Per le prossime elezioni, l’ex assessore della Giunta Gambino, non scenderà in campo
La frammentazione del centrodestra, presentatosi unito lo scorso anno, vede defilarsi dalla competizione elettorale il medico Gerardo Torre. Ex assessore alla Cultura della Giunta Gambino, il camice bianco paganese, ideatore del progetto statua di Sant’Alfonso da realizzare in cima alla Torretta, è in netto dissenso sull’attuale centrodestra oggi in campo. La mancata unità della coalizione lo ha lasciato perplesso, tanto da rinunciare a candidarsi nuovamente per il consiglio comunale. “Ho la esigenza – ha scritto Torre – di sottolineare qualche nota critica su ciò che sta accadendo a Pagani, in prospettiva della prossima competizione elettorale ! Mi accorgo che Tutti i “contendenti” hanno un “comune denominatore” . Aiutare questa comunità e questo Paese a risorgere dalle “macerie” che da svariati anni, si sono accumulate sul territorio. Adesso, io mi domando, se tutti sono d’accordo su questa “opinione” e hanno questa speranza, cos’è che divide gli uni dagli altri, se non un “bassissimo” pettegolezzo sociale o ancora peggio, “squallidi” interessi personali”.
Una considerazione che lascia spazio a riflessioni profonde e che squarcia l’attuale meccanismo di alleanze messo in atto. “Avrei potuto accettare due “formazioni” , – ha evidenziato l’ex assessore – l’una contro l’altra “armata” in una normale e democratica competizione elettorale. Ma quando la “vis politicis” perde l’unica proprietà che la mantiene in “vita”, la coesione, e allora non si fa’ più politica, si fa’ “ammuina”. Io credo che la “vera” politica ,sia una “cosa” seria ! Ciò che resta è “strategia”, “opportunismo”, “protagonismo”. Sarò fuori da questo coro”. È probabilmente l’amara costatazione di un centrodestra, in particolare quello paganese, in balia delle onde, che in assenza dell’elemento coesivo (Alberico Gambino) si è facilmente frantumato. Mattino, Calce, Paolillo e Fezza, quattro candidati sindaci espressi, più o meno da un area politica precisa, salvo qualche eccezione.
Giuseppe Colamonaco