Presentate anche le istanze dei futuri legali del Salernitano e dell’Agro nocerino
Il rinvio al 2021 dell’esame di abilitazione per diventare avvocato ha visto la protesta dei praticanti avvocati in piazza Montecitorio. A Roma sono stati rappresentanti gli aspiranti avvocati dell’Agro nocerino e del Salernitano, dall’associazione italiana “Praticanti avvocati”, il cui segretario è il sarnese Nello Mancuso. “Dopo anni di tirocini gratis vogliamo fare l’esame”, c’era scritto su uno dei cartelloni esposti dai futuri legali presenti in piazza. In pratica, è stato chiesto al Governo ed in particolare al ministro della Giustizia Bonafede, una alternativa. Inoltre, “le occasioni straordinarie sono un modo per cambiare un esame sbagliato”, riportava un altro dei cartelli esposti a Montecitorio. I praticanti, più di una decina, hanno manifestato in modo statico, rispettando le misure di prevenzione e le regole relative al contenimento della diffusione del Coronavirus. La parità di trattamento e la certezza dell’esame sono state le principali istanze mosse dalle future toghe. Ma il discorso è ben più articolato. Nel frattempo, l’associazione Aipav, sta preparando un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La richiesta da parte dei praticanti è quella di ottenere un cambio di passo ed un esame di abilitazione meno farraginoso di quello attuale. La questione nasce dall’ultimo esame di abilitazione dei praticanti della provincia di Salerno che ha visto bocciare il 71% dei candidati, su 800 partecipanti, 600 sono stati mandati a casa, e solo 200 (il 29%) hanno superato gli scritti. Solo poche persone hanno avuto la possibilità di affrontare l’esame orale.
Allo studio del parlamento è in corso un disegno di legge che dovrebbe semplificare la procedura dell’esame di abilitazione, si tratta di un un test a risposta multipla da sottoporre ai candidati. La speranza da parte dei praticanti è che venga approvato in tempi brevi, anche se la richiesta iniziale era stata quella di una prova orale secca per l’abilitazione, un po’ come sta capitando per altri corsi di laurea. In effetti, si è chiesto che il titolo diventasse direttamente abilitante. Un punto, rispetto al quale, forte è stata l’opposizione dall’establishment. Il governo pare non voler fare passi indietro rispetto alla decisione presa, cioè quella del rinvio, aspetto confermato da una mancata risposta da parte del massimo rappresentante del dicastero della Giustizia ad una specifica interrogazione parlamentare. Insomma, i praticanti avvocati sembrano essere degli invisibili ed il muro di gomma che si erge intorno a loro diventa sempre più impenetrabile. “Summum ius summa iniuria”, diceva Cicerone, una citazione che sembra calzare a pennello, sul caso dei praticanti avvocati. L’estrema applicazione della legge, in merito all’attuale modus operandi dell’esame di abilitazione, è comunque la massima ingiustizia che ne consegue. Eppure proposte alternative sono state fatte, tra queste la possibilità di svolgere la prova in via telematica. Purtroppo, chi di competenza, resta ancora sordo al grido della protesta.
Giuseppe Colamonaco