La minoranza sottolinea la sproporzione dell’incremento e le modalità con cui è stato approvato il punto all’ordine del giorno
I consiglieri comunali Adinolfi Gerardo, Senise Califano e Raffaele Polichetti consiglieri comunali di minoranza a Roccapiemonte hanno inviato un duro documento nei confronti del sindaco Carmine Pagano che ha difeso quanto accaduto nell’ultimo consiglio comunale. «Il sindaco del Comune di Roccapiemonte ha sostenuto che i lavori dell’ultima assise del 2020 sono stati guidati dal Presidente del consiglio a norma di legge e nel pieno rispetto delle regole -scrivono i tre membri delle assise -. Chiaramente, il sindaco fa la difesa d’ufficio, non indica norme o regolamento del caso verificatosi. Lo scontro c’è stato sull’argomento n.3 dell’ordine del giorno “Approvazione del Piano economico finanziario (Pef) anno 2020”. Tale piano contiene un significativo aumento economico del servizio di “Rifiuti solidi urbani”, che i cittadini di Roccapiemonte corrisponderanno, già dal prossimo anno».
«AUMENTO INGIUSTIFICATO TASSA DEI RIFIUTI»
Per i tre consiglieri comunale di minoranza, si tratta di «Un aumento che a nostro avviso è sproporzionato, rispetto all’estensione territoriale del paese (cinque chilometri quadrati).
IL PROBLEMA AMMENDE
Per i tre esponenti di minoranza: «Il primo cittadino indica che l’articolo 3 all’ordine del giorno, se non approvato, avrebbe comportato problema di ammende. E’ bene precisare che l’ammenda l’avrebbe determinata la negligenza e inoperosità dell’amministrazione Pagano, in quanto gli atti comprensivi degli allegati dovevano essere inviati all’ente Arera, entro fine novembre, come sollecitato per diverse volte dallo stesso ente, al Comune. La richiesta di parere è stata inviata all’Arera solo il 18 dicembre, senza una plausibile giustificazione dell’enorme ritardo».
IL MANCATO RISPETTO DEL REGOLAMENTO
La minoranza ha contestato il mancato rispetto dell’articolo 11 del regolamento sul funzionamento e l’organizzazione del consiglio stesso, il quale recita: «Tutti gli atti relativi agli argomenti aventi contenuto amministrativo iscritti all’ordine del giorno devono essere depositati presso la Segreteria Generale almeno 48 ore prima della seduta e in caso di convocazione di urgenza 24 ore prima, corredati dai documenti istruttori e dai pareri resi ai sensi dell’art.49 del D. lgs n. 267/2000…». I consiglieri comunali Adinolfi Gerardo, Senise Califano e Raffaele Polichetti sostengono sia «evidente e inconfutabile il mancato rispetto del regolamento del Consiglio Comunale. Il tentativo del Presidente del Consiglio Comunale di ribaltare le proprie responsabilità, della cattiva e ingannevole gestione del punto 3 all’ordine del giorno, dell’ultimo consiglio comunale è chiaro! Il Sindaco è convinto che il Consiglio Comunale sia uno strumento al suo servizio e non accetta il confronto e le proposizioni che vengono dai gruppi di opposizione. Vi è ancora di più che, nel prendere visione degli atti, 24 ore prima del consiglio comunale, così come previsto dal regolamento del consiglio comunale, il fascicolo risultava mancante di documenti (parere Arera, parere contabile, parere revisore dei conti). Solo nella serata del giorno 29 dicembre scorso alle ore 19,43 il responsabile dell’ufficio tecnico inviava Pec con il solo documento Arera, privo di quello del revisore dei conti. Quindi ai consiglieri di opposizione veniva recapitata la Pec con notevole ritardo e non nei tempi previsti dalla normativa e dal regolamento (24 ore in caso di urgenza). Motivo per il quale l’argomento non doveva essere trattato e discusso in Consiglio Comunale, a norma di legge, operando una forzatura istituzionale grave. Inoltre, parliamo di regolamenti e di articoli di legge e richiami giurisprudenziali secondo i quali la mancanza dei pareri di regolarità tecnica e di contabilità costituirebbero una irregolarità amministrativa grave. I pareri di regolarità tecnica e contabile devono necessariamente essere presenti nella proposta di deliberazione pena la illegittimità del provvedimento amministrativo. La loro mancanza impedisce il concreto raggiungimento dell’interesse pubblico tutelato dalle norme. Lo strappo istituzionale non è giustificabile, è stata commessa una grave illegittimità amministrativa non rispettando la legge e il regolamento sul funzionamento del consiglio comunale, tutto a discapito dei cittadini di Roccapiemonte».