Castel San Giorgio, Fortunato lancia l’appello: “Col delivery non basta sopravvivere”

Il pizzaiolo originario di San Marzano chiede aiuto a Conte e De Luca

Il titolare della pizzeria d’asporto “L’oro di Napoli” di Castel San Giorgio, Andrea Fortunato, ha lanciato un videomessaggio sui social relativo alle difficoltà economiche che sta attraversando dovute alla zona rossa istituita in Regione Campania. Il fine del pizzaiolo dell’Agro nocerino – sarnese è quello di sensibilizzare le istituzioni, in particolare il presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte ed il governatore della Campania Vincenzo De Luca, ad avere maggior attenzione per le pizzerie d’asporto che, in questo secondo lockdown, restano penalizzate per vari motivi. Si tratta di un accorato appello: “Sono Andrea Fortunato di Castel San Giorgio ho una attività da circa 6 anni. Purtroppo non so per quanto tempo riuscirò a tenerla. Sto facendo questo video per far capire a chi ci dovrebbe tutelare che ci sta lasciando nel dimenticatoio. È un video di sfogo e anche di delusione. Io pago le tasse ogni volta che lo stato me le chiede, ma quando dobbiamo avere un sostegno purtroppo il governo si dimentica di noi. Chiedo al governo come è possibile oggi lavorare con tutte queste restrizioni sia di orario che di circolazione delle persone, che devono stare a casa. Siamo aperti ma le persone stanno a casa, a questo punto dobbiamo chiudere noi. Io che ho investito 15 anni della mia vita con questo lavoro il pizzaiolo, non posso chiudere, e andare a fare altro. Il mio lavoro è questo e cercherò con tutte le mie forze di non chiudere. Purtroppo lo Stato ci sta fornendo una chiusura forzata a spese nostre”.

Una delle principali difficoltà è legata al codice Ateco dell’attività di Andrea che, come per i ristoranti, presenta le stesse caratteristiche in merito alle restrizioni, ma che per quanto riguarda i ristori disposti dal governo, ne è esclusa. Un vero paradosso, anche perché nel primo lockdown, le pizzerie d’asporto hanno usufruito dei sussidi statali per la chiusura subita. Stavolta, non essendoci una vera chiusura, ma solo una serie di restrizioni, il tipo di attività non rientra nei ristori. È questo il nodo della questione che Andrea non condivide, per una serie di motivi, che lui stesso spiega: “Adesso io sto lavorando con la consegna, cioè il delivery, ma non come vero e proprio asporto, poiché le persone non potendo circolare, non possono arrivare alla mia attività. Infatti, ho dovuto chiudere a causa delle restrizioni, i pochi tavoli per il take away utilizzati per il consumo in loco, la vetrina dei caldi anch’essa per la clientela di passaggio e le bibite alcoliche che non posso vendere. Purtroppo, l’asporto ha delle caratteristiche precise che non tutti conoscono, non si tratta di una pizzeria, ma di qualcosa di diverso”. Sono queste le falle, secondo il titolare dell’asporto “L’oro di Napoli” di cui il governo non ha tenuto conto. La chiusura di alcuni settori dell’attività di Andrea ha messo in crisi gli incassi: “Dovendo solo lavorare in consegna ho subito un calo degli affari di circa il 70% e per incentivare le richieste da parte dei clienti ho dovuto inventarmi dei gadget da regalare ad ogni ordine. I guadagni sono davvero ridotti e al contempo non è previsto nessun ristoro da parte del governo. Io non voglio assolutamente mollare, anzi, cerco di andare avanti, ma le difficoltà ci sono tutte. Nonostante la riduzione degli introiti, io non ho licenziato nessuno, però nessuna istituzione mi sta aiutando a continuare con più serenità”. Ecco perché Andrea ha pubblicato sui social un messaggio da far arrivare all’attenzione di Conte e De Luca. La situazione, in effetti, non è delle più rosee e la probabilità di chiudere, nel caso di un prolungamento delle restrizioni, potrebbe essere molto concreta. Dopo tanti sacrifici e tanto impegno, all’età di 33 anni, Andrea non può e non vuole cambiare strada, ma semplicemente continuare a lavorare.
gc
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