Tra i vari problemi è il numero degli studenti pendolari. Gli allarmi degli studiosi, la posizione della ministra e dei presidenti delle Regioni
La riapertura della scuola, il prossimo 7 gennaio, si avvicina, e i numeri dei positivi e l’indice di contagiosità restano alti e quindi si riflette sull’opportunità di riaprire le scuole con le lezione in classe.
IL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA STATO REGIONI
«Io credo sarebbe giusto che il governo nelle prossime ore ci riconvocasse e insieme prendessimo una decisione, in maniera molto laica», ha sostenuto poco fa il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, mettendo quindi in dubbio l’accordo siglato il 23 dicembre scorso tra gli Enti locali e il Governo per la ripartenza della scuola dopo l’Epifania.
L’ALLARME
Gli studiosi mettono in guardia. «Aumenta notevolmente la circolazione del virus in Italia e inizia ad aumentare di conseguenza la pressione sulle unità di terapia intensiva, in una situazione critica, nella quale gli eventuali effetti dei provvedimenti adottati prima di Natale potranno essere visibili solo a ridosso del 7 gennaio, data della possibile riapertura delle scuole», ha rilevato il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “Mauro Picone” del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac). Anche il direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, in queste ore ha sostenuto come sia prudente «mantenere inalterate per la scuola le misure di salvaguardia e prudenza attuate prima e di aspettare almeno la seconda settimana di gennaio».
LA MINSITRA DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha affermato: «Non possiamo arrenderci e dobbiamo, ciascuno degli attori coinvolti, operare uniti, ricordandoci sempre del peso specifico che questa Istituzione ha nel percorso di ogni bambina e bambino, delle ragazze e dei ragazzi, nella vita del Paese. Arretrare sulla scuola, significa rinunciare a un pezzo significativo del nostro avvenire. Per questo non lo faremo».
I PROF E IL VACCINO E LE POLEMICHE DEI SINDACATI
I docenti sono pronti a farsi vaccinare: l’80% lo farebbe subito, stando ad un sondaggio al quale hanno partecipato in totale 10.445 persone. Ma il mondo della scuola non ha un calendario vaccinale ad hoc, quindi docenti e bidelli verranno vaccinati probabilmente tra aprile e settembre. “Troppo tardi”, secondo tutti i sindacati. Critiche al governo arrivano dall’opposizione.
LE VARIE REGIONI
Ogni Regione va per conto suo. In Puglia assicurerà la possibilità di scelta tra didattica a distanza o in presenza anche dal 7 gennaio. In Campania, sempre tenendo presente il dati del monitoraggio della curva dei contagi, il 7 gennaio è previsto il ritorno in classe delle prime e le seconde elementari, l’11 gennaio tutte le classi della scuola primaria; dal 18 gennaio le tre le classi delle medie e dal lunedì 25 le superiori. Nel Lazio l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato: «Con questi dati in crescita faccio un appello al Governo a riflettere bene sulla riapertura delle scuole il 7 gennaio. Devono restare chiuse… in tutta Italia» In Veneto “molto perplesso” sull’opportunità di tornare in classe, sia pure a ranghi ridotti, è il Governatore Luca Zaia: «A dicembre in Veneto si è registrato il 50 per cento di morti in più rispetto all’anno precedente».
TROPPI STUDENTI CAMPANI COSTRETTI A VIAGGIARE
«In Campania la situazione è analoga a quella del Lazio: il problema trasporti, anche se parzialmente migliorato, persiste ed è acuito dallo scaglionamento imposto dalle prefetture e dal consistente pendolarismo. In Irpinia, Benevento e provincia di Salerno il 40% degli studenti viaggia ore per andare a scuola». Ad affermarlo alla Adnkronos è il presidente dell’Associazione nazionale presidi Campania, Francesco De Rosa. L’associazione di presidi ha «chiesto una anticipazione per le quinte della didattica sincrona in presenza e distanza, dopo l’annuncio dell’Assessore per il quale le secondarie superiori non riapriranno prima del 25 gennaio». Dalla Regione hanno risposto che ci avrebbero pensato. «Anche il Governatore De Luca è molto cauto – ha detto De Rosa – e purtroppo non posso dargli torto. Noi dirigenti scolastici non abbiamo piena contezza della situazione perché siamo stati esclusi dai tavoli con i prefetti ma rileviamo che lo scaglionamento degli orari è difficilmente realizzabile, tanto più che il quadro è aggravato dall’aumento dei contagi. In Campania in zone più svantaggiate come l’Irpinia e Benevento, ma anche la provincia di Salerno stretta e lunga oltre 100 km, il 40% degli studenti viaggia per andare a scuola ed è costretto ad almeno 90 minuti di spostamento per raggiungere la destinazione. Solo a Napoli e Caserta la situazione è un po’ meno complessa»