Due organizzazioni dedite allo spaccio di cocaina ed eroina a Salerno, visto le abbondanti rinchieste del mercato, avevano stretto una pax per gestire la domanda di stupefacenti dei Salernitani. Erano talmente tanti i clienti che in cinque mesi i telefoni delle gang hanno registato oltre 50mila contatti. Le consegne vewnivano effettuate previo appuntamento con scooter anche a domicilio dei tossico dipendenti, partendo dai fortini di Calcedonia-Rione Petrosino e dei quartieri collinari della città. Due organizzazioni che volevano conquistare il predominio su tutta la città, ma che volevano anche espandersi in altri comuni come dimostrano i due Nocerini, il Sanseverinese ed un residente a Baronissi destinatari di ordinanze cautelari. Questa mattina, gli uomini della Squadra mobile di Salerno, diretti dal Vicequestore Marcello Castello, e coordinati dal pm Elena Guarino hanno eseguito quindici ordinanze di custodia cautelare. Di seguito il comunicato stampa.
La Squadra Mobile della Questura di Salerno, nella mattinata odierna, ha dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare personale emessa dal GIP del Tribunale di Salerno, che ha accolto le richieste di questa DDA, nei confronti di quindici indagati gravemente indiziati dei reati di traffico e detenzione ai fini spaccio di sostanze stupefacenti. Nel corso delle perquisizioni disposte da questa Procura, la Polizia Giudiziaria ha tratto in arresto in flagranza di reato uno degli indagati non destinatario di misure cautelari avendo rinvenuto nella sua abitazione: un bilancino di precisione, della sostanza stupefacente e della sostanza da taglio. Le indagini dirette da questa Direzione Distrettuale Antimafia e svolte dalla Squadra Mobile di Salerno, 24 Sezione Contrasto alla Criminalità Diffusa, Straniera e Prostituzione, mediante intercettazioni, hanno permesso di ricostruire le fasi, la filiera dello spaccio e i compiti di ogni indagato all’interno dell’organizzazione. In particolare gli odierni arrestati avevano costituito due distinti gruppi criminali con basi operative nel quartiere del rione Petrosino e Calcedonia, e spacciavano cocaina, eroina e metadone sull’intera città di Salerno ed anche in alcuni comuni limitrofi.
Entrambi i sodalizi avevano organizzato un vero e proprio call center, con utenze telefoniche dedicate, che ricevevano le richieste di sostanza stupefacente e gestiva le successive consegne che avvenivano attraverso altri pusher i quali, si spostavano come dei veri e propri “fattorini” utilizzando ciclomotori che cambiavano quasi giornalmente per raggiungere i luoghi concordati. Alcune cessioni avvenivano direttamente al “domicilio” di tossicodipendenti ristretti in regime di arresti domiciliari. Per non essere scoperti, la prenotazione della sostanza stupefacente era effettuata utilizzando un linguaggio in codice: la cocaina era chiamata “bianco” o “veloce”, l’eroina veniva chiamata “scuro” o “lento”, mentre il metadone veniva chiamato “sciroppo”. Alcuni indagati gestivano le attività illecite con l’apporto di altri familiari; infatti, alcuni arrestati sono uniti da vincoli parentali, altri sono coniugati tra loro o conviventi.