pandemia, resta da tutelare il diritto alla salute dei cittadini, per qualunque malattia o esigenza di cura.
Sull’argomento, la comunità medica scafatese scende in campo per dire “no” allo smantellamento e chiedere a gran voce che l’ospedale possa tornare ad essere un polo di riferimento per l’hinterland. A tal proposito, interviene il Presidente dell’Associazione Medica Società Scientifica Anardi, il dott.Vincenzo Santonicola: “lo smantellamento di infettivologia è l’ennesima manovra politica che un’eccellenza come Scafati è costretta a subire nonostante gli sforzi, i sacrifici e l’abnegazione che dall’inizio dell’emergenza e ininterrottamente per 15 mesi hanno caratterizzato l’operato del personale medico del nostro nosocomio.
Noi medici non possiamo essere spettatori inermi dinanzi alla perpetrata mortificazione dello Scarlato. Bisogna agire, essere compatti e coinvolgere le forze politiche, ecclesiastiche, associative e laiche del territorio per muoverci all’unisono contro questo scempio e batterci tutti insieme per il nostro ospedale e per la salute pubblica, perché l’unione fa la forza”. E ancora, il dott. Alessandro Arpaia, medico e amministratore scafatese, fa il punto della situazione:
“Oggi l’Asl ha evidenti difficoltà a fare assunzioni e lo spostamento a Nocera dei medici è finalizzato a far funzionare il pronto soccorso dell’Umberto I. Fortunatamente, al momento, l’attività del reparto covid di Scafati è minima ma è pur vero che infettivologia lavora sempre e non si esaurisce certo con il Covid ma tratta anche altre patologie infettive di qualunque tipo. Il trasferimento dei colleghi a Nocera riduce invece ulteriormente l’attività del nostro nosocomio. C’è una politica ormai di riduzione al minimo delle attività a Scafati che probabilmente potrebbe diventare un ospedale territoriale a fronte del pronto soccorso di Nocera Inferiore oberato di lavoro in quanto hanno utenza da tutto l’hinterland”.
E questo, spiega Arpaia, “crea inevitabilmente un sovraccarico per il personale medico e disagi per le utenze. Senza dimenticare che c’è una carenza anche di medici per il 118”. “Pertanto – continua- è assurdo che si continua a sovraccaricare Nocera anziché potenziare lo Scarlato e, ancora di più, il primo intervento che c’era prima e trasformarlo in pronto soccorso attivo. Si è scelto invece, per assurdo, la strada dello smantellamento.
Tutto questo si riverserà inevitabilmente sulla qualità del servizio verso l’utenza”. Dopo l’analisi, Arpaia rilancia: “la nostra proposta come amministratori è che non solo è necessario tutelare i reparti attualmente presenti affinché continuino a funzionare ma deve essere potenziato ancora di più il servizio per dare una maggiore assistenza e, magari, il pronto soccorso Covid dovrebbe iniziare a funzionare anche come primo intervento per alleggerire il carico di lavoro di Nocera”.
Floriana Longobardi