Molte le dosi destinate in Campania. L’Europa, intanto, minaccia sequestri delle fiale di AstraZeneca per evitare le esportazioni. A breve in consegna anche Johnson & Johnson
IN CONSEGNA I VACCINI MODERNA
Sono 333.600 dosi di vaccini Moderna in arrivo in Italia, le prime 100.800 sono già transitate dal Brennero stamattina. Stasera è prevista la partenza su mezzi su gomma per distribuzione in Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise e Puglia. E sempre stasera arriveranno ulteriori 231.100 dosi Moderna, per essere distribuiti lunedì alle regioni.
AD APRILE LE PRIME DOSI DEL JOHNSON & JOHNSON
Le prime dosi del vaccino Johnson & Johnson saranno in Italia nella seconda metà di aprile, ma si tratterà di “quantità limitate che poi andranno ad aumentare da maggio e giugno”.
ASTRAZENCA E I RITARDI CHE SMUOVONO L’UE
E’ slittato l’invio delle fiale di AstraZeneca previsto questa settimana: il carico verrà consegnato il prossimo 24 marzo, quando in totale saranno 279mila dosi consegnate.
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha minacciato di bloccare le esportazioni del vaccino contro il Covid-19 di AstraZeneca se l’azienda farmaceutica non rispetterà le consegne previste per l’Unione Europea. «Abbiamo l’opzione di bloccare le esportazioni pianificate», ha dichiarato Von der Leyen alla testata tedesca Funke, «questo è il messaggio per AstraZeneca: rispettate il vostro contratto con l’Europa prima di iniziare le spedizioni verso altri Paesi». Von der Leyen ha affermato che il gruppo anglo-svedese ha consegnato solo il 30% delle 90 milioni di dosi concordate per il primo trimestre. AstraZeneca ha spiegato che i ritardi sono dovuti a intoppi produttivi nei suoi stabilimenti in territorio europeo ma il contemporaneo rispetto delle forniture stabilite per il Regno Unito ha provocato l’ira di Bruxelles. Mercoledì scorso Von der Leyen aveva inoltre minacciato di invocare poteri d’emergenza per bloccare le esportazioni di vaccini per il Covid-19 dall’Unione Europea per assicurare “reciprocità” con altri esportatori. Bersaglio della polemica è la Gran Bretagna, accusata di aver potuto portare avanti la campagna vaccinale con maggiore velocità della Ue proprio grazie a un blocco di fatto delle esportazioni delle dosi prodotte sul proprio territorio. L’accusa è stata respinta con sdegno dal premier britannico, Boris Johnson, mentre il ministro degli Esteri di Londra, Dominic Raab, ha chiesto “spiegazioni” alla presidente della Commissione Europea. «Tutte le opzioni sono sul tavolo», ha ribadito Von der Leyen, la quale ha annunciato che lo stato della campagna vaccinale sarà in cima all’agenda del prossimo Consiglio Europeo, che si svolgerà il 25 e il 26 marzo. L’Unione Europea ha già stabilito uno speciale meccanismo di supervisione che impone ai fornitori di vaccini di dichiarare se intendono esportare dosi fuori dall’Unione Europea. Il blocco delle esportazioni può essere avviato su richiesta di uno Stato membro e deve essere poi approvato dalla Commissione Europea per poter esser attivato. L’unico precedente, finora, è il blocco attuato dall’Italia dell’esportazione di 250 mila dosi dirette verso l’Australia sulla base della persistente carenza e di ritardi nelle consegne. L’imposizione di divieti all’esportazione di vaccini è stata criticata da Olanda e Belgio, due nazioni che ospitano fabbriche di AstraZeneca, sebbene solo l’impianto belga di Seneffe abbia ricevuto il via libera per la produzione del siero. Il ‘Financial Times’ ha rivelato nei giorni scorsi che il sito olandese di Halix, società appaltatrice di AstraZeneca, non ha ancora ricevuto l’autorizzazione alla produzione dell’Agenzia del Farmaco Europea (Ema) pur essendo stato citato nel contratto tra il gruppo e l’Unione Europea.
UN ESERCITO DI VACCINATORI
Un esercito di vaccinatori per il generale Figliuolo. Oltre ai camici bianchi impiegati negli ospedali e negli hub vaccinali e ai medici di famiglia, è previsto un massiccio arrivo di rinforzi con gli infermieri, gli odontoiatri, i pediatri. Ma anche i farmacisti saranno della partita: il Dl Sostegni approvato ieri stabilisce che il vaccino si potrà ricevere anche nelle farmacie, in via sperimentale, previa formazione specifica. Specifici accordi con i sindacati di categoria, sentito l’ordine professionale, disciplineranno «gli aspetti relativi ai requisiti minimi strutturali dei locali per la somministrazione dei vaccini, nonché le opportune misure per garantire la sicurezza degli assistiti». I farmacisti dovranno trasmettere “senza ritardo e con modalità telematiche sicure” i dati relativi alle vaccinazioni effettuate. I sindacati, Federfarma in testa, e l’ordine professionale sono pronti a partire, forti di 70mila farmacisti in oltre 19mila farmacie pubbliche e private. «È doveroso farlo – spiega all’Agi Andrea Mandelli, presidente della Federazione Ordini Farmacisti Italiani (Fofi) – perché dobbiamo vaccinare il più possibile, più rapidamente possibile. Sarà ovviamente su base volontaria, ma ci aspettiamo un’alta adesione». Mancano ancora i dettagli, servirà un protocollo operativo che però, fa capire Mandelli, non dovrebbe presentare particolari ostacoli: «Noi ci siamo, questa svolta è anche un omaggio allo sforzo fatto dalla categoria in questo anno terribile, basti pensare all’impegno con cui abbiamo contribuito al fondamentale presidio dei tamponi. Già in tanti Paesi i farmacisti vaccinano: Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Portogallo, Irlanda… Quando ci si chiede un contributo siamo sempre pronti ad aderire. È in gioco la salute del Paese, dal vaccino dipende la vita delle persone ma anche la ripresa economica». Quanto alla formazione specifica richiesta, per consentire formalmente al farmacista di inoculare il vaccino, «non ci saranno particolari problemi – spiega Mandelli – noi siamo sottoposti a un aggiornamento professionale continuo, rientrerà in quell’ambito». D’accordo anche Marco Cossolo, presidente di Federfarma: «Accogliamo con soddisfazione – sottolinea all’AGI – la decisione del Governo di prevedere nel DL Sostegni il coinvolgimento delle farmacie nella somministrazione della campagna del vaccino. Siamo pronti a definire un protocollo di carattere operativo per un’efficace campagna di vaccinazione in farmacia, forti anche della nostra esperienza positiva riportata con i test antigenici. In questo modo la rete delle oltre 19.000 farmacie italiane potrà dare il proprio contributo al raggiungimento dell’obbiettivo di vaccinare il maggiore numero di persone possibili e nel minor tempo possibile».
Con velocità, elasticità e pragmatismo, sottolineano Fofi e Federfarma, rivendicando ancora il ruolo dei farmacisti che «hanno dato nel corso della pandemia una risposta efficace, efficiente e continuativa ai bisogni della popolazione e alle esigenze del Servizio sanitario nazionale, garantendo non soltanto l’assistenza farmaceutica, ma anche nuovi servizi e prestazioni resi necessari dall’emergenza, come l’effettuazione dei tamponi rapidi». Con una richiesta: «Per dare il giusto riconoscimento al lavoro dei colleghi collaboratori, è necessario che si giunga a una positiva conclusione delle trattative per il rinnovo del contratto nel più breve tempo possibile, per far sì che farmacisti e farmacie possano affrontare questo nuovo e importantissimo compito nelle condizioni migliori su tutto il territorio nazionale». Con il protocollo operativo, che potrebbe vedere la luce a giorni, come annunciato anche dal ministro Speranza, i farmacisti insomma potranno «dare il proprio contributo alla lotta contro il Covid-19 moltiplicando i punti di vaccinazione per rendere facilmente accessibile al cittadino questo importante servizio, che contribuirà a raggiungere in sicurezza e con tempestività la copertura vaccinale della popolazione».
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