Violenza di genere, questione culturale prima di tutto

Importante convegno alla Camera di commercio di Salerno tra giuristi, forze dell’ordine, magistrati e politici per affrontare l’emergenza violenza di genere

«La violenza contro le donne è un fenomeno strutturale, multifattoriale, a carattere sociale e culturale, prima ancora che giuridico e l’azione repressiva non basta da solo a risolvere il problema. A sottolinearlo il professor Giovanni D’Alessandro, ordinario di diritto pubblico e preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Unicusano di Roma. «Purtroppo, finora abbiamo puntato solo il dito sulla prevenzione e repressione, dimenticando che è cruciale mettere in campo un’azione di promozione della parità di genere – ha aggiunto il noto costituzionalista -.

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Da sinistra, il prof. Giovanni D’Alessandro e l’on. Federico Conte

Questa è l’unica soluzione per contrastare efficacemente quei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, nel cui contesto nasce la violenza contro le donne». Il professor D’Alessandro ha introdotto i lavori del convegno “Un’analisi sulla violenza di genere tra prevenzione e repressione”, promosso giovedì scorso dal club Lions Club Salerno Duomo, presieduto da Roberta D’Amato, e svoltosi nel salone Geneovesi della Camera di commercio di Salerno. Un pomeriggio di studio che ha riscosso notevole successo tra i partecipanti, di diverse esperienze e interessi, tant’è che il salone non è stato sufficiente a contenere le tante persone che avevano deciso di partecipare.

A moderare i lavori il professore Luigi Kalb, ordinario di Procedura penale presso l’Università di Salerno che ha commentato gli interventi di tutti i relatori. Sono intervenuti anche il vicequestore Giuseppina Sessa, dirigente dell’Ufficio Prevenzione della questura di Salerno, il procuratore aggiunto Rocco Alfano, la professoressa Vitulia Ivone associata di Diritto Civile e il parlamentare Federico Conte, componente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati.

Il procuratore Alfano si è soffermato sulle criticità applicative della legge cosiddetto “Codice rosso”, entrato in vigore ad agosto dello scorso anno, che detta tempi rapidissimi di intervento, non sempre possibili da rispettare e talvolta nemmeno opportuni. La professoressa Ivone ha sottolineato la disparità economica tra i coniugi che rende difficile l’applicazione di politiche a protezione delle donne, che avendo spesso meno disponibilità economiche non denunciano e violenze subite.

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Da sinistra, il vicequestore Giuseppina Sessa e la presidente Roberta D’Amato

Per questo sarebbe opportuno un sostegno economico delle vittime. Il vicequestore Sessa ha ricordato le misure di prevenzione di competenza del questore, come l’ammonimento del violento che in alcuni casi dà buone frutti. Il funzionario di polizia ha trattato del protocollo Eva lo strumento che consente di annotare anche semplici segnalazioni di litigi e forti incomprensioni che in assenza di denuncia sarebbero andati perso e, invece, in questo modo consentono di prevenire la commissione di reati.

L’onorevole Conte ha concluso gli interventi e ha ricordato che il Parlamento deve intervenire per migliorare la legislazione, alla luce dei problemi applicativi emersi durante il convegno. Anche lui ha stigmatizzato la disuguaglianza economica tra uomo e donna all’interno della coppia che, specialmente al Sud, impedisce di denunciare le violenze subite.

«Sicuramente molto è stato fatto per arginare questa vera e propria emergenza dalla violenza di genere, ma considerati i risultati, non ancora del tutto soddisfacenti, molta strada è da percorrere», ha concluso il professor D’Alessandro.
A. R.

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