Corte dei conti, digitalizzazione: divario tra enti sull’attuazione del Piano triennale

Le grandi comunità sono un passo più avanti

Sono stati coinvolti alla rilevazione della Corte dei conti, riguardo al Piano di attuazione triennale per l’informatica 8.036 enti, di questi, 7.273 hanno risposto ai questionari preposti, con una percentuale del 90,51% sul totale. Questo è il dato che scaturisce dall’indagine della Sezione delle autonomie della magistratura contabile approvata con delibera n. 15/SEZAUT/2020/VSGO. Si tratta di uno screening relativo al quadro dei protocolli stipulati dalla Corte dei conti, prima col commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale, e poi col il Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione. L’indagine, purtroppo, rileva un netto divario digitale tra gli enti territoriali, sia di natura geografica e sia di natura dimensionale. Mentre le Regioni, le Province autonome e le 12 città metropolitane con popolazione superiore a 250mila abitanti – si legge in una nota diffusa dalla giustizia contabile – “conseguono, nella maggioranza dei casi, gli obiettivi del Piano triennale 2017-2019, con valori nella media o superiori che si concentrano, prevalentemente, nei distretti economicamente più sviluppati del paese, nel Centro-nord, e in particolare nell’area del Nord-est, negli enti locali la diffusa frammentazione in comunità di piccole dimensioni, il 93% delle quali è costituita da collettività con popolazione inferiore a 20.000 abitanti, incide negativamente sul grado di attuazione degli obiettivi del Piano triennale per l’informatica”.

Perché esistono queste criticità?
Secondo il recente report Digital Economy and Society Index della Commissione europea, il problema verte sia nei criteri di selezione della figura istituzionalmente preposta a guidare i processi di digitalizzazione nella PA, il Responsabile per la Transizione Digitale, figura nominata solo dal 36,7% delle amministrazioni territoriali e nel 67,9% dei casi fra soggetti privi di specifiche competenze nel campo, sia nel campo della formazione delle risorse umane nelle tecnologie dell’informazione (IT), uno degli elementi di debolezza strutturale del Paese. È positivo, invece, il grado di diffusione in Regioni e province autonome delle piattaforme abilitanti Spid, PagoPA, NoiPA e ANPR, infrastrutture immateriali essenziali al processo di digitalizzazione dei servizi pubblici. In pratica, sono i grandi enti e le comunità più corpose a beneficiare dell’innovazione tecnologica. “Uno dei punti qualificanti del Piano triennale – evidenzia la nota della Corte dei conti – prevede la progressiva dismissione dei data center obsoleti e inefficienti e la migrazione dei servizi pubblici verso il Modello Cloud della PA, con l’obiettivo di ridurre i costi di gestione delle infrastrutture IT in favore di maggiori investimenti in nuovi servizi digitali: anche in questo caso, come per la diffusione delle principali piattaforme abilitanti, si evidenziano livelli di adesione superiori alla media nei 12 Comuni con popolazione superiore ai 250.000 abitanti (fascia 7) e, a seguire, nelle Regioni e Province autonome. La media del livello di adesione risulta invece pari a zero nelle prime due fasce di Comuni, con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, e nelle Province e Città metropolitane appartenenti al contesto geografico delle Isole”.

Giuseppe Colamonaco

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