San Valentino, Del Sorbo fumava la sigaretta mentre Luana moriva dissanguata

Per il Gip del tribunale di Nocera, il trentaquattrenne indagato voleva sbarazzarsi dell’amante che voleva andare a vivere con lui. L’uomo ha confessato solo perché messo alle strette

Si è voluto sbarazzare di lei, che voleva andare a vivere con lui. Molto netta la ricostruzione del Gip Gustavo Danise del tribunale di Nocera Inferiore che ha deciso per la custodia cautelare in carcere per Nicola Del Sorbo, il reoconfesso assassino di Luana Rainone. E mentre la donna moriva dissanguata, il suo assassino rimaneva fuori a fumare la sigaretta, senza chiamare i soccorsi. Il trentunenne di Sant’Egidio del Monte Albino e la trentaquattrenne di San Valentino Torio erano amanti da quattro anni. Un’amica ha anche ricordato che Luana, la mattina del 23 luglio, avrebbe detto di voler raggiungere Del Sorbo. I due amanti andarono nella casa di lui in via Fontanelle n.38 a Poggiomarino, a poca distanza dal confine con San Valentino Torio, dove l’uomo abita e qualche volta lavora come agricoltore, quando non fa il muratore. Qui, come racconta Del Sorbo, i due amanti avrebbero consumato cocaina e avuto un rapporto sessuale. Al termine di questo, nel pomeriggio, Luana avrebbe chiesto insistentemente che il suo amante dovesse lasciare la sua famiglia e andare a vivere con lei.

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Al rifiuto, probabilmente l’ennesimo, dell’uomo, la trentunenne sanvalentinese avrebbe minacciato di chiamare la moglie. A questo punto, l’agricoltore avrebbe tolto il telefono alla donna che lo avrebbe preso a calci. Lui avrebbe preso un coltello e sferrato un colpa la gola. La vittima ha cominciato a sanguinare notevolmente alla gola e Del Sorbo avrebbe preso un cuscino per tamponare il sangue ma inutilmente. Poi, dice di essersi spaventato e di essere uscito fuori casa a fumare una sigaretta. Luana intanto continuava a perdere sangue tant’è che al rientro di quell’uomo che tanto amava viene trovata agonizzante. Neanche in questo caso Del Sorbo ha chiamato i soccorsi. Il trentaquattrenne ha aspettato che la donna morisse, poi l’ha messa in un lenzuolo, in un sacco dell’immondizia e poi in una coperta ed è andato a buttarla nella vasca Imhoff alle spalle della casa. Tornato nell’abitazione avrebbe messo tutto a posto. Per giorni non avrebbe detto nulla, neanche quando è stato sentito dai carabinieri. Il 3 e 4 settembre ha confessato perché ormai aveva capito che non c’era più nulla da fare: nessun ripensamento ma una confessione di comodo. Il procedimento continuerà alla procura di Torre Annunziata, competente sui delitti commessi a Poggiomarino. Il pm Viviana Vessa e i carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore hanno fatto un eccellente lavoro che per competenza territoriale sarà destinato all’ufficio inquirente torrese.

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