Trasporto disabili per ora tocca di nuovo ai Comuni

Il Consiglio di Stato accetta il ricorso dell’Anfaas. Ora tutto torna al Tar per discutere nel merito

Il Consiglio di Stato nella riunione camerale dello scorso 7 aprile ha dato ragione all’Anfass,il centro di riabilitazione salernitano che aveva fatto ricorso all’ordinanza del Tar del 9 gennaio scorso che stabiliva che il servizio di trasporto disabili, da e per le strutture diurne riabilitative, dovesse essere assicurato dai centri e non dai Comuni o dall’Ambito. Una decisione quella del tribunale amministrativo che pareva aver riscritto una regola che fino ad allora era stata ben diversa, ossia il trasporto era sempre stato pagato dagli enti locali.
Ad appellarsi all’ordinanza del Tar gli avvocati Alberto Cerracchio e Lorenzo Lentini che hanno ottenuto la sospensione dell’ordinanza che imponeva ai centri di assicurare il servizio alle famiglie.

«Si tratta di una grande vittoria che conferma la nostra tesi iniziale, il servizio di trasporto degli utenti da e per i centri di riabilitazione diurni deve essere assicurato dai Comuni e dai piani di zona e non dalle strutture».
A cantare vittoria è l’avvocato salernitano Alberto Cerracchio che insieme a Lorenzo Lentini ha discusso dinanzi al Consiglio di Stato il ricorso presentato dall’Anfass di Salerno contro la sentenza del Tar dello scorso 9 gennaio che di fatto sulla questione trasporto dava ragione all’Ambito nocerino che sosteneva che il servizio di trasporto disabili dovesse essere erogato direttamente dai centri presso i quali gli utenti svolgevano le attività di riabilitazione e non dai Comuni di residenza dei fruitori. Una sorta di rivoluzione in un servizio che da sempre gli enti locali, seppur tra notevoli difficoltà, avevano assicurato ai propri cittadini che ne facevano richiesta. Questo fino al mese di novembre 2019 quando con una determina dirigenziale il nuovo responsabile del Piano di Zona S01_1,Renato Sampogna, sulla scorta di alcune comunicazioni ricevute dalla Regione Campania, aveva revocato il servizio, appellandosi alla legge regionale n. 8 del 22 aprile 2003, secondo cui la quota per il trasporto era già coperta dalla Regione. Sulla scorta di tale normativa era iniziato un vero e proprio braccio di ferro tra la struttura salernitana ed i quattro Comuni dell’ambito, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Roccapiemonte e Castel San Giorgio, approdato poi dinanzi al tribunale amministrativo che lo scorso 9 gennaio aveva dato ragione all’Ambito ed ai quattro Comuni.

Ma l’Anfass non si è data per vinta ed ha presentato un articolato ricorso al Consiglio di Stato che prima ha sospeso la sentenza del Tar, rimandando al giudizio di merito dello scorso 7 aprile e che definitivamente ha accolto il ricorso, sospendendo definitivamente la prima ordinanza del Tar e chiedendo allo stesso di esprimersi con urgenza nel merito della vicenda. In pratica il Consiglio di Stato avrebbe accolto in toto le osservazioni dei legali dell’Anfass e chiesto al tribunale amministrativo di rivalutare la questione. Nella camera di consiglio dello scorso 7 aprile i magistrati Roberto Garofoli,( Presidente), Massimiliano Noccelli, Stefania Santoleri, Raffaello Sestini e Umberto Maiello hanno dunque accolto il ricorso presentato dalla Fondazione Salernum Anffas Onlus e sospeso la esecutorietà dei provvedimenti impugnati in primo grado. «La strada dovrebbe essere chiara e tracciata, – ha aggiunto il legale della struttura salernitana- in attesa della nuova sentenza del Tar è stato stabilito che il servizio venga assicurato dai Comuni». Una lunga e sofferta vicenda che nei prossimi mesi dovrebbe definitivamente concludersi anche se per l’Anfass il Consiglio di Stato avrebbe già chiarito tutto. “Più volte avevamo chiesto un tavolo alla Regione e all’Ambito anche per evitare di ricorrere ad un tribunale per affermare un diritto,- ha affermato Salvatore Parisi Presidente Fondazione Salernum Anfass Onlus- quello di tante famiglie che in questi mesi sono state danneggiate ed anche rispetto a questo torto subito da persone già fragili cercheremo di capire come tutelarle. Molte persone per fare fronte alla interruzione del servizio hanno dovuto pagare di tasca loro. Il Consiglio di Stato ci ha dato un po’ di serenità Non era possibile mettere in dubbio un diritto esigibile e non calpestabile per il quale l’Anfass si è sempre battuta”.

Luisa Trezza

loading ads