Lettera del comitati e dei familiari delle tre vittime della tragedia del 2005, contro il pericolo della prescrizione dei reati imputati al titolare della cava di Montalbino
Un appello per non far travolgere dalla frana giudiziaria un processo come lo furono le case di Piano Rullo a Nocera Inferiore, il 4 marzo 2005, è stato lanciato dal comitato cittadino e dai familiari delle vittime con una lettera aperta indirizzata alla magistratura nocerina, per il tramite del loro avvocato Rosario Iannuzzi. Qui di seguito il testo integrale della nota.
Giovedì 19 prossimo, dinanzi al Tribunale di Nocera Inferiore, si svolgerà l’ennesima udienza del processo “bis” contro Franco Amato, titolare della cava di Montalbino, imputato per la frana del 4 marzo 2005 e per la morte di Matteo Gambardella, della moglie Rosa Califano e del cognato Alfonso Cardamone che dalla frana furono travolti. Ricordiamo che nel primo processo sono state accertate le responsabilità penali e civili del titolare della cava per la frana e la morte delle tre vittime: nel punto dove si verificò la frana era stata creata una strada a servizio della cava mediante un taglio della montagna, circostanza accertata da consulenti tecnici e dai periti nel processo. Ma la prima condanna è stata annullata dalla Corte di cassazione per un mero problema di notifica e si è dovuti ripartire con una nuova udienza preliminare ed un nuovo processo che, dopo altre lungaggini, sembrava aver preso la giusta direzione. Purtroppo, alla scorsa udienza (21 novembre), il Tribunale, dietro richiesta del difensore di Amato, ha emesso una sentenza di prescrizione dei tre omicidi colposi, ritenendo che tale prescrizione maturi in sette anni e mezzo e non in quindici anni (come invece aveva stabilito il Giudice dell’udienza preliminare che aveva emesso il rinvio a giudizio “bis”). Superfluo dire che la sentenza ha lasciato tutti attoniti. Il Tribunale di Nocera ha aderito ad una interpretazione della Corte di cassazione che è, secondo il mio parere tecnico, errata e sarebbe meritevole di impugnazione da parte della Procura.
Quindi il processo proseguirà per il solo reato di frana colposa, ma la cosa ancor più drammatica è che, oramai, è imminente la prescrizione anche per quest’altro reato e che essendo di quindici anni, scatterà il 4 marzo prossimo. È come se, quindici anni dopo quel tragico 4 marzo 2005, in cui franò la montagna, adesso stia franando anche il processo, con enorme mortificazione tanto dei parenti delle vittime quanto del Comitato cittadino ambientalista “Antibarriera” che si costituirono parti civili fin dalla prima udienza preliminare per affiancarsi e per sostenere la pubblica accusa nel processo, cosa che hanno fatto, stanno tuttora facendo e continueranno a fare strenuamente. Sia consentito di segnalare che una dei miei assistiti, la signora Caterina Gambardella, vedova di Alfonso Cardamone, che ha sempre presenziato a tutte le udienze, ormai quasi ottantacinquenne, si è definitivamente rinchiusa nel proprio dolore, estenuata da tutte le disarmanti vicissitudini giudiziarie che, dopo aver fatto conoscere la verità dei fatti, pare non riusciranno in alcun modo, e clamorosamente, a fare la dovuta giustizia che il caso richiede. Gli attivisti del Comitato Cittadino e i parenti delle tre vittime hanno scritto una lettera aperta alla Magistratura che vi giro pregandovi di darne la massima diffusione.
“AL GIUDICE DOTT. DONNARUMMA, AL PRESIDENTE DELLA SEZIONE PENALE, AL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE ED AL PROCURATORE CAPO DELLA REPUBBLICA DI NOCERA INFERIORE
Il Comitato Cittadino ambientalista “Antibarriera”, in difesa dell’ambiente e in rappresentanza di tutta la collettività di Nocera Inferiore, ed i congiunti delle vittime della frana del Monte Albino di Nocera Inferiore del marzo 2005, con questa lettera aperta, si rivolgono alle Signorie Vostre, Presidenti e Giudici del Tribunale e Procuratore Capo della Repubblica di Nocera Inferiore, per implorarVi di fare tutto ciò che è in vostro potere per dare giustizia all’ambiente devastato ed alla memoria delle tre vittime della frana del 4 marzo 2005. Abbiamo deciso di prendere questa iniziativa perché vedere che il Giudice del processo oramai non svolge più di una udienza al mese, nonostante la prescrizione si avvicini sempre più, ed anche il fatto che da quando è ricominciato il processo non abbiamo mai visto alle udienze un Magistrato della Procura, non ci fanno sperare bene. Sappiamo che Voi Giudici avete un carico di lavoro enorme e sproporzionato rispetto alle Vostre possibilità e ai Vostri mezzi, ma non capiamo perché il Giudice del processo non dia la precedenza ad un processo così importante e significativo e non faccia udienze più frequenti visto che la prescrizione scatterà a marzo e, da quello che ci dicono gli avvocati, ci vorranno ancora parecchie udienze. Quello che è accaduto nel 2005, se consideriamo anche che Amato ha studiato geologia, sapeva bene di svolgere un’attività imprenditoriale pericolosa ed era anche direttore tecnico della cava, è di una gravità tale che non è accettabile che sfumi tutto in prescrizione. Anche se la Vice Procuratrice onoraria sta seguendo il processo con cura, non possiamo fare a meno di pensare che se anche in questo processo, come nel primo, fosse presente un Sostituto Procuratore a sostenere lo Stato nella sua accusa, forse il Giudice sarebbe più stimolato a fissare le udienze con rinvii più brevi e forse nella scorsa udienza avrebbe anche potuto decidere diversamente sulla prescrizione degli omicidi colposi. I nostri avvocati ci dicono che questa decisione, anche se da rispettare, nasce da sentenze della Cassazione che ritengono giuridicamente sbagliate e che un appello avrebbe senso soltanto se fatto dalla Procura della Repubblica. Gli avvocati hanno fatto ormai tutto ciò che è umanamente possibile fare, hanno persino consegnato al Tribunale le loro copie di alcune carte della Procura che sono andate smarrite in tutti i viaggi dei faldoni da Nocera a Salerno, poi a Roma e poi di nuovo a Nocera. Dopo tre morti, due famiglie distrutte ed un versante montuoso devastato, dopo aver saputo la verità e dopo tanta attesa ci aspettiamo che che sia fatta finalmente Giustizia. Ma, parafrasando una canzone di De Gregori, “cercavamo giustizia ma abbiamo incontrato la legge”. In pratica quello che doveva essere un processo simbolo, una battaglia per l’ambientalismo italiano, paradossalmente, sta franando a causa delle inefficienze della Giustizia italiana. Sinceramente, siamo affranti, ci vediamo abbandonati a noi stessi in questa battaglia in difesa dell’ambiente. In definitiva non ci resta altro che rivolgere un accorato appello alla Vostra umanità, confidando nelle Vostre sensibilità e professionalità di attenti Magistrati affinché facciate tutto quello che è nelle Vostre possibilità per evitare la prescrizione del processo che sarebbe una ennesima offesa all’ambiente, alla memoria delle vittime ed alla comunità nocerina.
VI PREGHIAMO CON TUTTO IL CUORE DI FARE TUTTO IL POSSIBILE PER SALVARE QUELLO CHE SI PUÒ SALVARE DI QUESTO PROCESSO COSì DELICATO E IMPORTANTE, CHE RIGUARDA UNA VICENDA TRAGICA ED EMBLEMATICA DI DEVASTAZIONE DEL TERRITORIO E DELL’AMBIENTE A CAUSA DELLA QUALE HANNO PERSO LA VITA TRE PERSONE, ED AFFINCHÉ SIA FATTA GIUSTIZIA!
FIRMATO: IL COMITATO CITTADINO AMBIENTALISTA “ANTIBARRIERA” E I FAMILIARI DELLE VITTIME”