Dopo 23 anni di carcere potrebbe essere innocente. La Cassazione fa riaprire il processo

Protagonista della vicenda, che se accertata, potrebbe trattarsi di uno dei più gravi errori giudiziari della nostra Repubblica, è un 57enne di Pagani, Salvatore Avitabile che fu ritenuto l’autore di un delitto a scopo di rapina avvenuto il 5 dicembre 1981 ai danni di un macellaio di Sarno.

38 anni dopo la Giustizia sembra non essere più certa, al di la di ogni ragionevole dubbio, della colpevolezza di Avitabile che ha scontato la pena a 23 anni di carcere. Rapine identiche – auto identiche – fratelli diversi? Questo uno dei dubbi che ha poi portato alla revisione del processo. La vicenda è stata ricostruita grazie all’operato delle Procure di Salerno e Nocera Inferiore. La V sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato da Avitabile,assistito dagli avvocati Giovanni Riccardi di Salerno, Marco De Scisciolo di Napoli e Roberto Lambiase di Nocera Inferiore, annullando l’Ordinanza della Corte di Appello di Roma che aveva rigettato l’istanza di revisione precedentemente presentata, trasmettendo gli atti ad una diversa corte di Appello, quella di Perugia.

I fatti.
La sera del 5 dicembre 1981 veniva assassinato durante un tentativo di rapina avvenuto all’interno di una macelleria della frazione Episcopio di Sarno, P.F di 38 anni. Secondo le poche testimonianze raccolte all’epoca dei fatti dagli inquirenti, durante un tentativo di rapina, fu ferito mortalmente il titolare di una macelleria che aveva tentato di opporsi ai rapinatori insieme a suo padre. Gli autori della tentata rapina sfociata in omicidio, subito dopo l’accaduto, si erano dati alla fuga a bordo di un’autovettura Alfa Romeo di colore chiaro. Una fonte confidenziale rimasta non identificata indirizzò gli inquirenti verso due fratelli di Pagani che possedevano un’Alfa Romeo di colore chiaro, identica a quella utilizzata dai rapinatori della macelleria, per cui tre giorni dopo l’omicidio, gli Avitabile furono prelevati dalle rispettive abitazioni e arrestati perché sospettati di essere gli autori della tentata rapina e dell’omicidio che ne era seguito. Uno dei due fratelli, Salvatore Avitabile, all’epoca dei fatti diciannovenne incensurato, una volta varcata la soglia del Commissariato di Sarno, riacquisterà la propria libertà solo dopo aver scontato una condanna a 23 anni di carcere, in quanto, dopo la celebrazione di diversi processi, fu ritenuto dalla Giustizia il materiale esecutore dell’omicidio del macellaio di Episcopio. Il giovane diciannovenne, pur cadendo in diverse contraddizioni appena sottoposto a fermo,si professò innocente e completamente estraneo ai fatti a lui contestati in tutti i gradi del giudizio. Inoltre ben sette persone confermarono il suo alibi senza mai ritrattare nemmeno sotto il peso del carcere dopo che tutte quante furono arrestate, processate e condannate per le dichiarazioni rese in favore dell’Avitabile. La cosa sembrava finita così, fino a quando, tre anni fa, dopo approfonditi riscontri da parte del Procuratore Corrado Lembo e del sostituto Procuratore Maurizio Cardea, emersero elementi che si riveleranno fondamentali per l’evolversi della vicenda, tra cui l’esistenza di un fascicolo d’indagine presso la Procura di Nocera Inferiore, territorialmente competente, fascicolo che però era stato archiviato perché la persona indagata era deceduta in un incidente stradale.

Proprio in quel fascicolo, rinvenuto negli archivi del Tribunale di Nocera grazie agli approfondimenti investigativi di Lembo e Cardea, erano contenute due informative, una a firma dell’allora Capitano dei Carabinieri (ora Maggiore) Gianpaolo Scafarto e l’altra a firma del Dirigente della Squadra Mobile di Salerno Carmine Soriente, informative che riguardavano proprio la vicenda di Avitabile. In particolare nell’informativa del dirigente della Squadra Mobile di Salerno venivano segnalate inquietanti analoghe modalità e circostanze dei fatti relativi alla rapina in cui avvenne l’omicidio contestato all’ Avitabile con quelle relative ad un’analoga rapina commessa sette giorni prima sempre ai danni di una macelleria, nel comune di Fisciano, per la quale furono condannati altri due fratelli di Mercato San Severino, pregiudicati con precedenti specifici, che avevano anche in dotazione una vettura identica nel modello e nel colore a quella dei fratelli Avitabile di Pagani e vista dai testimoni anche in occasione della rapina di Sarno. Sempre nella stessa informativa si faceva riferimento ad alcune dichiarazioni rese da due collaboratori ritenuti attendibilissimi dalla Giustizia che, in circostanze diverse, avevano dichiarato l’assoluta estraneità di Avitabile nella rapina di Sarno ed indicato i nomi dei veri colpevoli che incredibilmente coincidevano proprio con gli autori della rapina consumata sette giorni prima alla macelleria di Fisciano. Se fossero fondate le dichiarazioni rese dai collaboratori, comunque ritenuti attendibili dalla Giustizia, e la tesi sostenuta dai difensori dell’Avitabile, suffragata anche da alcuni nuovi ed importantissimi elementi raccolti grazie al sostegno delle Procure di Salerno e Nocera Inferiore, saremmo a cospetto di uno dei più clamorosi e drammatici errori giudiziari della storia della Repubblica.
D’altronde gli elementi raccolti permetterebbero di offrire una lettura alternativa della vicenda, priva delle molteplici incongruenze e contraddizioni presenti negli atti di indagine e nella sentenza di condanna dell’Avitabile, indirizzandola nel senso indicato dai collaboratori di Giustizia e nella direzione seguita a suo tempo dai Carabinieri di Salerno che, appunto, mutando la prospettiva investigativa grazie alla fondamentale testimonianza di un Maresciallo dei Carabinieri che aveva ingaggiato un conflitto a fuoco con i rapinatori di Fisciano (anche questa rapina in un primo momento era stata superficialmente e sbrigativamente addebitata agli incensurati fratelli Avitabile), riuscirono ad identificare gli effettivi autori della rapina consumata sette giorni prima a Fisciano che, secondo quanto riferito dai collaboratori di giustizia, sarebbero gli stessi della rapina avvenuta a Sarno dove avvenne l’omicidio addebitato ad Avitabile.

Luisa Trezza

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