Buoni spesa, il centrodestra cavese chiede chiarezza sui criteri di assegnazione

Equità e chiarezza nella distribuzione dei buoni spesa

Individuare un criterio guida che abbia l’obiettivo di aiutare coloro che si trovano in estrema difficoltà a causa del Coronavirus, tanto da non riuscire a soddisfare i bisogni primari della propria famiglia. È questo lo scopo delle forze del centrodestra cavese che, pur nella consapevolezza che non sia facile distribuire in maniera equa le risorse a disposizione, hanno formulato una serie di proposte per determinare i criteri per l’assegnazione dei buoni spesa a favore di persone e/o famiglie in condizioni di disagio economico. Il metodo seguito sinora dall’amministrazione, infatti, ha sollevato moltissimi dubbi e perplessità. I criteri indicati appaiono contrastanti in quanto viene attribuito un punteggio superiore a determinate categorie di persone (nuclei familiari con presenza di ultra 65enni o disabili), ma successivamente si specifica che vengono esclusi coloro che percepiscono sostegni pubblici di qualsiasi titolo superiore a 800 euro mensili, comprese le pensioni, le pensioni sociali e le pensioni di inabilità, vale a dire i sostegni di solito goduti dai soggetti che si vogliono avvantaggiare con l’attribuzione del punteggio superiore. Ne consegue che, per non essere escluse, le categorie che ricevono un punteggio maggiore in ragione dei requisiti, devono ricevere un sostegno inferiore a 800 euro. Nel concreto: un nucleo familiare nel quale sia ricompresa anche una persona avente le caratteristiche prima indicate, immaginiamo un anziano di 66 anni con una pensione di 850 euro, sarebbe escluso senza tener conto del numero di componenti del nucleo familiare stesso. Per contro, un nucleo familiare con due percettori di pensione di 700 euro ciascuno potrebbe risultare tra i primi in graduatoria. È previsto che non possa accedere al beneficio chi abbia “accumuli” bancari o postali, ma non viene data un’indicazione numerica. Si desume, dunque, che anche chi abbia piccoli depositi o un libretto di risparmio resta escluso dall’assegnazione dei buoni. Da qui la necessità di indicare un ammontare congruo con le capacità di risparmio di una qualsiasi famiglia (per esempio 5.000 euro) e indicarla come soglia all’interno della quale il buono spesa viene comunque assegnato.

Non appare chiaro se i criteri di assegnazione e di esclusione siano rivolti al nucleo familiare o ai singoli. Si legge che i soggetti già assegnatari di sostegno pubblico fino ad 800 euro al mese vengono collocati in graduatoria successivamente agli altri; quindi non si capisce se ad andare in fondo alla graduatoria sarà il soggetto singolo (che non sarà considerato nella composizione del nucleo familiare) o l’intero nucleo familiare. Per superare queste perplessità sarebbe forse meglio rimodulare i criteri prendendo come base i dati Isee che sono già in possesso dei servizi sociali. Infine suscita perplessità il sistema adottato per la presentazione delle domande. Presumendo che quasi nessuno dei richiedenti è dotato di casella pec, è stata prevista la consegna a mano presso i Servizi sociali e si è stabilito un calendario per lettere alfabetiche. Le persone hanno, quindi, dovuto mettersi in fila per richiedere il sussidio di assistenza, a scapito della loro privacy e della loro dignità. In futuro sarebbe opportuno prevedere che le domande possano essere consegnate alle associazioni di volontariato (Croce Rossa, Mani Amiche, Caritas, ecc.), che poi provvederanno all’inoltro ai Servizi sociali. I componenti di Forza Italia, Fratelli D’Italia, Lega e Siamo Cavesi

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