Erano stati dati dal boss Nuvoletta, finalmente ora arriva la decisione della curia partenopea
“Pecunia non olet” è la locuzione latina che ancora oggi pervade il mondo anche quello della fede. Quel “denaro non puzza” che ha portato anche la Chiesa ad accettare denaro sporco. Una filosofia espansa anche ad oggetti d’arte, ex voto, che finivano per essere una forma di ostentazione e creazione di consenso e potere per le organizzazioni criminali. A questo filone si ascrivono anche le famose fermate delle processioni. Ecco perché, la decisione dell’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia (nella foto), di far rimuovere due quadri raffiguranti la Madonna di Pompei e Santa Rita, donati dal defunto boss della camorra Lorenzo Nuvoletta, assume un significato particolare. I dipinti sono stati portati via dalla chiesa di Maria Santissima della Cintura e della Consolazione a Marano, comune del Napoletano.
I due quadri si trovavano a lato del portale d’ingresso della chiesa, che non è parrocchia. Su di loro si poteva leggere la scritta “A devozione di Lorenzo Nuvoletta”. In un comunicato la Curia arcivescovile di Napoli ha reso noto che la rimozione è stata decisa “per non turbare i fedeli disorientandoli con azioni che potrebbero anche lontanamente essere ricondotte ad una ambiguità tra vangelo e vita e per per dare un inequivocabile esempio di incompatibilità tra i percorsi del Vangelo e quelli dell’iniquità a qualsiasi livello”. Ambiguità e iniquità che la Chiesa deve combattere sempre e comunque, senza eccezioni, ricordando che Cristo disse: Date a Cesare quel che di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. Per onore di cronaca, anche se la persona non sarebbe nemmeno degna di essere ricordata, Lorenzo Nuvoletta fu a capo dell’omonimo clan attivo a Marano a Nord di Napoli, alleato del cartello della “Nuova famiglia” nella guerra contro un altro criminale sanguinario, Raffaele Cutolo, all’inizio degli anni ’80, morì nel 1994.