I familiari del 66enne marzanese contro le chiacchiere nella cittadina dell’Agro nocerino dopo che il loro congiunto è risultato positivo al Covid 19 e questa mattina è stato trasferito al Cotugno
«Ci sentiamo sotto attacco non solo dal coronavirus quanto dalle critiche dei nostri concittadini» così i familiari del paziente di San Marzano sul Sarno affetto da Covid19 e ricoverato questa mattina in terapia intensiva all’ospedale Cotugno di Napoli. La famiglia del 66enne sta «vivendo un vero e proprio incubo» nonostante si siano attenuti alle regole prescritte dall’Autorità sanitaria su consiglio del proprio medico di medicina di generale, a causa dei giudizi di molti compaesani che diffondono notizie false ed insopportabili per l’onorabilità della famiglia. L’ex commerciante si è recato alla tenda del pre-triage del Pronto soccorso dell’Umberto I di Nocera inferiore lo scorso giovedì, dopo che il medico di famiglia, dopo averlo visitato a domicilio, aveva diagnosticato una prostatite e difficoltà respiratorie anche a causa di un polmone che funziona parzialmente. «Abbiamo seguito i consigli del nostro medico – dicono i familiari a RTAlive – ma ciò che ci ha lasciato molto perplessi è stata la mancata procedura della tampone anche a noi familiare che negli ultimi giorni abbiamo avuto un contatto stretto» fanno sapere. Nonostante ciò l’Autorità sanitaria ha disposto 15 giorni di quarantena e solo al sorgere dei primi sintomi devono contattare la Asl per attivare la procedura del tampone e dunque fare il test sul coronavirus.
Ciò che desta molta preoccupazione tra i familiari è la scarsa vita sociale che il paziente normalmente fa. «Trascorre le sue giornate tra la casa e il bar del posto che frequenta abitualmente, oltre a noi familiari, e ultimamente non abbiamo incontrato nessuno proveniente dal nord o conoscenti degli altri infettati di Covid19 – dice un parente – e siamo certi che qualcuno ha trasmesso il virus senza sapere evidentemente di averlo e, immaginiamo, che sia un portatore sano che sta continuando ad infettare altre persone». L’appello responsabile dei familiari è molto semplice e, al tempo stesso, banale. «Dobbiamo limitare il più possibile gli incontri perché il virus è tra noi e non possiamo sapere chi ne è portatore». Richiamiamo, dunque, anche dalle colonne di RTAlive il dovere di rispettare le misure di prevenzione rese note negli ultimi giorni e soprattutto di limitare il più possibile gli incontri sociali e lavorativi, anche con i propri familiari non abituali per poter interrompere il contagio e la diffusione dell’epidemia.
Raimondo Aufiero