Nocera Superiore. Il caso di Marco Albani arriva in parlamento

Interrogazione di Cantalamessa al ministro Bonafede

Continua la battaglia di Marco Albani per suo figlio e per il diritto di esercitare il ruolo di genitore in pieno secondo quanto disposto dall’affidamento congiunto. La vicenda è molto nota, un tira e molla, che si trascina tra carte bollate, sentenze e aule dei tribunali. Un caso che, lo stesso Albani, ha sopposto all’attenzione del Csm e del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’imprenditore di Nocera Superiore, stavolta, si è rivolto al governo italiano, attraverso una interrogazione presentata al ministro della Giustizia Bonafede, dal parlamentare della Lega Gianluca Cantalamessa. A descrivere la vicenda lo stesso deputato: “Il tribunale civile di Nocera Inferiore, in data 11 novembre 2019, emetteva sentenza di separazione definitiva tra il signor M.B. e la coniuge, disponendo l’affidamento congiunto del piccolo A., bambino di sei anni affetto da un disturbo dello spettro autistico; il signor M.A. si è visto, però, negare ad oltranza, dalla madre, il diritto di incontrare il figlio e senza valide motivazioni”.

Una situazione che già da diversi anni ha visto riempire con fiumi di inchiostro pagine e pagine di giornali. In effetti, parallelamente al piano giudiziario, la storia ha avuto una notevole rilevanza mediatica. Albani, più volte, ha ribadito di voler esercitare il suo ruolo genitoriale nel rispetto di quanto deciso dalla giustizia ordinaria e di non sottrarsi alle proprie responsabilità. Ma qualcosa non ha funzionato e pare non funzionare, come riferito nell’interrogazione del parlamentare leghista: “Dopo ricorsi e la richiesta di adozione di provvedimenti urgenti circa il ripristino del diritto di frequentazione padre-figlio, ma che nei fatti non assumevano decisioni esecutive, il signor M.A. è riuscito a rivedere il figlio solo una volta, grazie agli assistenti sociali, ma il piccolo Alessandro dopo tanti mesi non ha più riconosciuto il papà; a circa un anno di distanza dalla sentenza di separazione e dall’ostentato rifiuto della madre del bambino di far incontrare lo stesso con il padre, risulta all’interrogante che il signor M.A. abbia avanzato la richiesta di collocazione temporanea del minore, unitamente alla madre, in una comunità educativa di tipo familiare, risultando evidente il bisogno di un ricongiungimento o addirittura di un nuovo riconoscimento della figura paterna”. La questione è stata posta al ministro della Giustizia. Catalamessa ha chiesto al governo di applicare la legge n.54 dell’8 febbraio del 2006, recante disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli. “La portata di questo testo – ha scritto il deputato – risiede nel riconoscere che, anche in caso di separazione personale dei genitori, il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da padre e madre e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale; dalla vicenda, invece, emerge un’asimmetria giuridica e pedagogica che sta portando il minore a perdere progressivamente ogni significativo rapporto con il genitore non affidatario”. Albani, in virtù dell’interrogazione, ora attende una risposta scritta dal ministro, soprattutto in merito al quesito posto dal parlamentare del Carroccio: “Quali iniziative, per quanto di competenza, il governo intenda assumere e in particolare affinché sia data piena applicazione alla legge n. 54 del 2006, in modo tale che i diritti del padre e del figlio possano essere realmente tutelati”.
gc
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