Sarno, sequestro dei beni del boss Aniello Serino e di alcuni familiari

I carabinieri del Ros e la Dda mettono sotto chiave terreni, società, immobili e altro per milioni di euro

Maxi sequestro dei beni alla famiglia Serino di Sarno. Nell’ambito di un’articolata Indagine coordinata dalla Dda di Salerno i carabinieri hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Salerno nei confronti del 76enne Aniello Serino, della 72enne moglie Venere Sirica e dei figli, la 50enne Michelina e il 48enne Matteo.

I BENI SEQUESTRATI
Gli accertamenti sui beni eseguiti dal ROS – Sezione Anticrimine di Salerno — hanno permesso di sottrarre al patrimonio economico ed immobiliare della famiglia camorristica dei Serino:
• 3 società, di cui due dedite al commercio all’ingrosso di animali vivi e alla coltivazione di frutti oleosi, nonché una sala scommesse con interet point;
• 43 immobili e terreni tra cui fabbricati e box auto per un valore di circa 2 milioni di euro;
• 19 rapporti bancari direttamente o indirettamente riconducibili ai medesimi.

LE INDAGINI
Al sequestro si è arrivati dopo l’indagine dei Ros che già nell’inchiesta “Farfalla” aveva dimostrato come Matteo Serino, in un periodo di transizione causato dalla detenzione del padre, avesse assunto la direzione del clan capeggiato proprio da suo padre. Quell’indagine, infatti, già all’epoca aveva consentito di raccogliere elementi circa la sussistenza di un clan camorristico facente capo Aniello Serino, detto ‘o Pope, e al di lui figlio Matteo, egemone prevalentemente sul territorio di Sarno, con variegati interessi illeciti nel controllo e nella distribuzione, su un’ampia porzione del territorio della provincia di Salerno, dei cosiddetti videopoker, nonché in quello delle estorsioni nei confronti delle imprese impegnate nello svolgimento di opere pubbliche appaltate nel Comune di Sarno in conseguenza della frana del 5 maggio 1998. In tale ambito furono, inoltre, acquisiti numerosi elementi idonei a delineare i rapporti del gruppo riconducibile ai Serino con altre frange criminali attive nelle province di Salerno e Napoli, e ai momenti di collaborazione e frizione avvenuti con gli stessi. Un clan che avrebbe tentato di condizionare, attraverso il “voto di scambio”, le consultazioni elettorali del 2014.

LE ALTRE INDAGINI
Già il 7 maggio 2002 era stata emessa, dal Tribunale di Salerno, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere l’operatività criminale della Famiglia Serino e di altri sodali, anche in quella circostanza fattivamente impegnata a fornire appoggio ad esponenti politici locali.

L’INCHIESTA “POKER”
Nel giugno 2013, al fine di non disperdere il notevole bagaglio investigativo acquisito in relazione agli equilibri criminali nell’area vesuviana e nella zona di confine della provincia di Salerno, seguiva da parte della Sezione Anticrimine di Salerno, un altro impegno investigativo – Indagine “Poker” – che muoveva i suoi primi passi dal monitoraggio Del 60enne Raffaele Vitiello, amministrativamente mero dipendente della Visco Matic S.r.l. dedita al noleggio di videopoker ma, di fatto, “dominus” della ditta.

Anche in questa indagine fu documentata la rinnovata operatività del gruppo Serino di Sauro ed in particolare dei figli di Aniello (Michelina, Matteo e Gianluigi). Fra i settori d’interesse per la famiglia camorristica sarnese vi erano in particolare:
• il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti;
• la gestione dell’indotto derivante dalla locazione di macchinette videopoker;
• l’attività di abigeato estesa su vasta scala (la Famiglia Serino è storicamente dedita all’allevamento e alla conseguente gestione di esercizi di rivendita al dettaglio di carni);
• l’intestazione fittizia di beni ed attività imprenditoriali nel settore delle scommesse e del noleggio di macchine distributrici di alimenti e bevande;
• l’esercizio abusivo dell’attività finanziaria, nonché il recupero di crediti presso terzi.

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