Un’analisi esaustiva di quanto emerso finora. Dalle pitture ai resti di cibi ed essere umani. Il caso Nuceria
Quando gli archeologici hanno aperto alcune otri portate alla luce a Pompei hanno avvertito il profumo del vino, come se l’eruzione del 69 d.C. avesse conservato tra le tante testimonianze del passato anche i sapori e gli odori di duemila anni fa. Ed una di questa testimonianze è stata ufficializzata in tutto il suo splendore nelle ultime ore. All’interno del progetto di manutenzione e restauro della Regio V è riemerso dall’oblio delle ceneri un termopolio, una sorta di tavola calda, perfettamente conservata con l’immagine di una ninfa marina a cavallo e animali con colori talmente accesi da sembrare tridimensionali. La scoperta che ancor più strabiliante per il ritrovamento nei recipienti del Termopolio di tracce di alimenti che venivano venduti in strada. Era infatti abitudine dei pompeiani quella di consumare all’aperto cibi e bevande calde.
COSA ERA UN TERMOPOLIUM
Il Thermopolium era una bottega dove si vendevano prodotti alimentari e piccoli animali da cortile, ma anche pietanze calde cucinate in loco. A Pompei se ne contano 80. Quasi tutti hanno un bancone bene in vista dalla strada per far vedere le pietanze. Sul piano del banco una serie di fori tutti della stessa dimensione accoglievano i vasi in terracotta destinati a conservare le pietanze. Mentre su uno dei lati del bancone c’era un espositore a gradini con in mostra piatti pronti e vasi con cibi diversi. C’era anche un fornello mobile per riscaldare i piatti per servirli caldi.
L’ULTIMA SCOPERTA
Le ricerche sul Termopolium di cui si parla in queste ore in realtà erano iniziate lo scorso anno, durante gli interventi del Grande Progetto Pompei per la messa in sicurezza e consolidamento dei fronti di scavo storici. Si trova nella Regio V in uno slargo all’incrocio tra il vicolo delle Nozze d’argento e quello dei Balconi. Nella piazzetta antistante, erano già emerse una cisterna, una fontana e una torre piezometrica per la distribuzione dell’acqua, dislocate a poca distanza dalla bottega già nota per l’affresco dei gladiatori in combattimento. Il piano pavimentale di tutto il Termopolio è costituito da uno strato di cocciopesto (rivestimento impermeabile composto da frammenti in terracotta), in cui in alcuni punti sono stati inseriti frammenti di marmi policromi (alabastro, portasanta, breccia verde e bardiglio).
GLI STUPENDI AFFRESCHI
Le decorazioni del bancone presentano sul fronte l’immagine di una Nereide a cavallo in ambiente marino e, sul lato più corto, l’illustrazione probabilmente della stessa bottega alla stregua di un’insegna commerciale. Al momento dello scavo, il ritrovamento di anfore poste davanti al bancone rifletteva non a caso l’immagine dipinta. In questa nuova fase di scavo sono emerse altre pregevoli scene di nature morte, con rappresentazioni di animali, probabilmente venduti nel locale. Frammenti ossei, pertinenti gli stessi animali, sono stati inoltre rinvenuti all’interno di recipienti ricavati nello spessore del bancone contenenti cibi destinati alla vendita. Come le due anatre germane esposte a testa in giù, pronte per essere preparate e consumate, un gallo e un cane al guinzaglio, quasi un monito alla maniera del famoso Cave Canem. Una sbeffeggiante iscrizione graffita “Nicia cinede cacator” si legge sulla cornice che racchiude il dipinto del cane: “Nicia (probabilmente un liberto proveniente dalla Grecia) Cacatore, invertito!”, forse lasciata per prendere in giro il proprietario o da qualcuno che lavorava nel termopolio.
I CIBI
In nove anfore, una patera di bronzo, due fiasche, un’olla di ceramica comune da mensa conservati cibi e alimenti. I cibi e le bevande venduti all’interno del termopolio: tra i dipinti del bancone sono raffigurate due anatre germane, e in effetti un frammento osseo di anatra è stato rinvenuto all’interno di uno dei contenitori, insieme a suino, caprovini, pesce e lumache di terra, testimoniando la grande varietĂ di prodotti di origine animale utilizzati per la preparazione delle pietanze. D’altro canto, le prime analisi archeobotaniche hanno permesso di individuare frammenti di quercia caducifoglie, probabilmente pertinente a elementi strutturali del bancone. Sul fondo di un dolio – identificato come contenitore da vino sulla base della bottiglia per attingere, rinvenuta al suo interno – è stata individuata la presenza di fave, intenzionalmente frammentate/macinate. Apicio nel De re Coquinaria (I,5) ne fornisce il motivo, asserendo che venivano usate per modificare il gusto e il colore del vino, sbiancandolo.
I RESTI UMANI
Altro dato interessante è il rinvenimento di ossa umane di un 50enne sorpreso dalla nube ardente mentre era disteso a letto (incenerito). Altre ossa sono di un altro individuo e sono state scoperte all’interno di un grande dolio (un vaso per liquidi).
L’IMPORTANZA DEL SITO
«Oltre a trattarsi di un’ulteriore testimonianza della vita quotidiana a Pompei, le possibilitĂ di analisi di questo Termopolio sono eccezionali, perchĂ© per la prima volta si è scavato un intero ambiente con metodologie e tecnologie all’avanguardia che stanno restituendo dati inediti», ha affermato Massimo Osanna, direttore generale ad interim del Parco archeologico di Pompei. Nessuno dei termopoli che giĂ si conoscevano, è stato ritrovato con un apparato decorativo così ampio e ben conservato e soprattutto in nessuno dei precedenti scavi – lontani negli anni – erano emersi così tanti elementi di studio sulla natura dei cibi e delle ricette in voga nel mondo romano del secondo secolo. «All’opera è un team interdisciplinare composto da un antropologo fisico, archeologo, archeobotanico, archeozoologo, geologo, vulcanologo: alle analisi giĂ effettuate in situ a Pompei saranno affiancate ulteriori a analisi chimiche in laboratorio per comprendere i contenuti dei dolia», ha annunciato il soprintendente.
IL COMMENTO DEL MINISTRO
«Con un lavoro di squadra, che ha richiesto norme legislative e qualità delle persone, oggi Pompei è indicata nel mondo come un esempio di tutela e gestione, tornando a essere uno dei luoghi più visitati in Italia in cui si fa ricerca, si continua a scavare e si fanno scoperte straordinarie come questa». Questa la dichiarazione del ministro per i Beni e per le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, commentando la scoperta del Termopolio.
IL DOCUFILM
Alle ore 21 di domani, domenica 27 dicembre, su Rai2 in onda la prima del docufilm. Un progetto realizzato da Gedeon Programmes e dal Parco Archeologico di Pompei, in collaborazione con France Télévisions, RTBF Télévision belge, Unità Documentari Ebu Coproduction Fund. Diretto da Pierre Stine, ha appena vinto il premio come miglior progetto multi format al World Congress of Science and Factual Producers 2020. Per due anni le telecamere hanno seguito gli ultimi lavori di scavo e messa in sicurezza del Parco Archeologico, raccontando la fatica, la dedizione, le emozioni, la gioia di tutti coloro che ogni giorno lavorano intensamente per ridare luce, identità e una nuova vita alla storia. Ad accompagnare i telespettatori alla scoperta dell’antica Pompei una guida d’eccezione: Massimo Osanna.
LA RIFLESSIONE SU NUCERIA
Se queste come tantissime altre emergono dal sottosuolo di Pompei cosa potrebbe venir fuori da quella di Nuceria Alfaterna, capitale della Confederazione sannitica meridionale, di cui la città pompeia fu porto? Una domanda lecita, visto che Nuceria era grande il doppio di Pompei e città infinitamente più ricca e importante. Ma manca a chi rivolgere questa domanda, anche perché le classe dirigenti hanno sempre visto, al di là delle chiacchiere, i resti archeologici come nemici, soprattutto dell’edilizia.