La Mura su ministro della Transizione Ecologica

Ci sono sfide importanti da compiere, sfide che caratterizzeranno i prossimi decenni dell’Italia. Tra queste senza dubbio c’è quella che riguarda la transizione dalle fonti fossili a quelle rinnovabili. Questa sfida dovrebbe essere uno dei più importanti obiettivi per il nuovo ministero della Transizione ecologica

Di certo non partiamo col piede giusto se il neoministro alla Transizione Ecologica Roberto Cingolani nel 2018 dichiarava che “il gas è uno dei mali minori”, e ancora che “nel medio e lungo termine è la risorsa più sostenibile” (forse economicamente, ma non per l’ambiente). Per non parlare poi dei discorsi relativi alle energie rinnovabili che, sempre secondo il neo-ministro, hanno i seguenti problemi: il fotovoltaico “ha costi troppo elevati”, l’idroelettrico “non basta per tutti”, l’eolico “ha limiti di ingombro”, le batterie per le ricariche elettriche dei mezzi di trasporto sostenibili “troppo limitate, siamo lontani dall’autonomia dai veicoli a benzina”. Ma questo era il 2018 e oggi la sfida europea per il clima diventa fortemente ambiziosa, a patto che gli Stati membri decidano tutti insieme di abbandonare le fonti fossili e anche il gas a vantaggio delle rinnovabili, quindi si stanno mettendo su questo capitolo 750 miliardi di euro. L’Europa ha deciso che il gas non deve più ricevere incentivi come “fonte fossile di transizione”, decisione che non piace ad almeno 11 Paesi membri. E l’Italia cosa farà? La spinta ecologista che ha portato il M5S al governo del Paese con milioni di voti sarà in grado di orientare questo governo verso le energie rinnovabili? Basta guardare la composizione tecnica (di alto profilo) e politica per prevederne l’orientamento.

Sempre nel 2018, il neo-ministro affermava: il nucleare “presenta troppi veti”. Forse quelli che giustamente gli italiani hanno posto con il referendum? Ma soprattutto, se sono questi i presupposti, di cui il neo-ministro ha discusso anche ospite di Renzi alla Leopolda, perché accettare un ministero che dovrebbe andare in tutt’altra direzione? Penso che dovremmo seguire le vicende europee per comprendere la politica italiana. Infatti, a proposito di nucleare, la Francia è uno dei Paesi che lo ha inserito nella bozza del recovery plan presentato all’Europa, come fonte energetica “pulita”. Quindi ritorna alla ribalta anche il nucleare come energia per la transizione ecologica! Nel frattempo i mercati azionari si stanno organizzando per investire sulla nuova economia che consentirà al mondo intero di adattarsi a sfide difficilissime, come l’aumento della temperatura dei mari e dell’atmosfera che renderà inospitali tante aree del nostro pianeta. L’Italia con i suoi 8.500 chilometri di costa è condannata a perdere molte aree costiere perchè il mare le sommergerà, solo per fare un esempio. Quindi, la mia domanda è, i governi saranno capaci di mettere in salvo tutti o decideranno di lasciare indietro i più deboli? Siamo certi che l’Italia con i super tecnici imboccherà la strada della tutela dell’ambiente e della Natura, della solidarietà e dell’equità sociale? Posso dire con certezza che senza i parlamentari italiani i cittadini non avranno voce e la finanza deciderà chi far salire sull’Arca di Noè!

PS. Breve curriculum del neo-ministro.

Roberto Cingolani, ex direttore del super finanziato (dallo Stato) Istituto Italiano di Tecnologia è attualmente in forze a Leonardo (aerospaziale-militare). Non sono poche le polemiche suscitate in ambito accademico sul suo operato, non ultima quella sull’affidamento da parte di Renzi dello Human Technopole sulla ricerca genomica. Tra le sue 900 pubblicazioni scientifiche, nessuna riguarda ecologia o ingegneria energetica.
Virgina La Mura, Capogruppo M5S Commissione Ambiente Senato

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