Non soddisfatta pienamente Legambiente, Cammarano (M5S) spera nell’Appello per reati dove l’azienda è stata assolta
Rito abbreviato per il caso Fonderie Pisano: i proprietari ed alcuni tecnici sono stati assolti per le accuse più gravi a loro contestate. Condannati in primo grado dal giudice Maria Zambrano per aver gestito e smaltito illecitamente, in concorso tra loro, rifiuti speciali, anche pericolosi, non risultando tracciabili gli smaltimenti di emulsioni oleose prodotte dal trattamento. È quanto ha deciso all’esito del rito abbreviato il tribunale di Salerno a carico di Guido, Renato, Ciro e Ugo Pisano, al termine della vicenda partita dalle denunce del Codacons e dell’Associazione Salute e Vita sull’inquinamento ambientale che partirebbe dalla Fonderie di Fratte.
I Pisano sono stati assolti per tutti gli altri reati ipotizzati dalla Procura a loro carico e tra questi le accuse sull’immissione di fumi in atmosfera e sulle emissioni odorigene nauseabonde e moleste. Assoluzione anche per le presunte condotte illecite in merito al rilascio dell’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale e la presunta assenza del titolo autorizzativo avanzata nelle denunce. Per questa accusa, sono finiti assolti anche funzionari e tecnici quali Luca Fossati e Antonio Setaro, perché il fatto non costituisce reato. Esclusa finanche la responsabilità amministrativa delle Fonderie perché il fatto non sussiste. La motivazione della sentenza arriverà entro 90 giorni e probabilmente la Procura farà ricorso in appello.
Il Consigliere regionale Michele Cammarano: “È un primo risultato del procedimento in cui anche il Ministero dell’Ambiente si è costituito parte civile. La nostra azione di denuncia, al fianco dei comitati e dei cittadini, continuerà sempre nelle difesa del diritto alla salute. Speriamo in un Appello. Abbiamo l’obbligo morale di consegnare alla next generation un futuro sostenibile”. «La condanna di oggi nei confronti dei titolari delle Fonderie Pisano per reati connessi all’inquinamento ambientale confermano i sospetti sulle condotte illecite compiute all’interno dell’opificio di Fratte e rispetto ai quali ci battiamo da anni. E’ sempre una sconfitta per i cittadini quando, a dare risposte, sono i tribunali e non la politica, spesso dopo decenni trascorsi dall’inizio degli eventi incriminati, tra sit-in e mobilitazioni. Seppur limitatamente ad alcune fattispecie, quanto statuito dal giudice configura degli illeciti gravissimi nei confronti dei cittadini e dell’ambiente in un procedimento nel quale, ricordo, anche il Ministero della Salute si è costituito parte civile. Ciò che è avvenuto negli ultimi vent’anni nella fabbrica di Fratte è una responsabilità individuale, ma anche politica di una classe dirigente che non ha mai difeso apertamente la salute dei salernitani». A denunciarlo è il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Michele Cammarano. «Tra i reati ambientali condannati anche lo smaltimento di rifiuti speciali. Un danno per la popolazione della Valle dell’Irno e per questo condividiamo la posizione del Comitato Salute e Vita che si definisce “non pienamente soddisfatto perché, per alcuni reati, sono stati assolti”. Non una giustizia piena, quindi per gli esponenti del comitato, perché ci si aspettava, infatti, ulteriori condanne per tutti i capi di imputazione», continua Cammarano. «In attesa di leggere le motivazioni sia per la condanna che l’assoluzione, auspichiamo che la Procura faccia ricorso in appello, affinché il diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione, venga rispettato anche nella Valle dell’Irno. Per cui la nostra battaglia continua, con più forza di prima. La politica non può permettersi di essere sorda rispetto al grido doloroso dei cittadini. Non solo miasmi e inquinamento da fumi di diossina, ma è in gioco la vita delle persone. Andremo avanti, per garantire e monitorare la salubrità dell’aria e delle acque, per bonificare in futuro tutto il territorio, deturpato da una struttura ormai troppo vetusto e non più in linea con i parametri di sicurezza internazionali e con un contesto urbanizzato che contrasta con la presenza di un’industria nel tessuto sociale, a contatto diretto con le abitazioni, porta di accesso alla città di Salerno. La nostra Terra va difesa, tutelata: abbiamo l’obbligo morale di consegnare ai nostri figli e alla next generation un habitat naturale sostenibile, un futuro migliore e una vita sana».
Legambiente
“Una sentenza che non ci soddisfa. Un verdetto che non rende giustizia e che non assicura il diritto alla salute dei tanti cittadini. Una comunità che da decenni segnala gli effetti di un’azienda che non ha avuto la lungimiranza di investire in ricerca e innovazione per mettere al sicuro contemporaneamente cittadini, lavoratori e produzioni. La sentenza ha riconosciuto la colpevolezza per i Proprietari delle Fonderie Pisano solo per un capo di imputazione riguardante l’attività di gestione i gestione di rifiuti non autorizzata mentre sono stati prosciolti per i restanti reati di matrice ambientale. Aspettiamo di conoscere le motivazioni. ” In una nota Francesca Ferro e Fabio Torluccio rispettivamente direttore Legambiente Campania e l’avvocato di Legambiente Campania parte civile al processo, commentano la sentenza di primo grado nei confronti delle Fonderie Pisano, stabilimento che si trova nel quartiere Fratte di Salerno.