Scafati arancione chiede il rilancio della struttura borbonica
Ancora vive a Scafati e a Pompei le polemiche sulla piantagione di marijuana scoperta a confine tra i due comuni, in una zona così frequentata e senza che nessuno se ne accorgesse. La piantagione, infatti, era in un fondo demaniale del parco archeologico di Pompei.
La coltivazione di marijuana si estendeva su un’area di duemila metri quadrati tra l’ex polverificio borbonico di Scafati e il centro commerciale “La Cartiera” di Pompei, irrigata grazie a sistemi automatizzati di pompaggio che attingevano direttamente dal vicino fiume Sarno. I carabinieri della stazione di Pompei hanno sequestrate 18mila piante di marijuana, per complessive nove tonnellate di peso oltre a materiale per la coltivazione ed il confezionamento della cannabis.
Come mai nei dintorni nessuno si è accorto della coltivazione illegale?
Chi non ha vigilato tra i vari enti pubblici che comunque hanno competenza in zona?
IL MONITO DI SCAFATI ARANCIONE
“Si punti al vero rilancio, pagando le competenze di chi viene chiamato a dare il proprio contributo – chiede Scafati Arancione -. Senza programmazione diventa terreno fertile per le organizzazioni criminali”. E dal movimento politico aggiungono: “Non si può condividere una proposta del genere. Le competenze non possono essere fornite gratuitamente, soprattutto quando richiedono grandi tecniche per tutelare, valorizzare e rilanciare un patrimonio come il Real Polverificio Borbonico oggi ridotto ad uno stato pietoso e indecente, anche alla luce dell’ultima inchiesta dei carabinieri che hanno portato alla luce una piantagione abusiva di marijuana.
Un luogo che dovrebbe essere un punto di riferimento culturale e storico oggi fa competizione alle migliori serie tv di narcotraffico e alle peggiori discariche. Ecco cosa accade a fregarsene altamente dei luoghi della nostra città. Bravi, come sempre”.
LA CRITICA
La presa di posizione di Scafati Arancione è relativa anche alla decisione del Comune di Scafati di avvalersi di professionisti gratis per il rilancio della struttura simbolo della città. “A questo punto, se proprio si vuole mettere in piedi una proposta in questo senso si valorizzino le associazioni da un lato attraverso il famoso regolamento per la gestione dei beni comuni da un lato e partnership con enti di ricerca (per esempio le Università), quelle sì a titolo non oneroso per l’ente ma con una vera e propria collaborazione con l’ente di ricerca stesso”.
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