Di Scafati, Angri, Boscoreale, Boscoreale, Torre Annunziata, Terzigno, Pompei e Castellammare di Stabia gli appartenenti alla gang smascherata stamattina. Erano diventati il terrore degli automobilisti. Otto tra ladri e ricettatori arrestati. In totale oltre 500 le vetture rubate in 5 mesi nell’Agro nocerino e nel Vesuviano. Per riottenere l’auto i legittimi proprietari pagavano tra i 1.500 e i 2.000 euro. Ecco come agivano
In otto agli arresti, cinque in carcere e tre ai domiciliari, tra le provincie di Napoli e Salerno, ritenute a vario titolo responsabili dei reati di associazione per delinquere finalizzata al compimento di più furti, estorsione, ricettazione e autoriciclaggio. Ad eseguire i provvedimenti i carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore. I militari del tenente colonnello Rosario Di Gangi ha anche effettuato perquisizioni personali e locali, su delega della procura di Nocera Inferiore, a carico di altri sette indagati a piede libero per gli stessi reati. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Angelo Rubano e dal procuratore Antonio Centore, hanno preso spunto da elementi indiziari acquisiti nel mese di ottobre 2019 dai carabinieri di Scafati e della Sezione Radiomobile di Nocera Inferiore in occasione di un controllo e sequestro di un’auto rubata a bordo della quale viaggiava uno degli odierni arrestati, che procedeva a breve distanza rispetto ad un’altra vettura occupata da tre complici (anche loro tra gli arrestati di questa mattina).
LE INDAGINI. Dallo sviluppo degli elementi investigativi documentati nella circostanza e, in particolare, dall’estrapolazione del contenuto degli smartphone delle persone controllate e denunciate (video, immagini, file audio, chat telematiche), è nata un’articolata attività d’indagine con una minuziosa ricostruzione degli episodi in cui gli indagati risultavano coinvolti, l’identificazione dei altri sospetti e delle parti offese, l’analisi delle denunce presentate in relazione alle specifiche tipologie di reato nel territorio di riferimento e l’escussione delle stesse vittime.
I FURTI. Le attività investigative hanno consentito di reperire gravi, molteplici e concordanti elementi indiziari su un’associazione per delinquere dedita stabilmente al compimento, in solo tre mesi, di furti – oltre 500 le vetture rubate in 5 mesi nell’Agro nocerino e nel Vesuviano – di 120 auto nell’Agro nocerino e 90 nel Vesuviano. Le vetture venivano rivendute nel mercato occulto oppure i componenti della gang tentavano il cosiddetto “Cavallo di ritorno”, la restituzione ai legittimi proprietari dietro pagamento del pizzo, in questo caso di 1.500-2.000 euro. I furti al momento ricostruiti sono 122 nell’Agro nocerino e 76 nel Vesuviano tra agosto e ottobre 2019 e 150 nell’Agro e 108 nel Vesuviano tra aprile e maggio 2020. La gang è composta da indagati residenti a Scafati, Angri, Boscoreale, Torre Annunziata, Terzigno, Pompei e Castellammare di Stabia, operava permanentemente tra le province di Napoli e Salerno (in particolare, Agro nocerino-sarnese e paesi vesuviani) attraverso una suddivisione dei compiti e la creazione di uno spazio virtuale di circolazione interna delle informazioni e delle comunicazioni operative inerenti all’attività associativa costituito da una chat sulla piattaforma WhatsApp denominata dagli stessi partecipanti “Gli sfiammati”. Ritrovati nelle chat 64mila file immagini, 36mila file audio e 14mila video.
COME AGIVANO. Il gruppo individuava con sopralluoghi le autovetture da rubare. Gli esemplari che risultavano di potenziale interesse per ubicazione e condizioni esteriori venivano sottoposti ad accurata e metodica indagine attraverso la consultazione di applicazioni telematiche, disponibili sulla rete internet, da cui gli indagati prelevavano informazioni sul veicolo e sul proprietario che venivano utilizzate sia per la selezione di quelli di interesse in base alle potenzialità di profitto, sia per instaurare contatti estorsivi una volta perpetrato il furto. Individuato l’obiettivo utile, l’auto veniva rubata da ladri esperti nell’utilizzo di dispositivi elettronici, in grado di acquisire il controllo delle componenti di bordo bypassando la centralina, forniti da persona dotata di competenze specialistiche in materia, residente in provincia di Bari e che risponde di partecipazione al sodalizio criminoso. Il mezzo asportato veniva lasciato “riposare” per alcuni giorni in un parcheggio o altro luogo in cui non desse nell’occhio per evitare il rischio di immediata localizzazione da parte del proprietario e, superato indenne tale periodo, destinato alternativamente alla sopra descritta restituzione estorsiva ovvero alla ricettazione.
I NUMERI. Nel corso delle indagini, sono stati scoperti 13 furti di auto, 16 episodi di ricettazione, tre estorsioni e due casi di autoriciclaggio consistiti nell’asportazione dei dispositivi Gps per impedirne la localizzazione della vettura rubata. Numerosi altri episodi sono tuttora in fase di individuazione e ricostruzione prendendo spunto dalla cognizione solo parziale o frammentaria finora acquisitane.