Riabilitazione negata, un’altra storia ma a lieto fine

La storia di un bambino che ora potrà essere curato a Villa dei Fiori

Dopo quella di Maria, abbiamo ricevuto un’altra lettera da una coppia di genitori che ha voluto raccontare la sua esperienza chiedendoci di renderla pubblica. Questo il testo della lettera. Scriviamo perché abbiamo letto sui giornali la storia di Maria, che per avere le sue cure riabilitative ha dovuto fare causa alla Asl di Salerno. Allora vogliamo raccontare anche la nostra di storia, perché più voci forse possono rompere il muro dell’indifferenza. Oggi per noi è un giorno felice. Il primo dopo tanto tempo e tante sofferenze. Finalmente nostro figlio potrà iniziare la riabilitazione di cui ha assolutamente bisogno. Ma è una felicità piena di rabbia. Nostro figlio ha appena un anno. Purtroppo quasi da subito ha manifestato gravi problemi di sviluppo neuromotorio. La nostra situazione è difficile da tanti punti di vista. Dei nostri tre figli, tutti piccoli, anche un altro ha problemi di salute, e le nostre condizioni economiche non sono per niente facili. Nostro figlio era in ritardo sulle tappe della crescita, non reagiva agli stimoli, non reggeva il tronco. Ma siamo genitori guerrieri, ci siamo detti, e abbiamo cominciato a combattere. A gennaio dello scorso anno i medici della Asl ci spiegano che è fondamentale e urgente una terapia riabilitativa e ci danno il progetto di cura. Facciamo più in fretta possibile tutti i passaggi che si devono fare, perché è urgente, ci hanno detto. In un mese è tutto pronto, manca solo l’autorizzazione del Distretto di Nocera. Ma, come per Maria, lì si ferma tutto. Tutto. Sappiamo che nostro figlio, senza le cure, peggiorerà rischiando danni permanenti. Significa che ogni giorno che passa è un incubo, è un giorno perso.

Ma perché non viene data quella benedetta autorizzazione? Una volta ci dicono per un motivo una volta per un altro. Ci sembrano tutte scuse assurde, mentre nostro figlio aspetta e noi ci disperiamo. Passano mesi, mesi! Come Maria ci rivolgiamo a un avvocato che manda una diffida alla Asl. Non serve a niente, solita risposta: niente autorizzazione. Decidiamo di fare causa, la faremmo pure al presidente degli Stati Uniti se servisse a qualcosa. La nostra causa a qualcosa serve: prima che si arrivi dal giudice, finalmente il distretto concede quella autorizzazione che mio figlio aspetta da quattro mesi, un terzo della sua vita. A fine maggio può cominciare le cure prescritte dalla ASL, con urgenza, a gennaio. Siamo contenti? Certo. Fine della storia? No. Perché ci resta dentro la rabbia di qualcosa che non si può né capire né accettare. Perché l’autorizzazione concessa ora non poteva essere data mesi fa? Perché è stato perso tutto questo tempo, negando cure urgenti? Per quale motivo e per volontà di chi abbiamo dovuto aspettare, soffrire, avere paura? Resta dentro un brutto sospetto, per non dire una certezza: se non avessimo fatto causa quella autorizzazione non sarebbe arrivata. Questo fa rabbia, tanta. Ma siamo genitori guerrieri e intanto questa battaglia l’abbiamo vinta. Contro chi pensavamo dovesse aiutarci e invece è stato il più feroce e indifferente nemico di un bambino di pochi mesi malato, nostro figlio. Che non accada più per nessun altro è la nostra speranza. Grazie a chi ci ha aiutato e a Maria, che per prima ha raccontato la sua storia, che è anche un po’ la nostra.

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