Protezione anche oltre il 90% dopo la seconda dose del farmaco anti Covid 19. Uno studio che mette in crisi la scelta di rinviare la seconda dose di alcune settimane
Una buona notizia nella lotta contro il nuovo coronavirus e le sue varianti. I vaccini AstraZeneca e Pfizer contro la Covid 19 sono “altamente efficaci” anche contro la cosiddetta variante indiana, dopo la somministrazione della seconda dose. È il risultato dello studio del Dipartimento della Salute del Governo del Regno Unito, il Public Health England (Phe), secondo il Phe, due settimane dopo la seconda dose. Il vaccino di AstraZeneca risulta efficace al 60%, rispetto al 66% contro la variante Kent (quella detta comunemente inglese)- Pfizer, invece, ha un’efficacia all’88%, rispetto al 93% contro la variante Kent. La differenza di efficacia tra i due vaccini potrebbe essere dovuta ai tempi delle seconde dosi di AstraZeneca, che avvengono più tardi di quelle di Pfizer, ha spiegato l’agenzia britannica. I dati suggeriscono che il siero AstraZeneca impieghi più tempo per raggiungere la massima efficacia, quindi la protezione che fornisce potrebbe aumentare ulteriormente.
L’IMPORTANZA DELLA SECONDA DOSE
“Ora è chiaro quanto la seconda dose sia importante per garantire la protezione più forte possibile contro il Covid-19 e le sue varianti”, ha dichiarato il segretario alla Salute di Londra, Matt Hancock, aggiungendo: “Tutti dovrebbero prenotare la loro dose”. Uno studio che mette in crisi la scelta di rinviare la seconda dose di alcune settimane, adottata per prima nel Regno Unito e poi anche in Italia e in altri paesi europei.
L’EFFICACIA NEL PREVENIRE RICOVERI IN OSPEDALE E LA MORTE
L’agenzia del Governo britannico ha anche detto di aspettarsi livelli ancora più elevati di efficacia contro i ricoveri ospedalieri e i decessi: “Questo studio rassicura sul fatto che due dosi di entrambi i vaccini offrono alti livelli di protezione contro la malattia sintomatica dalla variante B.1.617.2, ci aspettiamo che siano ancora più efficaci nel prevenire il ricovero in ospedale e la morte”, ha detto Mary Ramsay, responsabile dell’immunizzazione dell’agenzia Phe.
I CONTAGI IN INDIA E NEL MONDO
Nel frattempo, a livello globale la pandemia ha raggiunto quasi i 3,5 milioni di morti confermati per Covid-19, 166 milioni di contagi e 1,6 miliardi di dosi di vaccino somministrate. In India la preoccupazione è particolarmente alta anche per la diffusione del ‘fungo nero’. Il ministro federale Sadananda Gowda ha dichiarato che i casi sono stati quasi 9mila sinora, mentre scarseggia il farmaco per curare la malattia, l’antimicotico Amfotericina B. Non è invece stato divulgato quante persone siano morte. Secondo gli esperti, l’epidemia di Covid-19 in India potrebbe ora rallentare, ma le autorità sono preoccupate per la mucormicosi, che ha tasso di mortalità al 50% e colpisce persone malate o guarite.
Relativamente rara, causata dall’esposizione a muffe nell’ambiente, come nel terreno o nel muco nasale, colpisce persone in particolare immunodepresse, si diffonde nel tratto respiratorio ed erode le strutture facciali fino a raggiungere il cervello. Giovedì il ministero della Salute di New Delhi ha chiesto agli Stati di tracciare la diffusione del ‘fungo nero’ e di dichiararlo epidemico, rendendo così obbligatorio a tutte le strutture mediche segnalare i casi alla rete di sorveglianza federale. Il premier Narendra Modi ha definito la malattia “una nuova sfida”.