Come appare il Covid19 dopo due mesi di quarantena; cosa ha portato e cosa ci lascia dentro
La quarantena forzata ci regala tutto il tempo libero che abbiamo sempre chiesto alla vita, eppure, improvvisamente, neanche questo sembra più bastare. Ci manca la nostra quotidianità.
Non avevamo mai tempo, adesso invece non abbiamo scuse. La necessità di riempire ore che scorrono da mesi lente ed inesorabili, ci spinge a riscoprire cose che avevamo dimenticato: il piacere di impastare, l’attesa lunga della lievitazione, i film guardati sul divano con tutta la famiglia. Un bel tempo vuoto da riempire che ci ha portato a fare cose impensabili prima d’ora: chi si è improvvisato barbiere per il padre o per il nonno, chi ha finalmente comprato quel libro che si prometteva di leggere da una vita. Qualcuno ha rispolverato la vecchia chitarra che da anni restava abbandonata in cantina, perché non c’era tempo. Già! non c’era tempo.
Quanto scorrevano veloci le giornate? Un ritmo che ci sembra di aver dimenticato. Giorni che passavano in un solo secondo e non facevamo altro che ripeterci: “Ah! Se avessi più tempo, potrei… Potrei dormire di più, potrei iscrivermi in palestra, potrei preparare dei dolci! “.
Eppure, dopo due mesi tutto questo tempo che abbiamo sempre bramato, non ci serve e non ci basta più. Ci manca il rumore perché il silenzio è diventato assordante. Il traffico, la fretta, i ritardi. Ci manca il caos, un bicchiere di vino in compagnia, una passeggiata in riva al mare. Addirittura ci manca la fila alle poste, ci manca dire -magari domani, perché oggi non ho tempo-. Ci manca andare a mangiare la pizza nella nostra pizzeria preferita, il caffè al nostro bar preferito, perché abbiamo i vizi. Ci manca poter avere i vizi. Ci manca la libertà. L’unico appiglio restano i social, il mondo virtuale che mai prima d’ora aveva mostrato la sua essenzialità. Persino i nonni, ostili per definizione alla tecnologia hanno dovuto rivalutarla per poter salutare i propri nipoti. Per i malati di Covid in isolamento, la tecnologia è stata ed è l’unica porta aperta sulla vita normale, sulla famiglia e gli affetti.
In questo mondo iperconnesso, i disagi psicologici più diffusi tra i giovani sono legati a vissuti di profonda solitudine. Il distanziamento sociale, l’allontanamento dalle relazioni, ci mostra quanto sono importanti gli altri per il nostro benessere emotivo. La loro presenza invadente che ci arricchisce e non ci svuota. Quello sguardo che ci accoglie, quell’abbraccio che ci rigenera, sono vuoti che lo schermo del nostro smartphone non riesce a colmare. Questo tempo così difficile nel mentre ci ricorda che nulla è scontato ed ogni cosa è un dono, e noi, dobbiamo dargli valore.
Lucia Zaira Dolgetta.