Salerno, le “cimici” in procura registrarono gli incontri tra il pm e gli imprenditori

Emergono nuovi particolari sull’inchiesta per corruzioni in atti giudiziari che vede indagato il pm Roberto Penna, che si dice pronto a fornire tutti i chiarimenti, quattro imprenditori, un avvocato e un generale della guardia di finanza in pensione

I carabinieri del Ros, su ordine della procura di Napoli, avevano installato delle microspie all’interno di un ufficio della procura di Salerno, registrando gli incontri tra il pm salernitano Roberto Penna ed alcuni imprenditori. E’ questa la novità emersa nelle ultime ore sull’inchiesta assurta agli onori della cronaca per rivelazione di segreto d’ufficio, corruzione in atti giudiziari e traffico di influenze, continuati e in concorso.
Gli incontri tra il pm Penna e gli imprenditori, secondo quanto accertato dai carabinieri svolti negli uffici della Procura di Salerno, sono ora al vaglio degli inquirenti partenopei che stanno facendo accertamenti su sette persone (per sei, mercoledì scorso sono scattate una serie di perquisizioni, anche in Procura a Salerno). Le riunioni, intercettate dai carabinieri, si sono tenute tra il 5 e l’8 gennaio scorsi.
Il 5 gennaio se ne è tenuto uno tra quattro indagati – il magistrato, l’avvocato e due imprenditori – nel quale emerge la volontà del pm di indagare su un altro imprenditore che, successivamente, verrà informato dai colleghi circa le intenzioni del magistrato. A questo imprenditore, anche lui iscritto nel registro degli indagati, i due colleghi avrebbero prospettato come soluzione agli accertamenti l’attribuzione dei incarichi professionali all’avvocato legato al magistrato. Dopo alcuni incontri interlocutori, anche questi documentati dagli inquirenti, se ne sarebbe tenuto un altro risolutore, l’8 gennaio 2021. A distanza di poco tempo da questa ultima riunione, l’avvocato avrebbe avviato una collaborazione professionale nel gruppo imprenditoriale di uno degli indagati, quello nei confronti del quale il pm aveva annunciato accertamenti.
Nell’indagine è finito sott’inchiesta il generale in pensione Fabrizio Lisi della guardia di finanza, un nome, come ricordano i quotidiani oggi in edicola, emerso anche tra quelli inseriti in una informativa prodotta a suo tempo nell’ambito delle indagini sul faccendiere Luigi Bisignani coinvolto nell’inchiesta sulla cosiddetta Loggia P4.
L’ex alto ufficiale, insieme con un collega di pari grado, anche lui in quiescenza, ha assunto – secondo quanto emerso dagli accertamenti – il ruolo di rappresentante legale di un consorzio colpito a Napoli da interdittive antimafia riguardanti alcune società del gruppo. Incarichi conferiti quando il consorzio venne trasferito a Salerno. Insieme con l’ex alto ufficiale sono stati iscritti nel registro degli indagati anche l’avvocato Maria Gabriella Gallevi, legata sentimentalmente al pm Penna, l’imprenditore vesuviano Francesco Vorro e l’imprenditore esperto del mondo bancario Umberto Inverso di Salerno. Inverso è anche il vicepresidente del Novara Calcio, del quale è presidente il generale Lisi. Tra gli indagati l’imprenditore di origini sarnesi Eugenio Rainone e tra i più attivi della provincia di Salerno: sarebbe stata la persona che il pm Roberto Penna avrebbe preannunciato ad altri imprenditori di voler indagare.
Il pm Penna, magistrato di esperienza e che si è sempre distinto per inchieste difficili nel settore degli abusi edilizi, dell’ambiente e dei reati contro la pubblica amministrazione, ha già dato la disponibilità a chiarire ai suoi colleghi napoletani i fatti che lo riguarderebbero.

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