Ambulanze e onoranze funebri, Squecco e altri parlano, tace una parte degli indagati

Emergono particolari importanti dagli interrogatori nell’ambito dell’inchiesta “Croci del Silaro” sugli intrecci che ruotano attorno alla nota famiglia di Capaccio con interessi anche ad Agropoli e Acerno, e che ha messo nei guai anche una dirigente dell’Asl Salerno.

L’inchiesta sul gruppo degli Squecco che gestisce a livello familiare e amicale servizi di ambulanze convenzionate con il 118 e ditte di onoranze funebri continua ed ora, dopo gli arresti e gli interrogatori valuta quanto sostenuto dagli 11 indagati, uno dei quali, il patron delle “croci”, Roberto Squecco di Capaccio in Carcere, altri 9 tra familiari e prestanome ai domiciliari e un dirigente dell’Asl di Salerno all’obbligo di dimora lontano dal suo ufficio di Nocera Inferiore e sospesa dall’attività dall’Azienda sanitaria. Centrale nell’inchiesta la sfilata di ambulanze per festeggiare l’elezione nel giugno 2019 del sindaco Franco Alfieri di Capaccio. Ma analizziamo quanto accaduto dall’esecuzione delle misure cautelari agli interrogatori di garanzia di ieri mattina.
LA NOVITA’ DELL’INCHIESTA
L’indagine su Squecco e i suoi ha seguito un doppio canale, uno penale da parte di una procura di Salerno e l’altro di prevenzione antimafia da parte della polizia. Un doppio binario che poi confluisce nella richiesta rafforzata di un provvedimento di sequestro di beni, formulata congiuntamente dal procuratore capo Giuseppe Borrelli e dal questore di Salerno, Maurizio Ficarra. A lavorare alle indagini il pm Francesca Fittipaldi della Dda, il direttore della Divisione centrale anticrimine, il prefetto Francesco Messina, la Squadra mobile del vicequestore Marcello Castello. .

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LE MISURE
In carcere è finito Roberto Squecco, 55enne di Capaccio, con interessi nel trasporto degli infermi, o meglio nel servizio del 118 in convenzione con l’Asl Salerno, e nei trasporti funebri nel suo comune, ad Agropoli e ad Acerno, arrestato nel 2014 per essere vicino al clan Marandino ed estorsione, con parziale condanna in appello. Ai domiciliari sono andati: la 51enne moglie (separata) di Squecco, Stefania Nobili, eletta al consiglio comunale di Capaccio nel 2019; la 71enne cognata Giuseppina D’Ambrosio, il 46enne nipote Mario Sguecco e la 43enne moglie Elena Vitale, il 46enne Giuseppe Pinto (stretto collaboratore del patron Roberto), tutti capaccesi. Sempre ai domiciliari sono andati il 48enne Donato Petolocchio (parente di Sguecco) e sua moglie, la 42enne Assunta Salerno, entrambi di Acerno; il 46enne Michele Montefusco di Eboli (legale rappresentante della Sos Soccorso) e il 59enne medico Michele Sorrentino di Pompei (gestore di fatto della società di servizi Adriatica, con sede nella sua città). La dirigente del servizio 118 dell’Asl, il medico Gerarda Montella di Angri, ha ricevuto la notifica dell’obbligo di non dimorare a Nocera Inferiore, città dove ha sede il suo ufficio.

LE ACCUSE
Diverse e a vario titolo le ipotesi a carico di alcuni degli indagati, come intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, auto-riciclaggio, peculato, abuso d’ufficio e falso, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, per i quali sono a vario titolo sottoposti gli indagati. La dirigente Asl è indagata solo per aver favorito Squecco nell’aver affidato alla Sos Soccorso le postazioni 118 di Capaccio e Agropoli e di aver attestato un sopralluogo all’associazione in realtà mai avvenuto. A Roberto Squecco sono riconducibili l’associazione Croce Azzurra di Capaccio (gerente la cognata D’Ambriosio), quella di Agropoli (guidata da Pinto) e l’altra di Acerno di Potolicchio. Le intestazioni fittizie sarebbe stato uno stratagemma per evitare che tutto fosse raggiunto dalla misura di prevenzione emessa dal tribunale di Salerno. Stessa necessità che il Lido Kennedy di Agropoli che diventerà al 100% della moglie Nobili e poi passerà ad Assunta Salerno. Dopo la la sfilata delle ambulanze della 9 e 10 giugno 2019, interviene l’Asl che sospende tutte le convenzioni con le tre croci, avviando le procedure di riaffidamento delle postazioni del 118. Ma nei giorni successivi, nell’associazione Sos Soccorso subentrano nuovi soci e una nipote di Squecco convince un battipagliese a diventarne presidente, giusto il tempo di firmare la convenzione con l’Asl e di fatto le tre postazioni del 118 tornano nell’orbita di Squecco. Scoperti anche accordi per pagare 50mila euro al mese all’Atlantis di Pompei per la fornitura di personale medico e infermieristico alle croci del patron capaccese: come arrivavano i suoi assegni, dalla ditta pompeiana venivano eseguiti prelievi bancomat per 23mila euro e restituiti a Roberto Squecco, consentendogli così il riciclaggio di denaro.


L’INDAGINE DI PREVENZIONE
Roberto Sguecco è stato considerato dagli inquirenti un soggetto socialmente pericoloso dalla seconda metà degli anni ’90. Anni in cui sarebbe stato denunciato per truffa, ricettazione, violazione delle norme tributarie, traffico di carte clonate, operazioni di distrazione di beni e capitali poste in essere in danno dei creditori delle società da lui amministrate, formalmente o di fatto, poi dichiarate fallite. Grazie a queste attività illecite, Squecco avrebbe accumulato oltre tre milioni di euro, successivamente reinvestiti in diverse operazione, per le quali è stato condannato per due bancarotte fraudolenti. Roberto Squecco avrebbe poi reinvestito i proventi dei reati acquistando, tra l’altro, attraverso la società Pianeta Paestum S.r.l, 12 terreni per circa 18 ettari a Capaccio, pagati 1,6 miliardi delle vecchie lire, il cui attuale valore, sulla base della relativa destinazione urbanistica e delle potenzialità di sfruttamento, è stimabile in circa 15 milioni di euro. Su questi e altri terreni c’era il progetto di realizzare un parco divertimenti tematico come Gardaland. Per questo progetto era previsto l’intervento dei Comuni di Capaccio e Agropoli. L’imprenditore delle croci aveva investito anche in Romania, attraverso due società, una varata nel 2002 e un’altra nel 2009, per la produzione e vendita di prodotti caseari. Sempre sul posto avrebbe acquisito immobili. Uno di questi, è un terreno a Zimbor, in Transilvania, in Romania.


I SEQUESTRI
La Dda ha ottenuto che fossero sequestrati una società con sede in Italia, due associazioni di soccorso, 26 automezzi, sette conti correnti bancari, 12 terreni a Capaccio e il a Zimbor in Romania, per un valore complessivo stimato di circa 16 milioni euro.






GLI INTERROGATORI
ROBERTO SQUECCO. “Non sono un delinquente”. In sintesi così si difende e lo fa a spada tratta Roberto Squecco. “Quale delinquente comprerebbe ambulanze per sottrarre capotali alla misura cautelare e poi le intesta a una Onlus che non può distribuire utili?”, si domanda il principale indagato durante l’interrogatorio nel quale è assistito dagli avvocati Guglielmo Scarlato e Mario Turi. Anche sulla vicenda del lido Kennedy a Capaccio si difende: “E’ una concessione che la mia famiglia ha dagli anni Ottanta ed è intestata alla mia ex moglie”. L’indagato dice che il famoso corteo di ambulanze per le elezioni di Alfieri a sindaco di Capaccio Paestum (nella cui maggioranza figura anche la moglie Stefania Nobili tra le più votate) non ha provocato alcuna interruzione del servizio 118, in quanto i mezzi erano reperibili ad ogni esigenza. E sull’ipotesi di riciclaggio Squecco ha negato tutto: “Se volevo nascondere i soldi li portavo all’estero e non compravo ambulanze”. Anche la moglie separata di Roberto Squecco, Stefania Nobili, ha risposto alle domande del Gip raccontando la sua verità. E si è difesa con passione anche la dirigente dell’Asl, Gerarda Montella, negando ogni addebito. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Giuseppina D’Ambrosio, Giuseppe Pinto, Mario Squecco, Elena Vitale e Domenico Sorrentino.
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