Ospedale di Scafati e Covid-19: quale futuro quando l’emergenza sarà finita?

Due i probabili scenari

Sull’argomento, interviene il presidente dell’associazione Società Scientifica Anardi, dott. Vincenzo Santonicola: “In questi anni il nostro ospedale è già stato troppo mortificato da scelte regionali ed aziendali rigide nei confronti degli operatori ma soprattutto delle richieste sanitarie della popolazione afferente: oggi non possiamo che sperare che il post Covid-19 non sia caratterizzato da una chiusura definitiva”.

Entrando nel merito, il dott. Santonicola spiega: “L’attuale organizzazione che vede impegnate le UU.OO di Malattie Infettive, Pneumologia e Rianimazione sicuramente verrà smantellata a fine emergenza. Il pronto soccorso tornerà ad essere PPI e le UU.OO di Lungodegenza (già trasferita nel marzo 2021 a Sarno) e Reumatologia troveranno certamente una nuova collocazione all’interno dell’Asl”.

Per il dottor Santonicola le possibilità di rinascita del nosocomio scafatese sarebbero due: “La prima – spiega – è quella di organizzare il presidio affinché si possa determinare la sempre più attesa e sperata conversione del Dea da I a II livello. Una possibilità che meriterebbe maggiore attenzione ed impegno da parte della politica, non solo quella scafatese, ma dell’intero Agro nocerino-sarnese, soprattutto se si considera che l’ospedale di Scafati, negli anni passati, è sempre stato un importante punto di riferimento sanitario per l’intero comprensorio”. Ma come? Santonicola precisa: “Una possibilità che potrebbe concretizzarsi con l’attivazione di pronto soccorso “d’organo” e la Chirurgia Toracica con la riabilitazione polmonare, in un polo Pneumologico già strutturato e apprezzato non solo a livello aziendale ma regionale. Il tutto sostenuto dal supporto del Laboratorio Analisi e di una Radiologia Interventistica H24, nonché da una U.O. di Anestesia e Rianimazione”.

L’altra possibilità invece, sarebbe “la conversione in Ospedale di Comunità, struttura intermedia tra l’assistenza domiciliare e l’ospedale- spiega Santonicola – potrebbe essere questa la seconda possibilità di rinascita del Mauro Scarlato. In sostanza un ponte tra i servizi territoriali e l’ospedale per tutte quelle persone che non hanno necessità di essere ricoverate in reparti specialistici, ma necessitano di un’assistenza sanitaria che non potrebbero ricevere a domicilio”.
Floriana Longobardi

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