Operazione Olimpo 3
Un “sistema” per concludere buoni affari. È quanto emerge da quello che i pm di Torre Annunziata hanno rilevato sul ruolo dell’imprenditore Adolfo Greco che, grazie ad un sistema di corruzione, gli permetteva di concludere buoni affari. L’indagine del procuratore f.f. Pierpaolo Filippelli delegata alla polizia ed alla Guardia di Finanza, ha portato tra l’altro alla richiesta di utorizzazione all’arresto, con il beneficio dei domiciliari, per il senatore Luigi Cesaro e per il deputato Antonio Pentangelo, entrambi di Forza Italia. Indagato per traffico di influenze anche il capogruppo del Pd in consiglio regionale della Campania, Mario Casillo, inoltre, notificato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di Angelina Anita Rega, moglie di Greco. Oltre Greco, i destinatari delle altre misure cautelari sono, Antonio Elefante, Maurizio Biondi, Vincenzo Campitiello, Marcello Ciofalo e Vincenzo Colavecchia. Notificato anche un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip oplontino per somme equivalenti a quelle stimate come prezzo dei reati di concussione e corruzione. Il sistema di corruzione di esponenti politici regionali e nazionali e pubblici ufficiali aveva al centro proprio l’imprenditore stabiese Greco, che il 5 dicembre 2018 era stato arrestato per estorsione aggravata dal metodo mafioso e poi il 15 gennaio 2019 era stato destinatario di un’altra misura in carcere per concorso esterno in associazione di tipo mafioso al clan dei Casalesi, gruppo Zagaria.
I fatti contestati risalgono al 2015.
Cesaro e Pentangelo sono coinvolti in quanto all’epoca dei fatti presidenti della Provincia di Napoli. L’inchiesta di Torre Annunziata e’ uno stralcio di quella della Dda e verte intorno alla figura dell’imprenditore Adolfo Greco, destinatario insieme ad altre cinque persone, tra imprenditori, funzionari pubblici e liberi professionisti, di un provvedimento cautelare con il beneficio dei domiciliari. Una settima persona e’ destinataria di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Contestati a vario titolo anche il falso ideologico e la rivelazione di segreto di ufficio. L’indagine e’ relativa alla riqualificazione di un’area urbana in cui insisteva un tempo la fabbrica della Cirio a Castellammare di Stabia (Napoli), che gli indagati volevano abbattere per costruire 330 appartamenti grazie a un giro di tangenti. Un affare sul quale la camorra era pronta a mettere le mani. Secondo i pm oplontini, infatti, c’erano accordi tra politici locali e referenti dell’imprenditore Adolfo Greco per l’affare Cirio. Greco era gia’ stato arrestato a dicembre scorso in una inchiesta della Dda di Napoli su estorsioni nell’area stabiese. Sono 17 le persone per le quali la procura di Torre Annunziata aveva chiesto la proroga delle indagini gia’ a dicembre e adesso molte sono finite ai domiciliari. Per Luigi Cesaro e Antonio Pentangelo il gip oplontino ha concesso i domiciliari. Il reato loro contestato e’ di corruzione. Pentangelo, all’epoca dei fatti vicepresidente della Provincia di Napoli, ha ricevuto un orologio Rolex molto costoso in occasione dei suoi 50 anni. Cesaro sarebbe invece indirettamente chiamato in causa in un’intercettazione con riferimento di un versamento in contanti a 10 mila euro in occasione di una campagna elettorale. Greco e Polese hanno per i pm regalato a Pentangelo un Rolex di valore e a Cesaro 10.000 euro in contanti. Greco inoltre ha fatto pressione sull’imprenditore Giuseppe Imperati perche’ concedesse a Forza Italia in affitto un immobile a Napoli in piazza Bovio diventato sede del partito per un canone di 3.000 euro anziché’ 5000, originale richiesta. Per questo permesso a costruire, Greco attraverso Elefante ha dato al commissario ad acta Biondi 12.000 euro, ottenendo appunto la determina commissariale di accoglimento della sua richiesta il 13 aprile 2016. Dalle conversazioni intercettate, e’ emerso che in realta’ Greco aveva procurato ad Elefante per Biondi 20.000 euro in contanti, ma Elefante ne ha trattenuti per se’ 8.000.
L’inchiesta arriva anche a Pagani.
Convolto nell’inchiesta il commercialista paganese, Vincenzo Campitiello. É stato assessore alle Finanze dell’ex sindaco di Pagani Alberico Gambino e recentemente a capo del consiglio di amministrazione della Pagani ambiente, per lui una brevissima parentesi, culminata con le dimissioni. Secondo le indagini della procura di Torre Annunziata, Campitiello, insieme ad altri due funzionari dell’Agenzia delle entrate, avrebbe avuto rapporti con l’imprenditore stabiese Greco. Quest’ultimo avrebbe corrotto Colavecchia e Ciofalo perché incaricati di eseguire una verifica fiscale nel 2012 in un’altra sua azienda, Campitiello che non faceva verifiche perché era nell’ufficio legale della direzione provinciale dell’Agenzia, ma che in rapporti personali con lui, aveveva rivelato la notizia dell’imminente arrivo degli ispettori. La verifica é poi risultata infedele, cioè non corrispondente alle evidenze contabili. I soldi per corrompere questi funzionari li aveva materialmente messi insieme la moglie di Greco, Angelina Rega, 30mila euro che furono poi trovati in una borsa 24 ore di Campitiello, borsa che gli era stata consegnata da Greco all’interno degli uffici della sua societa’. Campitiello deve rispondere anche di falso ideologico in atto pubblico, avendo attestato falsamente la sua presenza dinanzi alla commissione tributaria regionale della Campania nei giorni in cui in realta’ era da Greco. Il gip per Casillo, come per Passarelli e Iovino, ha ritenuto che i reati contestati fossero da qualificare come traffico di influenze illecite, fattispecie per la quale non e’ consentita l’emissione di misure cautelari.
Le reazioni politiche.
Il senatore Luigi Cesaro, coinvolto nell’inchiesta, ha dichiarato: “Apprendo dell’iniziativa della Procura di Torre Annunziata e, confermando la mia fiducia nella magistratura, auspico che mi sia data in tempi stretti la possibilità di chiarire la mia totale estraneità alle vicende e ai fatti contestatimi, al pari di quanto accaduto in passato su vicende nelle quali sono stato ingiustamente coinvolto come gli esiti successivi hanno confermato”. Solidarietà ai due parlamentari di Forza Italia indagati da parte del deputato di Fi, Paolo Russo: “Come gia’ accaduto per il passato, Cesaro sapra’ far valere le proprie ragioni nel rispetto assoluto che si deve alla magistratura. La mia solidarieta’ ai due colleghi Cesaro e Pentangelo e’ totale, e lo e’ ancor di piu’ oggi che abbiamo diverse idee nella gestione del partito e nelle prospettive politiche. La verita’ prevarra’, restituendo i due colleghi al pieno impegno politico ed anche questa vicenda gia’ datata presto sara’ un brutto ricordo.
Il deputato del Movimento 5 Stelle Luigi Iovino, riguardo all’inchiesta, ha affermato: “Le ombre della piu’ misera Tangentopoli tornano ad addensarsi tra i banchi del parlamento italiano e sulla Regione Campania. Favori in cambio di sconti sul fitto di un comitato elettorale, orologi di valore e qualche migliaia di euro quale prezzo della corruzione, fino al sostegno per la campagna elettorale di un candidato gia’ al centro di un’indagine per voto di scambio. E nel mirino dei magistrati nomi come Luigi Cesaro e Mario Casillo che trainano percentuali di preferenze elettorali importanti e che, conti alla mano, hanno fatto la differenza per alle ultime elezioni regionali. L’uno per il figlio divenuto capogruppo FI, l’altro per se stesso, da 5 anni capogruppo del Pd. Bandiere diverse coinvolte in un’unica indagine”. Pagine che “portano alla memoria la peggiore Tangentopoli” secondo Vincenzo Viglione, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle e segretario della commissione regionale Anticamorra. “Ancora una volta – aggiunge Viglione – nel mirino ci finisce la campagna elettorale per le regionali del 2015, gia’ oggetto un’inchiesta per voto di scambio. In entrambi i casi campeggia la figura dell’allora deputato e oggi senatore Luigi Cesaro, in buona compagnia, oltre che delle preoccupazioni per le sorti politiche del figlio e capogruppo FI in Consiglio, anche del suo successore alla presidenza della provincia di Napoli e in forza nella commissione Antimafia alla Camera Antonio Pentangelo, oltre che del capogruppo Pd in Consiglio regionale Mario Casillo e di suoi dirigenti locali di partito. L’auspicio e’ che l’indagine faccia presto chiarezza sui fatti contestati e soprattutto su personaggi che, con il loro bel carico di pesanti imputazioni, i nostri cittadini li ritroveranno presto tra palchi e comizi a narrare il proprio progetto di Campania tra rilancio e legalita”.
In un post pubblicato sul Blog dal Movimento cinque stelle, si legge che nell’ambito dell’inchiesta sull’ affare ex Cirio “la Procura di Torre Annunziata ha chiesto gli arresti domiciliari per il senatore Luigi Cesaro e per il deputato Antonio Pentangelo, entrambi di Forza Italia, naturalmente”. Antonio Pentangelo, si dice nel post, “e’ componente della commissione Antimafia, una vera e propria beffa, o forse era una scelta ben ponderata”. Il M5s, quindi, “alla luce dei risvolti dell’inchiesta” giudica la sua presenza in quell’organo “un’offesa e una vergogna per le istituzioni, non puo’ rimanervi nemmeno per un giorno”. I pentastellati quindi rimarcano: “Ancora una volta Forza Italia si dimostra un serbatoio di arrestati corrotti e corruttori” ed “entrambi i parlamentari di Forza Italia sono stati coinvolti in qualita’ di ex presidenti della provincia di Napoli. Sono proprio loro, insieme agli amici della Lega e di Fratelli d’Italia a chiedere la sfiducia di Alfonso Bonafede, il ministro della Giustizia che ha firmato la legge Spazzacorrotti e che ha voluto il rafforzamento dei trojan e di altri strumenti di indagine innovativi ed efficaci contro il malaffare. In fondo – conclude il post – possiamo dire che tutto torna, tutto si spiega”.
Giuseppe Colamonaco