Inaugurato il murales dedicato a Torre, «È il 25 aprile di Pagani»

A 40 anni dalla morte del sindaco di Pagani ucciso dalla camorra in città si respira un’aria nuova. Le foto e i video della manifestazione

Una giornata diversa per Pagani, talmente diversa da poter assurgere a simbolo di quel riscatto atteso da 40 anni, da quando la comunità fu privata del suo sindaco, Marcello Torre, ucciso per mano della camorra. Per quell’assassinio è stato condannato Raffaele Cutolo, capo della Nco, morto quest’anno, anche se il retroterra e le complicità dell’omicidio dell’11 dicembre 1980 non sono mai emerse. Torre è morto per la sua opposizione alle infiltrazione della camorra nella vita pubblica della sua città ma in quegli anni, il sindaco di Pagani, noto avvocato penalista, era diventato il simbolo della voglia di riscatto dei suoi concittadini e, con il terremoto del 1980, il suo operare era diventato pericoloso. Si, un grave pericolo per gli intrecci tra politica e malaffare che imperavano.

L’amministrazione di Torre era diventata un esempio (coinvolgimento delle opposizioni e delle forze sociali e dell’associazionismo nella gestione dell’emergenza post sisma) per tutta la Campania e la Basilicata devastate dalle scosse telluriche. Quello di Torre era una concreta testimonianza che potevano cambiare le cose, chiamando a raccolta la parte migliore della società, a partire dai giovani. Spenta sotto i colpi di arma da fuoco l’esperienza di Marcello Torre, dal 1980 calò il sipario su una gestione dal basso dell’emergenza terremoto.

La memoria di Torre è rimasto indigesta a tanti e perfino chi ha indagato ebbe a che fare con poche collaborazioni e tanti ostacoli. Basti pensare che la tenace donna Lucia, moglie di Torre, con due figli poco più che bambini, da sola ha affrontato una lunghissima battaglia per arrivare a una verità giudiziaria anche se sembra parziale. Non mancarono le interviste che donna Lucia rilasciò in trasmissioni televisive nazionali che ebbero un effetto di un terremoto e che smossero le acque che forse qualcuno voleva ristagnassero. Una donna che ha ricevuto scarsissimi aiuti nella sua battaglia e il cui testimone oggi è condiviso con la figlia Annamaria. Anni di solitudine, con molte (non tutte) amministrazioni comunali quantomeno distratte nei confronti della memoria del loro concittadino, celebrata in tutta Italia, decorato con la medaglia d’oro al valor civile, ma che in tanti certamente non onoravano.

Oggi Pagani, dopo 40 anni, e due consigli comunali sciolti per infiltrazioni camorristiche, di cui una recente, vede un tangibile segno dell’affermazione della memoria di Marcello Torre, un esempio di liberazione dal camorra e da un certo modo di fare politica. Il murales di via Ferrante, opera di Jorit, inaugurato questa mattina, ha un valore simbolico notevole. E’ un monito alla malavita e al malaffare ma anche il segno, che cammina sulle spalle di tanti giovani, che esiste un’altra Pagani, quella che non solo dice No alla camorra e alla zona grigia che vive intorno ad essa, ma lo grida, la testimonia. Ecco perché, Annamaria Torre, dal palco, visibilmente commossa, ha parlato di una giornata che è il 25 aprile di Pagani che si libera dalla camorra. Ecco perché c’era tanta gente alla manifestazione, come non se ne era vista tanta nel tempo. Ecco perché c’erano tanti sindaci presenti. Ecco il perché della partecipazioni di parlamentari di diversa estrazione politica. Non solo, quindi, il prefetto e le forze dell’ordine che spesso sono state tra le poche istituzioni vicine alla famiglie.

Annamaria Torre alla folla ha gridato: «Vi consegno mio padre, Marcello vive, Marcello è Pagani». Da oggi, Torre ad essere per tantissimi uno dei migliori figli di Pagani, libera e civile quale comincia ad essere.
L’evento raccontato nelle foto di Emiddio Esposito

I video della manifestazione pubblicate dall’associazione Marcello Torre
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