Le acque reflue finivano nell’Alveo Santa Croce che poi confluivano nel torrente tributario del fiume Sarno. Gli interrogativi sulla gestione del territorio nel corso degli anni
Proseguono le indagini della Procura i Nocera Inferiore ed i controlli dei carabinieri del Noe nei confronti delle aziende operanti nel bacino del fiume Sarno e dai suoi affluenti per scoprire chi inquina il corso d’acqua. Nel corso delle ultime settimane, i militari del maggiore Giuseppe Capaluongo hanno effettuato ulteriori accessi presso gli opifici industriali che sono insediati nell’area di bacino del Sarno e dei suoi principali tributari, i torrenti Solofrana e Cavaiola. Questa mattina, a conclusione di indagini disposte dal sostituto procuratore Roberto Lenza e coordinate dal procuratore Antonio Centore è stato eseguito un decreto emesso dal Gip che ha sottoposto a sequestro preventivo dell’impianto della società “La Betoncave” e operante a Nocera Superiore su una superficie di circa 20.000 metri quadrati, noto stabilimento industriale per la produzione di conglomerati cementizi e dotato di un impianto di frantumazione ed un impianto di produzione di calcestruzzo. Al termine delle indagini, i legali rappresentanti sono stati deferiti in stato di libertà per i reati connessi allo scarico illecito di reflui industriali.
LE INDAGINI
Nel corso del sopralluogo i carabinieri del Noe hanno accertato che l’azienda non è in possesso di alcuna autorizzazione allo scarico in corpo idrico superficiale delle acque reflue industriali prodotte che venivano, pertanto, convogliate, illecitamente, nell’Alveo Santa Croce affluente del torrente Cavaiola. Si è accertato, altresì, che i reflui di dilavamento dei piazzali, interessati dallo stoccaggio di consistenti quantità di materiali e rifiuti inerti ed inevitabilmente anche dall’esercizio di operazioni connesse con le attività (operazioni di carico e scarico da parte di autocarri e di rifornimento carburante/gasolio con rilascio di oli od idrocarburi), trasportando con sé elementi residuali inquinanti connessi all’attività produttiva e miscelandosi con questi, perdono la loro connotazione originaria di fenomeno naturale, neutro per l’ecosistema, per acquisire, invece, gli elementi tipici dei reflui industriali, dannosi per l’ambiente.
L’INTERROGATIVO
Quanto scoperto dal pm Lenza e dai carabinieri del Noe è a carico di una nota azienda che opera decenni, come mai nessuno prima se ne è accorto? Nei vari sopralluoghi o autorizzazioni concesse, come mai nessuno si è avveduto prima che una grossa azienda non aveva questa fondamentale autorizzazione allo scarico delle acque reflue? E questo non solo in chi ha eseguito gli accertamenti ma anche in chi ha rilasciato le autorizzazioni. L’azienda avrà la possibilità di dimostrare che tutto è in regola, ma se alla fine del procedimento la tesi investigativa della procura di Nocera sarà comprovata, ci saranno spunti di riflessione sulla gestione del territorio nel corso degli ultimi decenni.